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Il porto di Gioia Tauro

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Roberto Gualtieri, dottore di ricerca in scienze storiche nonché ministro dell’economia, vuole andare avanti con la riforma fiscale. Il Governo procederebbe con il taglio del cuneo fiscale, a quanto pare a solo vantaggio dei lavoratori. Cuneo fiscale e sostegno all’assegno unico sono le due colonne su cui si vuole costruire la riforma. Sul cuneo fiscale vi è poco da dire, si tratta della differenza tra quello che percepisce il lavoratore e quello che paga l’azienda. Il vero tema è se una sua diminuzione debba incidere sul costo del lavoro o andare a beneficio dell’azienda, abbattendo il costo ed aumentando la produttività. Probabilmente la soluzione più corretta è quella che distribuisce il vantaggio.

Per quanto attiene all’altro pilastro della riforma si tratta di un assegno che ogni nucleo familiare italiano, senza nessuna distinzione, avrà diritto a ricevere dallo Stato. Una quantità di denaro per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza al compimento di 21 anni. Assodato che tali riforme non potranno essere fatte attingendo ai fondi del Recovery Fund una riflessione va fatta perché non bisogna dimenticare che tutto alla fine si deve tenere.

Poiché come si vede da molte variabili come il reddito pro capite, il tasso di povertà, il tasso di occupazione, l’export per addetto, il tasso di disoccupazione, il numero di addetti in agricoltura sul totale degli addetti, il tasso di infrastrutturazione ma si potrebbe continuare all’infinito, i paesi sono due. Per tale motivo spesso si è ritenuto che alcune normative si riferissero solo al Sud.

L’esempio ultimo è quello della fiscalità di vantaggio che riguarda una riduzione per via fiscale del costo del lavoro, riservata al Mezzogiorno. La logica sottostante riguarda l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, sia dal resto d’Italia che da investitori internazionali. L’esempio virtuoso di Nusco è illuminante.
Li opererà  la S.A.I.,Settore automotive appunto, 60 assunzioni nel breve termine e 150 in totale a regime secondo le parole di chi ci ha investito.

Ma è quello che ha fatto la STM Electronics a Catania, e quello che è successo ai tanti esempi di eccellenza virtuosi in Puglia ed in tutto il Sud. Qualcuno sostiene che in questo modo il Sud viene colonizzato, ma poi vedendo come tutta l’Europa e non solo cerca di attrarre investimenti ci si rende conto che tale posizione è provinciale e con poca visione.

Peraltro il Sud con 6 milioni di occupati, compresi i sommersi, fermi da parecchi anni, e 21 milioni di abitanti ha capito che o attrae investimenti dall’esterno o manda via i propri ragazzi, visto che gli imprenditori locali sono arrivati al loro livello massimo.

Per attrarre investimenti sono state create le Zes, strumento quasi dimenticato dal Governo. Nessuno ne parla più ed i responsabili delle varie aree si sentono abbandonati. Ma sono state normate e dovrebbero essere la soluzione ai problemi di occupazione del Mezzogiorno, se ben attuate.

Ma attenzione l’attrazione di investimenti è una cosa molto seria e coloro che devono metterci i propri soldi vogliono che si verifichino alcune condizioni. Buona infrastrutturazione per raggiungere facilmente gli stabilimenti ,criminalità organizzata all’angolo. E poi vantaggi rispetto ad altre aree in termini di fiscalità sul costo del lavoro e sulla tassazione degli utili. Tali condizioni dovrebbero far superare gli svantaggi che un investitore deve affrontare per localizzarsi in zone poco industrializzate. Bene tutto questo funziona se i vantaggi rimangono tali e non vengono estesi a tutto il Paese. Se invece dovesse avvenire invece quello che è sempre accaduto, e cioè che i vantaggi di localizzazione siano maggiori al Centro Nord o anche uguali, allora la decisione di localizzarsi nelle realtà già sviluppate è la soluzione più facile.

Quindi l’armonizzazione delle norme diventa indispensabile per evitare che opportune interventi a favore del sistema imprenditoriale del Paese incidano negativamente sulla legiferazione compensativa riguardante il Sud, come spesso è accaduto. L’attrazione di investimenti è un processo complesso e articolato e prevede che i vari elementi, come la semplificazione amministrativa piuttosto che la disponibilità adeguata ed un costo del credito contenuto, incoraggi chi vuole insediarsi e che viene corteggiato in tutte le realtà europee, dalla Polonia, alla Romania, alla Grecia ma anche alla grande Germania.

Basta che uno dei tasselli non vada al posto giusto, per essere surclassati da altre aree, che ,magari senza aiuti, hanno un costo del lavoro più basso o sono più centrali rispetto al periferico Sud. Anche se magari collegandolo in modo serio al canale di Suez con un’alta velocità che unisse Augusta a Berlino, costituirebbe una dorsale molto attrattiva. Ma dovrebbe essere il tema su cui concentrarsi e non come adesso uno dei tanti argomenti , magari non portati a sistema , per cui sembra che vi siano tanti interventi a favore del Sud.

In realtà si tratta di un unico progetto complesso, articolato e mai attuato nei lunghi anni dell’intervento straordinario sul Mezzogiorno, con ministri che pensavano bastasse spendere bene i fondi strutturali, che peraltro che negli anni hanno sostituito quelli ordinari.

Ora è forse il momento in cui si verificano tutte le condizioni favorevoli, se il nostro Paese le saprà cogliere e non si chiuderà in una difesa di alcuni solo territori ed una visione bulimica e certamente perdente dello sviluppo del Paese. Che ha perso quel gran mercato del Mezzogiorno , che per tanti anni ha aiutato il manifatturiero del Nord. Vi è l’Europa che ha capito che i paesi sono due e quindi consente normative differenziate, vi sono le risorse disponibili che arrivano proprio per ke carenze del Sud, vi è una sensibilità aumentata rispetto alla problematica.

Basta intervenire con coerenza e determinazione anche se è una operazione epocale e complessa. Senza dare l’impressione , come con le dichiarazioni della ministra De Micheli, sulla pista ciclabile sul ponte, che siano in mano a dilettanti .


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