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L'ex assessore Gaetano Pacienza

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«IN questi giorni sono stato male. Ho cercato di dare una spiegazione e l’unica ad aver trovato è che la mia persona doveva essere sacrificata come capro espiatorio. Anche perché…».

Il resto lo leggeremo nel prosieguo dell’articolo. Gaetano Pacienza porta addosso ancora i segni della delusione per il “licenziamento” vergato dal sindaco (LEGGI) in quel decreto notturno di revoca delle mansioni da assessore alle Attività produttive a seguito del pasticciaccio sull’ormai nota questione “Rinascita-Scott”, quando alla prima udienza dl filone processuale di Giancarlo Pittelli ed altri il legale del Comune (come di altri enti) era assente.

Ad ogni modo la costituzione di parte civile non è andata perduta in quanto la si potrà presentare all’udienza del 13 gennaio, ma solo perché quella “incriminata” del 9 novembre è andata poi sospesa, ciò nonostante la vicenda, dai contorni grotteschi – per l’assenza della notifica del tribunale di fissazione della data, che invece pare sia arrivata agli Uffici legali del Comune – ha avuto un’inevitabile ricaduta politica culminata, la sera del 10 novembre, nella revoca dell’avvocato vibonese, figura che aveva la delega anche al Contenzioso ma, precisa l’interessato, non all’Ufficio legale.

Lo incontriamo nel suo studio professionale su Corso Matteotti. Per la prima volta da quel giorno parla de visu ad un cronista (dopo la nota stampa asettica dei giorni scorsi). E lo fa in esclusiva al Quotidiano, ricordando anche i risultati raggiunti in questo anno e mezzo.

Allora avvocato? Come va?
«Diciamo che devo ancora assorbire del tutto la delusione per questa vicenda. Sinceramente non me l’aspettavo».

Andiamo subito al sodo: ma questo decreto del Tribunale è arrivato o no?
«Come ho già recentemente spiegato in una breve nota scritta, non è mai pervenuto alcunché sulla mia scrivania».

Però, parliamoci chiaro, anche le pietre sapevano che il 9 novembre ci sarebbe stato il processo. Eppure il legale di Palazzo Razza era assente.
«Guardi, io ero a capo dell’Ufficio contenziosi, non di quello legale. Di quest’ultimo lo era il sindaco».

Quindi a suo parere, se sbaglio o disattenzione ci sono stati, non sono da imputare a lei ma al primo cittadino?
«Questo non si può dire, ma dico soltanto che al suo posto mi sarei comportato diversamente con il mio assessore».

Cioè? In che maniera? Allude alle modalità con le quali è stato emesso il decreto di revoca, a notte fonda? Avrebbe indetto una conferenza stampa?
«Per quella che è la mia cultura politica certamente non avrei agito in quel modo neanche col mio peggiore nemico».

Lei quando ha appreso di essere stato revocato?
«Nel tardo pomeriggio. Pensi che la mattina avevamo anche avuto Giunta e avevo portato le ultime delibere da far approvare».

Ma, realmente, non se l’aspettava dopo il polverone che si era sollevato?
«No. Proprio perché io gestivo un altro Ufficio. Allora, dobbiamo essere consapevoli che nel momento in cui il Comune incarica l’Ufficio legale di gestire la pratica di Rinascita-Scott allora è quest’ultimo a doversene occupare. Noi, come organi politici, abbiamo già altri impegni in seno all’Ente e non si può pretendere anche ciò che dovrebbe essere svolto da altri ai quali è stato demandato».

Ma sono vere le indiscrezioni sulla poca sintonia col sindaco Limardo?
«Con lei abbiamo avuto sempre rapporti di correttezza e collaborazione, e non è vero che ci fosse poca sintonia. Tra l’altro, tutta l’attività del mio assessorato è stata pienamente e costantemente concordata e condivisa dallo stesso primo cittadino. Per quanto concerne la questione caratteriale, è innegabile che il mio e quello del sindaco siano modi di pensare e di agire diversi, ma questo appartiene alla storia personale di ognuno di noi: io sono più razionale e freddo, lei evidentemente no, ma ciò non vuol dire che non si possa lavorare insieme com’è avvenuto per un anno e mezzo».

Cosa le ha dato più fastidio o cosa l’ha più rammaricata in tutta questa vicenda?
«Il fatto di essere individuato come capro espiatorio di una situazione della quale non ero assolutamente responsabile. Io, ripeto, mi sarei comportato diversamente con un mio assessore».

Ora bisognerà cercare il suo successore. Cosa lascia in eredità e quale consiglio si sente di dargli?
«Tanto per cominciare, lasciamo tutta una serie di attività già pronte, per cui dovrà portare a compimento quei pochi bandi rimasti purtroppo in sospeso. Si troverà lavori già avviati sotto l’aspetto degli affari legali perché ho messo ordine alle pratiche in questo anno e mezzo; abbiamo fatto la statistica di tutte le richieste risarcitorie per incidenti stradali contro il comune, annullato la delibera che prevedeva la discrezionalità in capo alla polizia municipale di chiudere i sinistri. Tant’è che ho preparato, circa 20 giorni addietro, una delibera di giunta per stabilire dei criteri oggettivi per la definizione in via extragiudiziale degli stessi. In più ho sistemato il contenzioso con l’affidamento delle pratiche ad una figura esterna esperta in questo campo che prima non avevamo. Di consigli, molto probabilmente, non credo ne avrà bisogno…».

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