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Il ministro Daniele Franco con il presidente Mario Draghi

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GLI AIUTI a fondo perduto previsti dal decreto Sostegni Bis possono essere estesi anche alle imprese con un fatturato fino a 15 milioni di euro. Il provvedimento, entrato in vigore ieri con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, prevede la possibilità di estendere la  platea dei beneficiari del contributo, ma a condizione che le richieste da parte delle attività destinatarie “in prima battuta” dell’indennizzo – ovvero quelle fino a 10 milioni – si rivelino sovrastimate e quindi si venga a creare una sorta di tesoretto cui poter ricorrere per ristorare anche le imprese con fatturati più elevati.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, ha definito il perimetro dell’intervento previsto dal nuovo decreto durante il question time alla Camera dei deputati, rispondendo a un’interrogazione di Italia Viva che chiedeva conto delle iniziative per consentire anche alle imprese di maggior dimensione di poter accedere ai contributi, dal momento che la soglia di 10 milioni esclude un numero significativo di aziende, con rischi per la tenuta occupazionale.

«Già nel decreto 41 (il Sostegni Uno) la soglia è stata elevata da 5 a 10 milioni e con il decreto 73, appena pubblicato, si conferma questo limite ma – ha spiegato Franco – si prevede che possa essere elevato a 15 milioni ove emergano risorse non utilizzate per le imprese e le partite Iva con ricavi fino a 10 milioni. E a questo scopo – ha aggiunto – confluirebbero anche risorse non utilizzate con il decreto Sostegni Uno». Sarà un decreto del Mef a stabilire modalità e ammontare del contributo. Con il decreto Sostegni il governo va in soccorso anche ai Comuni “colpiti” dalla sentenza della Corte costituzionale che ha ridotto i tempi di ripiano delle crisi da 30 anni a 3-5 anni, prevedendo un fondo ah hoc da 500 milioni per il 2021.

Nel frattempo, ha annunciato il ministro, in vista della prossima legge di bilancio, l’esecutivo Draghi «sta valutando una riforma di legge complessiva del vigente sistema di governo crisi finanziarie degli enti locali».  Il question time è stata l’occasione per fare un bilancio della ricaduta sul sistema economico della pandemia: «Le stime di Bankitalia riferite al lockdown mostrano che ogni settimana di blocco delle attività economiche comporta una riduzione del Pil annuale di circa lo 0,5%», ha detto il ministro, ma la quantificazione dell’impatto delle chiusure nella seconda e terza ondata «è resa maggiormente complessa dalla maggiore articolazione settoriale e territoriale degli interventi e dalla maggiore variabilità temporale».

Tuttavia, secondo le stime del Mef le chiusure nel terzo e quarto trimestre «hanno pesato sul valore aggiunto settoriale per il 6,6%, per poi salire all’8,2% nel primo trimestre 2021. Si stima – ha continuato il ministro – che l’allentamento in corso ridurrà le restrizioni al 5,9 % nel secondo trimestre di quest’anno, e all’1,7%, nel terzo trimestre di quest’anno». Ieri Italia e Commissione europea hanno raggiunto un’intesa sul futuro di Alitalia, definendo intanto i parametri chiave per garantire la discontinuità economica tra Ita e Alitalia.

In Aula Franco – che ha poi preso parte in collegamento da Roma all’incontro in corso a Bruxelles tra il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e la vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile per la concorrenza Margrethe Vestager – aveva delineato il profilo della “nuova“ compagnia, necessariamente «più contenuto rispetto ad Alitalia in termini di rotte, flotta e attività collegate ma coerente con l’impostazione del piano della nuova società e capace di assicurare lo sviluppo anche occupazionale».

Con l’obiettivo di «restituire al Paese un vettore nazionale trasporto aereo per i collegamenti interni ed esterni, operando a condizioni di redditività con un ritorno economico per l’azionista di riferimento». Per Giorgetti ora la priorità è «garantire l’operatività per la stagione estiva» poi «ci sarà la nuova compagnia – che potrà partecipare alla gara per il marchio Alitalia – che partirà alle condizioni che si stanno definendo». Intanto, di fronte ai deputati, Franco ha definito il percorso di due interventi su cui il confronto tra i partiti – anche della stessa maggioranza – è stato particolarmente animato.

Per quanto riguarda il Superbonus 110% – che nel Pnrr e nel fondo complementare è finanziato con oltre 18 miliardi fino a fine 2022, con un’estensione a giugno 2023 per le case popolari – il ministro ha sottolineato che «il governo si è impegnato a inserire, nel disegno di bilancio 2022, una proroga dell’Ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021».

Ancora più netta rispetto a quella espressa dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, è apparsa, poi, la posizione del titolare del Mef sulla tassa di successione ipotizzata dal segretario del Pd, Enrico Letta, con l’obiettivo di assegnare una dote ai diciottenni: i «singoli interventi non vanno bene», ha affermato. «Il governo non ha ancora definito la legge delega sulla riforma fiscale perché sta aspettando le risultanze dei lavori delle commissioni parlamentari. A maggior ragione non è entrato nel merito di singole misure».

La proposta di legge delega che verrà approvata dal Consiglio dei ministri entro il 31 luglio, ha detto, riguarderà il sistema fiscale nel suo complesso. «E’ bene non intervenire sulle singole misure, anche perché – ha sottolineato – le singole imposte interagiscono tra di loro e il governo si esprimerà con una risposta di respiro generale».


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