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Unioncamere e Prometeia: la recessione non arretra, Pil negativo, si rischia la  desertificazione produttiva
2013, cresce la disoccupazione Lamorte richiama le istituzioni: «Servono sinergia e concertazione» E’ ANCORA una volta il dato relativo alla disoccupazione quello più preoccupante che emerge dal rapporto “Scenari di sviluppo delle economie locali italiane” realizzato da Unioncamere e Prometeia. In Basilicata – nella classifica superata solo da Calabria (che detiene il brutto record), Sicilia, Sardegna e Puglia – si passerà dal 14,9 del 2012 al 15,6 del 2013. Un valore più basso rispetto alla media del Mezzogiorno che si attesterà intorno 17,2%, ma lontano da quella del Centro (10,3%) e del Nord (7,8%). E nell’anno nuovo farà registrare ancora un segno meno anche il Prodotto interno lucano previsto per il 2013. Il Pil della Basilicata, dal -2,9 del 2012 si attesterà intorno al -1,4% nel nuovo anno. Un pò meglio di quello medio delle regioni del Sud che si attesta intorno all’-1,7 per cento, ma peggio di quello nazionale che si fermerà all’-1 per cento. E’ quanto emerge dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia, a partire dalle indicazioni raccolte periodicamente da Unioncamere presso gli imprenditori. La persistenza in territorio negativo è la testimonianza che le difficoltà di ripresa economica esistono e si protrarranno per tutto l’anno, in cui si accentuerà il divario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Va un po’ meglio sul capitolo della spesa per i consumi delle famiglie, che nel 2012 in Basilicata aveva fatto segnare un pesantissimo -4,3%. Il -1% del 2013 segna un recupero che si attesta sul dato medio nazionale (-0,9%), facendo registrare una performance nettamente positiva rispetto alla media del Mezzogiorno, che si attesterà ancora su valori molto negativi (-4%). In recupero anche gli investimenti fissi lordi (il -8,9% del 2012 diventerà un -2,2% nell’anno in corso) e soprattutto le esportazioni di beni verso l’estero: la forte contrazione del 2012 (-26,2%) si ribalterà e produrrà un segno positivo (+3,0%) nel 2013, in linea con il dato positivo del Mezzogiorno, che farà segnare in media un +4,5%). La Basilicata fa meglio dell’Italia per quello che riguarda le previsioni sugli investimenti: un’ulteriore caduta toccherà tutto il Paese, ma la Basilicata, insieme a tutte le regioni del Nord Est, a Sardegna, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria dovrebbe mostrare performance migliori. «Di fronte a questi scenari recessivi, il rischio di una desertificazione produttiva resta a livelli di guardia», commenta il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte. Dal quale arriva un appello alle istituzioni lucane: «Per il nuovo anno saranno chiamate con urgenza ad un’azione che si sviluppi in termini di sinergia e di concertazione, sui vari livelli e attraverso il coinvolgimento delle forze sociali, per convergere su un piano strategico che definisca obiettivi chiari e indirizzi risorse mirate. Continuare a ragionare a “compartimenti stagno” non servirà ad arginare la recessione, anche perché la forbice Nord-Sud rischia di aumentare ulteriormente l’emorragia di risorse umane e competenze professionali sui nostri territori». 

E’ ancora una volta il dato relativo alla disoccupazione quello più preoccupante che emerge dal rapporto “Scenari di sviluppo delle economie locali italiane” realizzato da Unioncamere e Prometeia. In Basilicata – nella classifica superata solo da Calabria (che detiene il brutto record), Sicilia, Sardegna e Puglia – si passerà dal 14,9 del 2012 al 15,6 del 2013. Un valore più basso rispetto alla media del Mezzogiorno che si attesterà intorno 17,2%, ma lontano da quella del Centro (10,3%) e del Nord (7,8%). E nell’anno nuovo farà registrare ancora un segno meno anche il Prodotto interno lucano previsto per il 2013. Il Pil della Basilicata, dal -2,9 del 2012 si attesterà intorno al -1,4% nel nuovo anno. Un pò meglio di quello medio delle regioni del Sud che si attesta intorno all’-1,7 per cento, ma peggio di quello nazionale che si fermerà all’-1 per cento. E’ quanto emerge dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia, a partire dalle indicazioni raccolte periodicamente da Unioncamere presso gli imprenditori. La persistenza in territorio negativo è la testimonianza che le difficoltà di ripresa economica esistono e si protrarranno per tutto l’anno, in cui si accentuerà il divario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Va un po’ meglio sul capitolo della spesa per i consumi delle famiglie, che nel 2012 in Basilicata aveva fatto segnare un pesantissimo -4,3%. Il -1% del 2013 segna un recupero che si attesta sul dato medio nazionale (-0,9%), facendo registrare una performance nettamente positiva rispetto alla media del Mezzogiorno, che si attesterà ancora su valori molto negativi (-4%). In recupero anche gli investimenti fissi lordi (il -8,9% del 2012 diventerà un -2,2% nell’anno in corso) e soprattutto le esportazioni di beni verso l’estero: la forte contrazione del 2012 (-26,2%) si ribalterà e produrrà un segno positivo (+3,0%) nel 2013, in linea con il dato positivo del Mezzogiorno, che farà segnare in media un +4,5%). La Basilicata fa meglio dell’Italia per quello che riguarda le previsioni sugli investimenti: un’ulteriore caduta toccherà tutto il Paese, ma la Basilicata, insieme a tutte le regioni del Nord Est, a Sardegna, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria dovrebbe mostrare performance migliori. «Di fronte a questi scenari recessivi, il rischio di una desertificazione produttiva resta a livelli di guardia», commenta il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte. Dal quale arriva un appello alle istituzioni lucane: «Per il nuovo anno saranno chiamate con urgenza ad un’azione che si sviluppi in termini di sinergia e di concertazione, sui vari livelli e attraverso il coinvolgimento delle forze sociali, per convergere su un piano strategico che definisca obiettivi chiari e indirizzi risorse mirate. Continuare a ragionare a “compartimenti stagno” non servirà ad arginare la recessione, anche perché la forbice Nord-Sud rischia di aumentare ulteriormente l’emorragia di risorse umane e competenze professionali sui nostri territori». 

 

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