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La Corte di Cassazione

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POTENZA – La Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per l’avvocato potentino Raffaele De Bonis, agli arresti domiciliari da metà ottobre nell’ambito dell’inchiesta su un presunto sistema di «collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori», che sarebbe ruotato attorno al suo studio legale.

Il verdetto della Suprema corte è arrivato ieri sera, dopo la discussione del ricorso proposto nelle scorse settimane per conto dell’anziano civilista dal romano Massimo Biffa.

La Cassazione ha giudicato del tutto inammissibili le censure all’ordinanza con cui il Tribunale del riesame di Potenza, agli inizi di novembre, aveva confermato i domiciliari disposti a metà ottobre dal gip Antonello Amodeo.

Le motivazioni della decisione verranno depositate nelle prossime settimane. Solo allora si capirà se è stata penalizzata la rilettura dei fatti contestati, come pare più probabile, o altro.
La pronuncia della Cassazione è arrivata persino un po’ a sorpresa dopo l’annullamento con rinvio al Riesame di Potenza, disposto sempre dalla Cassazione, dell’ordinanza di arresti domiciliari per il luogotenente Paolo D’Apolito, responsabile dell’ufficio “I” del comando regionale della Guardia di finanza, ai domiciliari a sua volta da metà ottobre con l’accusa di corruzione in atti giudiziari e accesso abusivo a sistema informatico in concorso con De Bonis.

Per entrambi le contestazioni riguardano, in particolare, il presunto acquisto, al prezzo di 10mila euro pagati in più tranche dall’avvocato al finanziere, di informazioni riservate nella disponibilità del secondo, che in un’occasione – senza alcuna sollecitazione in questo senso – avrebbe confidato all’amico legale anche di una presunta attività di dossieraggio avviata dal suo ufficio in campagna elettorale nei confronti del governatore Vito Bardi. In particolare di informazioni sull’esito di una denuncia presentata tempo primo da De Bonis contro alcuni intermediari incaricati di far rientrare in Italia, con lo scudo fiscale, gli interessi sulla somma di un milione di euro che l’avvocato avrebbe depositato anni addietro in un conto in Svizzera. L’accesso abusivo al sistema informatico fa riferimento, invece, ad alcune notizie sulla situazione patrimoniale della figlia dell’anziano legale, comunicategli sempre da D’Apolito.

Al Riesame di Potenza pende comunque un ulteriore appello dell’altro difensore di De Bonis, Leonardo Pace, contro una distinta ordinanza del gip Amodeo, che a dicembre ha respinto un’istanza per l’attenuazione della misura degli arresti domiciliari motivata sul venir meno delle esigenze cautelari.

Sempre il Riesame, poi, ha già respinto l’appello della procura per una nuova ordinanza di custodia cautelare per l’anziano avvocato, legata a un’ipotesi di soppressione di atti giudiziari in concorso con un cancelliere della Corte d’appello, Claudio Giangrande, finito agli arresti per altro, che avrebbe sostituito, su sua istigazione, una pagina della copia di cortesia di una memoria presente in un fascicolo su un esproprio a Ruoti.

Nell’inchiesta condotta dagli agenti della Squadra mobile di Potenza restano indagati, a piede libero, per un’ipotesi di traffico di influenze illecite, anche l’ex governatore Marcello Pittella e l’ex segretario di quest’ultimo, Biagio Di Lascio, che inizialmente era stato sottoposto a sua volta agli arresti domiciliari (poi annullati).

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