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Il ristoratore barese Gianni Del Mastro

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«Non vogliamo più finanziamento a pioggia ma la riduzione di costi e imposte per avere liquidità in cassa, quella che ci manca». Prima la pandemia Covid, poi il caro energia che porta con sé aumenti dei conti delle bollette dei prezzi dei beni di consumo. Gianni Del Mastro, titolare dell’Osteria del Borgo antico nel centro storico del capoluogo si fa portavoce dei ristoratori pugliesi che si dicono in ginocchio, con perdite di fatturato del 70 per cento, e provano a fare quadrato tra loro e a chiedere un’interlocuzione diretta con le istituzioni. Lo fanno con un confronto organizzato domani sera all’Anche cinema di Bari, dove operatori da tutta la regione parteciperanno all’iniziativa lanciata con una rappresentanza trasversale dei 20 mila titolari del settore pronti a ospitare rappresentanti del governo nazionale, di quello regionale e amministratori delll’Anci.

Come nasce questa iniziativa?
Dall’esigenza di interloquire con le istituzioni prima dell’estate e provare a fare qualche proposta concreta. Abbiamo pensato a un luogo pubblico, per dare un crisma di ufficialità, e a una figura moderatrice, che sarà Manila Gorio, perché si tratti di un vero confronto, non di un’assemblea. L’obiettivo è uscire dalla protesta e le richieste di interventi immediati per programmare un vero e proprio piano, proponendo soluzioni. Abbiamo un nucleo debitorio elevatissimo, a giugno scadono le prime rate del fondo agevolato con lo Stato e il microcredito della Regione. Mentre alle spalle abbiamo due anni di pandemia, chiusure e un altro lockdown mascherato a dicembre, nel periodo di maggior attività».

Come pensate si possa intervenire?
«Abbiamo scelto questa formula pubblica perché ci potesse dare un minimo di protagonismo e dignità che finora non abbiamo avuto. Non ci vogliamo sostituire ai sindacati di categoria o influenzare le scelte. Vogliamo proporre soluzioni realizzabili, non il libro dei sogni. E dalle istituzioni vorremmo degli impegni, per realizzarle assieme. Del resto si parla di democrazia partecipata, chi più di noi può raccontare di un problema on così percepibile all’esterno».

Quali sono le più impellenti da affrontare?
«Abbiamo bollette della luce quasi raddoppiate, io a dicembre ne ho avuta per 3mila 300 euro, prima non superava nello stesso periodo i 1.800 euro. Ieri sono andato al mercato per comprare dei pomodorini, per me, non per il locale chiuso da inizio gennaio, costano 4 euro e 50 centesimi al chilo. Cifre insostenibili».

Quali sono le vostre proposte?
«Non farci pagare l’Iva sulle bollette. Non si tratta di finanziamenti a pioggia ma di potenziali introiti percepito per lo Stato. Si può fare per darci la possibilità di programmare il futuro non sottraendoci liquidità. Si potrebbero anche allungare i termini delle rate del microprestito e del debito bancario, ad esempio, o azzerare oneri come la Tari. le altre proposte le faremo domani».

Basteranno queste misure?
«Serve far qualcosa e ascoltare rappresentanti di una filiera in crisi, che coinvolge dal contadino all’allevatore alla lavanderia. Siamo, lo ripeto sempre, coloro che hanno contribuito più di tutti a far diventare la Puglia un’eccellenza dell’ospitalità grazie alla qualità della nostra offerta. Ma per salvare qualitativamente e quantitativamente piccole e medie imprese è necessario prendere provvedimenti. Un aspetto fondamentale ad esempio è la carenza di personale. Ne parleremo con la Regione, proponendo corsi di fare corsi di formazione in collaborazione con noi e incentivi all’occupazione, perché qui il Reddito di cittadinanza c’entra poco. Il problema è l’instabilità del settore, con le chiusure decise dal governo, che hanno fatto allontanare i dipendenti. Il mio pizzaiolo storico ora fa il direttore di un supermercato».

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