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L’incendio delle auto del consigliere comunale Mimmo Catalano, avvenuto lo scorso 4 novembre

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ARRIVO a Siderno a 24 ore dalla manifestazione che ha visto sfilare società civile e associazioni, politica di ogni colore, per dire no alla strategia alimentata da tre attentati che restano di difficile lettura per movente ed esecutori materiali.  Un sole splendido illumina il mezzogiorno sidernese. I tavolini sono pieni di comitive, le ragazze outfit black di stagione, la moto cromata in bella esposizione. Una tranquilla domenica d’autunno senza paura al bel bar Manhattan, ritrovo ‘a la page posto di fronte al lungomare affollato di cittadini.  

Mi accompagna Ilario Ammendolia, ex sindaco di Caulonia, esponente storico della sinistra locale e sostenitore del garantismo che qui ha ancora qualche passione per antica tradizione e infatti scrive libri che vedono la ‘ndrangheta come un grande alibi di problemi atavici.

Il «che ne pensi di quello che sta accadendo?« mi viene spontaneo. Ilario con raziocinio afferma «La ‘ndrangheta di Siderno è questione enorme. La sindaca Mariateresa Fragomeni è brava persona. Non ci sono stati ancora atti di gestione, e nemmeno d’indirizzo. Se la ‘ndrangheta decide di attaccare non ha remore a manifestare il messaggio. Qui è ancora tutto poco chiaro».

Uno dei mezzi del Comune bruciato nei giorni scorsi

La strategia della tensione di Siderno di queste ore, infatti, appare una sciarada di difficile comprensione. Lettere sparse che non compongono la parola. Mi raggiunge Rosario Vladimir Condarcuri, editore del combattivo settimanale free press “La Riviera”. Lo saluta la proprietaria del Manhattan dicendo «Guarda che la Riviera non è ancora arrivata». «La stanno portando» dice Rosario che ha messo la vicenda sul suo giornale con un articolo di cronaca nelle pagine interne. Anche per lui gli attentati sono un cubo di Rubik da mettere a posto. La matrice degli attentati, a suo dire, come afferma e come ha scritto, e come tutti sembrano di sapere non è di matrice unica. Il caso li ha messi in fila. I piccoli fuochi sarebbero riconducibili ad una persona con problemi di alcolismo già individuata. Questioni di basso livello. Poi viene il nodo. L’incendio delle auto di un neoconsigliere comunale di opposizione, Mimmo Catalano, avvenuto il 4 novembre. In molti a Siderno restano straniti dall’uso di diavoline messe sui copertoni. Strumento troppo primordiale per chi sa adoperare benzina ed esplosivi. Però l’incendio dei mezzi comunali è questione diversa. Forse miravano a mettere fuori gioco anche gli scuolabus, infine il proiettile di pistola davanti all’ufficio elettorale. «E’ complicata da capire» mi dice Condarcuri.

Rintracciamo il sindaco Mariateresa Fragomeni. Aveva deciso di dedicare la domenica alla famiglia, dopo tanto animarsi per decifrare attentati, partecipare alle numerose manifestazioni e continuare a sostenere la complessa accoglienza dei migranti che attanaglia la vicina Roccella Jonica. Con enorme gentilezza mi raggiunge al Manhattan.

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Maria Teresa Fragomeni, sindaco di Siderno

E’ una politica tosta Mariateresa. Comunica bene con i social. Videografiche d’impatto con i mezzi mandati dalla Regione: “Autovetture incendiate già sostituite. Grazie presidente Occhiuto”. Foto della manifestazione di sabato: “Siderno è viva. Difende la sua democrazia”. Il 15 novembre a pochi minuti dall’incendio dei mezzi comunali il suo “non passeranno” ha raccolto oltre 700 like. Commercialista, molti master, quattro tentativi precedenti di essere maggioranza comunale finiti all’opposizione, esponente in vista e in carriera del Pd, già assessore regionale al Bilancio. Prima donna sindaco del centro più popoloso della Locride, dopo anni di commissariamento logorante e la messa fuori gioco di un politico attrezzato come Pietro Fuda azzoppato da un’inchiesta giudiziaria. L’ex senatore aveva puntato l’indice su alcune spese ritenute eccessive da parte dei commissari. Fragomeni ha sovvertito il pronostico e si è creata attesa di rinnovamento. Ascendenze politiche democristiane e comuniste. Clamoroso strappo in passato con il cugino Mimmo Panetta, ex sindaco. Ma siamo nella normale vita politica di tutti i posti del Pd balcanizzato.

