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Nonostante la carenza di organico, soprattutto amministrativo, l’attività svolta nell’ultimo anno dalle Commissioni tributarie della Calabria è stata intensa. la parter del leone l’ha fatta la sezione cosentina con quasi 16.000 ricorsi giudicati. In tutta la regione sono invece stati definiti 25.165 processi. L’attività dei magistrati calabresi è stata illustrata questa mattina dal presidente della Commissione tributaria regionale, Gianfranco Migliaccio, nel corso della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario. Migliaccio ha evidenziato che «a testimonianza del nostro impegno, senza trionfalismi ma con legittimo orgoglio, devo dire che quest’anno il bilancio della nostra attività è migliore rispetto a quello, già ampiamente positivo, degli anni precedenti. Sono stati infatti definiti, in tutti gli uffici giudiziari della regione, 25.165 processi, 15.251 dei quali ad opera della sola Commissione di Cosenza. E tale risultato acquista un significato ancora più lusinghiero ove si tenga conto che è stato ottenuto nonostante le pesantissime scoperture di organico». I problemi di organico della Commissione tributaria regionale «continuano a rimanere gravissimi – ha aggiunto Migliaccio – considerato che attualmente prestano servizio 32 magistrati che sono distribuiti tra la sede di Catanzaro e quella di Reggio Calabria. E proprio quest’ultima vive una situazione particolarmente disastrata». La carenza di organico non è l’unico problema che è stato affrontato. Il presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, Angelo Gargani, ha incentrato il suo intervento sulla situazione del trattamento economico dei magistrati. «Il servizio funziona – ha detto Gargani – e lo dimostra il fatto che nella definizione dei procedimenti viene rispettata la ragionevole durata del processo. Però il magistrato tributario ha un trattamento economico che deve essere rivisto». La senatrice del Pdl Ida D’Ippolito ha evidenziato che «la questione centrale da porre è quella dello status del magistrato tributario. È giusto rivendicare con forza una pronuncia della Corte costituzionale sulle competenze. È questa, a mio avviso, la vera sfida che il legislatore deve affrontare».

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