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Il processo è stato brevissimo e le condanne (con le pene accessorie) esemplari. Nessuna pena però potrà cancellare l’orrore vissuto dalle due cuginette di sette anni, vittime degli abusi sessuali di un uomo e -aspetto ancora più raccapricciante- delle due mamme. Si è concluso ieri pomeriggio il processo dell’operazione “Orco”, avviato nel 2008 e accelerato grazie all’incredibile e concordante racconto delle due bimbe di appena sette anni costrette ad assistere gli adulti che facevano sesso, portate con loro nel letto, e poi massacrate dalla deturpante libidine di un uomo che era il convivente di una delle due donne. Ambiente di sommo degrado e di inaccettabile brutalità. Teatro delle violenze è stata la città di Montalbano Jonico. Il processo svoltosi ieri al Tribunale di Matera (presidente Vetrone, pm Valaori) ha portato alla condanna dell’uomo, che da un mese è ai domiciliari, a sette anni di reclusione, cinque anni e sei mesi per una mamma, poco meno per l’altra genitrice. Entrambe erano state rimesse in libertà. Stanca ma soddisfatta l’avvocato Cristiana Coviello, costituita per la parte civile e legale di Telefono donna. «Le pene accessorie mettono un punto di sicurezza definitivo tra le bambine e chi le torturate». Sono state le piccole, una portata in una casa famiglia, l’altra affidata a al padre in un paese del potentino, a dare la prova di quello che avevano vissuto. L’orrore della violenza subita le portava ormai a parlare solo di sesso e a mimarne i gesti. Secondo gli inquirenti, le due madri, anche loro ai domiciliari, assistite dagli avvocati Viti e Dellorusso, avrebbero assunto un atteggiamento che agevolò le violenze. In particolare, dalle ricostruzioni dei carabinieri, basate sui racconti raccapriccianti delle bambine, pare che dal 2005 al 2008, in un contesto degradato di Montalbano Jonico, l’uomo abbia abusato quotidianamente delle ragazzine. Le madri casalinghe, legate da un rapporto di parentela, non avrebbero mai ostacolato l’uomo negli atti sessuali verso le due vittime. L’inferno andava avanti da almeno tre anni. Racconti devastanti che, narrati a brandelli, hanno composto una storia dai contorni raccapriccianti. I carabinieri li hanno ascoltati «con estrema commozione», ha sottolineato durante la conferenza stampa il capitano Fernando Carbone, comandante della Compagnia di Policoro. Dal 2005 al 2008, in un contesto sociale molto degradato, a Montalbano Jonico, il pensionato di 61 anni, nullafacente, ex manovale, con la compiacenza delle madri (entrambe casalinghe, tra loro cognate, una trentottenne, convivente dell’uomo, e una trentanovenne), abusava quotidianamente delle bambine.

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