Arriva il sindaco. «Peccato non ci fosse la videosorveglianza. Salvini da ministro ha preferito installarla a Belluno. Adesso il prefetto riparerà». Anche il sindaco tenta di decifrare i misteri di queste ore. Le auto bruciate a via Firenze sono frutto anche per lei forse «di un banale litigio». Gli investigatori, ci riferisce, hanno un quadro molto chiaro. Il resto per lei «è un chiaro segnale». Qualcuno vuole crearle problemi. Una dichiarazione di guerra insomma. Il ministro Lamorgese e il prefetto hanno  già fatto arrivare una squadra di carabinieri specializzati che si sono acquartierati all’hotel President e lavorano a tutto spiano.

Il sindaco è contento della manifestazione indetta dalla società civile. Da buona democrat gli antidoti da mettere in campo sono l’applicazione del Pnrr per lo sviluppo dell’area e diffusione della cultura della legalità per i ragazzi. I pezzi del centrodestra che ora sostengono la sua giunta sono normale dialettica politica locale. Anche il voto disgiunto comunale e regionale andato in direzione opposta. Il sindaco è netto nel saluto di commiato: «Nessuno ci può fermare».

Pochi passi e incontro il suo antagonista elettorale. Domenico Barranca dice che si è ritirato a vita privata dopo la sconfitta. Mascherina azzurra con striscia tricolore  non risparmia ironia garbata e sottintesa su chi cavalca il vittimismo per diventare protagonista nazionale. Barranca si accompagna a Carmelo Tripodi, gloria sportiva locale per essere stato assistente arbitrale in serie A, si definisce «centrista di destra» e rivendica con orgoglio di aver partecipato alla manifestazione di sabato come «cittadino». Ma sul garbuglio delle intimidazioni non si cava nulla.

Ritorno sul Lungomare. Mi mostrano il Lido Paradise. Un bene sequestrato a personaggi in odor di ‘ndrangheta. Dato alle fiamme a settembre in piena campagna elettorale. Una notizia di cronaca come un’altra. All’epoca non ci furono i sussulti in queste ore.

Incontro il sidernese Carlo Macrì, firma del Corriere della Sera. «La ‘ndrangheta di Siderno comanda nel mondo, mi pare strano si mettano ad usare la diavolina». L’inghippo degli attentati resta in piedi complesso nella sua trama. Verità e leggenda si confondono a Siderno come nel west di John Ford. Omicidi rubricati alla mafia che erano storie di corna (antica questione) e delitti più chiari nella geografia del potere ’ndranghetista come quello del locrese Salvatore Cordì, ucciso a Siderno, o come quello di Mino Muià, ammazzato nel 2018. I delitti sono più facili da capire rispetto agli incendi delle macchine. Almeno nelle chiacchiere dei cittadini. Qui in molti ti dicono che le decisioni si prendono a Toronto, gli investimenti dei proventi finiscono nel Nord. A Siderno c’è qualcosa di altro e nuovo. Forse piccola malavita di nuova generazione. Anche le persone normali sanno che la ‘ndrangheta maiuscola è roba seria.  Il crimine dei due mondi, un boss quasi centenario che governa in Ontario, i Figliomeni e i Commisso, quelli che erano poveri e ora commerciano rispettati nel tessile e nell’edilizia, quelli che i nonni erano della sinistra antica di ’ndrangheta e contaminano la politica. Altri pezzi del puzzle da ricomporre.

Un quadro complesso sotto il sole caldo di novembre di una città simile a tante altre che nasconde mille misteri e troppe leggende. C’è il Centro radiologico a Siderno, sospettato di aver ricevuto il pagamento delle fatture due volte dall’Asp di Reggio Calabria. La Procura ha sequestrato 4 milioni di euro e istruito un processo. Nel tritacarne c’era finita anche Mariateresa Fragomeni indicata come “socia di fatto”, ma le indagini hanno accertato che era estranea completamente da ogni responsabilità, alimentando solo leggende di paese prive di ogni fondamento. A far politica a Siderno rischi non solo nel divampare degli incendi intimidatori ma anche con gli schizzi di fango. La mafia più potente del mondo chissà che ne pensa in Canada dei piccoli fuochi? Forse quello di oggi è solo “annacamento” riferito a quel passeggiare da malavitoso di certi giovani lontani dai vecchi codici. Tra Locri e Siderno gruppi di giovanotti si affrontano con le mazze da baseball come i guerrieri della notte sfidandosi nelle feste e nei locali. Anche per loro ci vorrebbe una buona lezione di vivere civile come desidera il nuovo sindaco di Siderno.

La gente affolla le pasticcerie per portare le delizie sidernesi al pranzo di domenica. La sciarada resta da decifrare. Arresteranno forse presto un ubriacone. Ma perché hanno bruciato le auto e messo un proiettile all’ufficio elettorale resta tutto un mistero. Senza movente. A Siderno. Estremo Sud delle Calabrie dove spesso la leggenda prevale sulla verità.  

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