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COSENZA – Ci risiamo. Anche per questa volta il Governo centrale “dimentica” che questo pezzo di Sud ha bisogno di collegamenti veloci per uscire dal suo isolamento e per ottenere economie.

Anche nella bozza diffusa nei giorni scorsi del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che dovrebbero essere le linee guida del Recovery Plan, il Sud ha solo le briciole, ma soprattutto non avrà l’alta velocità ferroviaria. A pagina 101della bozza licenziata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 12 gennaio, si legge infatti che «Si estenderà l’alta velocità al Sud, lungo la direttrice Napoli-Bari che viene conclusa e con la massima velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, ottimizzando gli interventi. Infine si velocizzerà anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina».

Dalla lettura di queste poche parole pare evidente che sulla Salerno-Reggio Calabria non avremo l’alta velocità bensì quella che i tecnici definiscono l’alta velocità di rete (AVR) che significa sistemare la vecchia rete ferroviaria per portare i treni a 200km/h. Una cosa che secondo molti esperti non ha senso soprattutto che si considera che questo tipo di operazione ha gli stessi costi di impiantare l’alta velocità e che sono stimati in circa dieci miliardi per la Calabria. Ma il problema va oltre il dato tecnico e diventa tutto politico. Il punto è che la Calabria aspetta davvero da troppi anni la realizzazione di questa fondamentale infrastruttura.

Se vogliamo fare un po’ di cronistoria dobbiamo tornare al 30 aprile del 2016 quando l’allora Governo Renzi varò il Patto per la Calabria. All’interno del patto erano stati stanziati sei milioni di euro per uno studio di fattibilità, presentato con grande enfasi, sull’alta velocità in Calabria.

Il problema era che Rfi, cui doveva far capo questo studio, non aveva nessun documento sull’argomento, nulla di nulla. Allora si decise di costituire una sorta di coordinamento fatto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio, uno del Ministero dei Trasporti e uno della Regione Calabria. Questo coordinamento, però, di fatto non si riunì mai nonostante le ripetute sollecitazioni della Regione Calabria.

Tutto rimase silente fin quando il Governo Conte II varò il famoso “Decreto Rilancio”. Nello specifico l’articolo 208, “Disposizioni per il rilancio del settore ferroviario”, comma 3, autorizza RFI a utilizzare 40 milioni “per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnico-economica degli interventi di potenziamento, con caratteristiche di alta velocità, delle direttrici ferroviarie Salerno-Reggio Calabria, Taranto–Metaponto–Potenza–Battipaglia, Genova–Ventimiglia”.

Ma perché mettere altri soldi in una cosa già finanziata? Nessuno è riuscito a dare una risposta, mentre la bozza del futuro Recovery Plan non parla più di Alta velocità, ma di “velocizzazione” che come detto è altra cosa. Vedremo cosa succederà visto che secondo alcune indiscrezioni nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha apportato alcune modifiche al testo e qualcuna dovrebbe riguardare proprio il sistema ferroviario.

Il vero problema è che anche per quanto riguarda il sistema portuale nella bozza del 12 gennaio c’è scritto poco o nulla rispetto allo scalo di Gioia Tauro. Anche qui la parte del leone la fanno i grandi porti del Nord come Genova e Trieste per i quali sono previsti interventi di potenziamento sia con riferimento alla fase terminalistica sia quella riferita al collegamento ferroviario. Proprio quest’ultimo punto è quello di cui Gioia Tauro avrebbe bisogno come il pane.

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