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Il sindaco Maria Limardo e l'ex assessore Gaetano Pacienza

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VIBO VALENTIA – Ha atteso qualche giorno prima di prendere carta e penna e buttare giù due righe. Le sue verità, per la precisione. E l’ha fatto perché ritiene «ci sia un dovere di trasparenza verso la comunità amministrata nonché per i tanti amici che mi hanno contattato dopo quanto inspiegabilmente accaduto».

Ecco, l’avverbio “inspiegabilmente” è uno dei punti focali che rende – dal punto di vista di Gaetano Pacienza – la sua nota ancor più rilevante. L’ex assessore alle Attività produttive del Comune di Vibo, “licenziato” nei giorni scorsi (LEGGI LA NOTIZIA) per via della ormai nota vicenda legata alla mancata presenza di un legale dell’ente al processo Rinascita-Scott (Filone Pittelli), parla per la prima volta dopo la sua revoca e passa all’attacco che si traduce anche nell’assenza, tranne un breve passaggio alla fine, di frasi – al di là della delusione per l’interruzione del rapporto amministrativo – nei confronti del capo dell’amministrazione di palazzo Razza, a testimonianza di un rapporto mai realmente sereno.

Rifugge dall’idea di non «essere certo» lui «”l’uomo nero” del Comune di Vibo Valentia che avrebbe impedito la presenza dell’Ente nel giudizio immediato contro alcuni imputati di Rinascita-Scott» e al riguardo ha voluto ringraziare i consiglieri del Gruppo “Città Futura” che, in un documento sugli organi di stampa, mi hanno rivolto espressioni di stima politica e professionale nonché manifestato la volontà politica di continuare insieme un percorso iniziato da tempo».

Da Pacienza, noto avvocato del Foro di Vibo, dunque, una cronologia dei fatti: «con Delibera di Giunta n.146 dell’1 settembre 2020, su mia relazione, il Comune decide di costituirsi parte civile nel processo “Rinascita-Scott” incaricando l’Avvocatura comunale di rappresentare l’Ente nel processo. Da quel momento la volontà politica dell’amministrazione si è palesata in modo chiaro e definitivo e se il processo si divide in altri tronconi con la richiesta dei giudizi immediati di alcuni imputati, la questione è semplicemente gestionale e non riguarda la sfera di competenza degli organi politici».

E siamo al momento chiave della vicenda, quella attorno alla quale ruota tutto, revoca, ovviamente, compresa: «Sulla mia scrivania di assessore – afferma Pacienza, che aveva la gestione anche degli uffici legali – non è mai pervenuto il decreto del Tribunale di fissazione dell’udienza del 9 novembre 2020 (il giorno del processo, ndr)». Insomma, la notifica, almeno secondo la versione dell’ex assessore, non è mai arrivata sul suo tavolo ma ciò non toglie che possa essere comunque giunta agli uffici municipali anche perché nel corso dell’udienza non è stato segnalato dal Tribunale che il recapito dell’atto non fosse andato a buon fine. Uffici che Pacienza, tuttavia, difende: «Per onestà intellettuale devo anche aggiungere che sono al collasso essendo oberati di lavoro senza risorse materiali e personale sufficiente. In queste condizioni può succedere di tutto».

Infine, un commento sulla sua revoca, o meglio sulle motivazioni contenute nel decreto notificato la sera dell’11 novembre a firma del Sindaco in cui viene rilevato che tale provvedimento “non è da intendersi sanzionatorio”: «Quindi non sono stato revocato per eventuali demeriti, negligenze o inadempienze. Lo dice il sindaco. Meglio così», la conclusione laconica.  

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