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Anton Giulio Grande, nuovo commissario della Calabria Film Commission

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UNO stilista commissario della Calabria Film Commission. Anton Giulio Grande, 48 anni, età che non scrive sulle sue biografie come le dive del cinema, è stato nominato a sovrintendere la politica di cinema e audiovisivo collegata da una nuova governance anche al turismo e alla promozione.

Come ha affermato il diretto interessato (LEGGI) la nomina è avvenuta per scelta del presidente Occhiuto. Una scelta molto fiduciaria che ha sollevato polemiche e molte critiche. Nella Calabria dei pennacchi hanno espresso plausi personaggi lametini, concittadini di Grande. Il sindaco di Lamezia, Fabrizio Basciano, docente di musica di Nocera Terinese, il promoter Ruggero Pegna, di solito critico contro la Regione, il deputato leghista Domenico Frugiuele. Una presa di posizione che ha indotto la Lega calabrese, attraverso il suo commissario Saccomanno a dire “Non è una nomina nostra”, non ne rispondiamo.

La questione rilevante è che lo stilista Grande, carriera avviata a Lamezia grazie al circuito televisivo nazione Cinquestelle made in Grandinetti, ha sostituito come commissario Giovanni Minoli. Giornalista star, manager audiovisivo, clan Bernabei, era stato chiamato da Jole Santelli per rivoluzionare il comparto. Il presidente Occhiuto l’ha messo alla porta senza neanche una telefonata (LEGGI) e mai spiegando all’opinione pubblica i motivi della defenestrazione di Minoli che restano ignoti. Se l’azzeramento era così necessario, forse sarebbe stato meglio promuovere un avviso pubblico. Più trasparente e in linea con le procedure del settore in Italia. Occhiuto sul punto e su altro tace. Soprattutto sulla riforma della governance.

Unire cinema e turismo può essere vincente, se ben programmato. Una film commission che riesca a produrre “in house” i prodotti della Regione potrebbe ridurre i costi e far nascere una factory di grande valorizzazione di filiera. Ha lo stilista Grande questa qualità manageriali o produttive? Si vedrà. Certo la sua esperienza potrebbe e poteva essere applicata nella direzione della formazione di sarti dello spettacolo. Con la nascita degli studios a Lamezia la Calabria deve ottimizzare i capireparto di servizio. Si deve iniziare per gradi. Costumi, trucco e parrucco potrebbero essere una prima linea del nostro cinema. La nomina verticista rischia di trascinare tutto in caciara.

Calabria Film Commission non è immobile. Le ultime gestioni di diverso colore hanno creato un percorso e un’ attitudine. I bandi si susseguono, i film si girano e le maestranze di ogni tipo lavorano, l’amministrazione fa il suo mestiere in procedure complesse. Anche gli attacchi a Luciano Vigna, accusato di sommare doppio incarico come capo di gabinetto di presidenza e dirigente della film commission, è teatrino di posa della politica. Vigna sta lavorando con trasparenza e attenzione alle procedure. Ha bisogno solo di esperti di settore.

Sarà Grande l’uomo giusto? La Calabria Film Commission difetta di buona comunicazione e dialogo con gli operatori. Quello che si produce non viene valorizzato. Il cineturismo, mai nato in Calabria, ha bisogno di esperienze consolidate e di tecniche differenziate. Su questi aspetti nessuno ha mai valorizzato Marcello Walter Bruno, Sonia Ferrari, Paola Abenavoli, Roberto De Gaetano, Giovanni Scarfò, Orazio Garofalo, docenti universitari ed esperti di settore di chiara fama mai utilizzati dalla Calabria Film Commission o dalla Regione in nulla e per nulla.

Aggiungere ora il turismo complica la comunicazione. La cronaca è spietata. E’ appena stato presentato il logo per i 50 anni dei Bronzi di Riace. Vittorio Sgarbi, esperto di arte internazionale, non certo sospetto di appartenenze ideologiche avverse al centrodestra, ha affermato: “Fa cag…”. Marzullo direbbe “Fatevi una domanda”. La Calabria aspetta risposte.

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