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«Siamo il punto centrale di una filiera lunghissima, che va dal contadino alla lavanderia che lava le tovaglie, siamo tutti in profonda crisi di liquidità».
Gianni Del Mastro, noto ristoratore barese proprietario dell’Osteria del Borgo Antico nella città vecchia, da sempre impegnato in politica e nel sociale, parla a nome della categoria.

L’Unione Ristoratori di Puglia ha infatti proclamato lo stato di agitazione per chiedere «sostegno all’occupazione e fondi di gestione erogati con criteri equi, azzeramento delle imposte comunali per il 2022, moratoria finanziaria e fiscale rispetto ai mutui e agli impegni assunti a causa dell’emergenza Covid, calmierizzazione e rateizzazione bollette energetiche aziendali attraverso fondi di copertura statali, credito di imposta sui canoni di locazione per tutto il periodo dell’emergenza».

Misure ritenute necessarie per far fronte a una crisi che, anche per colpa di aperture a singhiozzo per i contagi Covid, non lascia dormire sogni tranquilli. Tutt’altro. In tanti in questi giorni hanno infatti deciso di chiudere, dopo aver registrato cali di presenze della clientela nelle loro attività, prenotazioni saltate per via delle positività e isolamenti diffusi.
C’è chi poi ha deciso di farlo addirittura in anticipo, prima della fine delle festività natalizie, come lo stesso Del Mastro, per mettere in sicurezza i lavoratori.

«Lo abbiamo chiamato lockdown indotto e non imposto – spiega il ristoratore – perché per colpa della strategia comunicativa del governo che ha seminato panico e paura il mese di dicembre è saltato, un mese importante per noi, pieno di scadenze e di pagamenti, andato male. Ora ci troviamo con un carico debitorio pregresso aggiunto a quello accumulato in questi mesi, senza che siano bastate le aperture estive come qualcuno si era illuso. Ci sono piccole imprese che non ce la fanno e rischiano di chiudere».

L’idea è quella di aprire un canale di dialogo prioritario con le istituzioni, non solo quelle locali, ma anche col governo, per poter trovare nell’immediato delle soluzioni. I ristoratori affermano oltretutto di essere un elemento fondamentale per la crescita turistica e di immagine dell’intera Puglia, grazie alla qualità della loro cucina e alla ospitalità.

«Ci ritroviamo –scrivono infatti -, con ristoranti vuoti, frigoriferi pieni e tutte le spese da pagare il 65 per cento di fatturato in meno a livello nazionale rispetto al 2019. Se non interverranno misure adeguate seguiranno inevitabili licenziamenti, non possiamo aggiungere debito al debito. La difficile situazione che stiamo vivendo e la grande incertezza sul futuro delle nostre attività ci spinge a riannodare i fili del percorso di condivisione e di unione che all’inizio di questa pandemia noi operatori del settore avevamo avviato. Il Governo non può far finta che vada tutto bene. Non basta restare aperti per lavorare, servono le condizioni minime necessari e un clima favorevole». Di qui la decisione dello stato di agitazione permanente.

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