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GENOVA. Doppio poker, due trasferte “liquidate” con identico punteggio, avversari annichiliti, lodi sperticate da ogni angolo d’Italia, salgono le quotazioni per lottare ad armi pari per la conquista del tricolore, i tifosi strabuzzano gli occhi e si domandano: possibile che un semplice (!) innesto a metà campo ( Anguissa) abbia dato alla squadra ciò che le mancava per essere in cima alla classifica?  

Domanda da rivolgere a Gattuso, che puntava, in quel ruolo su Bakayoko, senza valutare cosa rappresentano le  differenza del comportamento di chi gestisce i calciatori dalla panchina: ricordate le urla, a volte spropositate del tecnico di origini calabrese, quell’incedere con la voce a mò di telecronista, e gli sguardi preoccupati degli atleti rivolti verso la panchina, quando commettevano degli errori, quasi a volersi scusare per non ricevere dei rimbrotti che si scatenavano nell’intervallo ed a fine partita?

Ebbene, oggi la musica è diversa, Spalletti ha ben altri modi,  ha lavorato di fioretto nel momento in cui è prepotentemente entrato nella psicologia dei suoi ragazzi, ha preferito iniezioni di fiducia piuttosto che operare con la grinta che era uno, se non il solo, pregio di chi lo ha preceduto: forse, e senza forse, Gattuso ha inteso allenare come giocava, in campo non lasciava tregua, mordeva sulle caviglie l’avversario che aveva di fronte, tecnicamente non era un modello, ma sopperiva alle carenze con una determinazione decisiva al fine di avere la meglio nei contrasti.

Tutto ciò non ha giovato all’armonia dello spogliatoio, e, nonostante tutto ciò, aveva collezionato nelle prime quattro partite giocate, altrettante vittorie, fermandosi alla quinta, davanti al pubblico partenopeo, sconfitto dal sassuolo di De Zerbi con un secco doppio svantaggio: Spalletti no! Alla quinta non ha ciccato, anzi ha raggiunto quindici punti, distanziando le milanesi, ma, argomento più interessante, soddisfacente, esaltante, è il gioco che, se per alcuni, è il più divertente in questo avvio di torneo, per noi è il più convincente, giocando a memoria, avendo intessuto una cerniera a metà campo che non lascia spazi alle manovre dell’avversario, essendosi determinato un gemellaggio vincente co Ruiz e Anguissa, con il primo che ha una visione di gioco come pochi, spalleggiato dal secondo che frena, riparte, contrasta, annienta il giocatore che cerca di marcarlo ( nell’occasione Thorsby ndr), e riesce anche ad essere in area di rigore avversaria, allorquando, dopo aver saltato due sampdoriani, con una finta di corpo, si è trovato nelle condizioni di battere a rete, trovando opposizione in un intervento alla disperata di Yoshida.

Cosa aggiungere ad una partita superlativa, di tutti, nessuno escluso inserendo anche chi ha giocato solo dieci minuti, Ounas e Petagna, autore, quest’ultimo, di un assist di testa per il collega, che lanciatosi in velocità verso il portiere ha mancato la quinta rete per un intervento superlativo di Audero?

Ampia sufficienza per tutti, a partire dai migliori: Ospina con parate strepitose nel primo tempo, su conclusione di Adrien Silva, servito da Bereszynski, con traiettoria rivolta verso il sette, raggiunto dal colpo di reni del portiere, e su colpo di testa di Yoshida, posizionato nell’area del portiere, su corner battuto da Candreva, Osimhen, la gazzella dalla testa dorata, la cui presenza nella tre quarti dello schieramento del Napoli è garanzia di segnature, di pericolo costante per i difensori, di apertura di varchi per gli inserimenti di fluidificanti e centrocampisti, oltre ad ampie triangolazioni con i “vicini” Lozano ed Insigne, quest’ultimo ormai in veste di assist-man sia nel gol di apertura delle marcature, con un cross al bacio per Victor entrato in spaccata per deporre la palla in rete, sia quando su traversone di Lozano, ha preferito favorire la battuta precisa, di piatto sinistro, di Ruiz, per infilare per la seconda volta Audero, lasciando sibilare la sfera accanto al palo di destra della porta del pipelet blucerchiato.

Diligenti, come sempre, le prove della coppia centrale Rrahmani-Koulibaly, e ben oltre la sufficienza la partita di Rui e Di lorenzo, addirittura con il primo che ha fallito per poco la segnatura. Le parole di spalletti, a fine gara, all’insegna dell’acqua sul fuoco, quello che causa il crepitio della legna che arde nel camino dove si accendono le speranze del popolo partenopeo, che urla a squarciagola “vinceremo il tricolor”: Occorrrono decine e decine di punti per raggiungere il nostro primario obiettivo ( la Champion’s o altro ? ndr), e questi risultati rafforzano le concorrenti che si prepareranno al meglio quando dovranno scontrarsi con noi,e, ovvia conseguenza, dovremo attrezzarci per fare meglio.

La doppia vittoria in due trasferte consecutive rappresentano la conferma della consapevolezza di essere squadra competitiva ad alti livelli” Occorreva ricordare al mister che le altre faticano ( leggasi la Roma contro l’Udinese, strapazzata dal Napoli, la vittoria striminzita del Milan a Genova contro la Samp, messa ko dagli azzurri nel giro di quarantacinque minuti, grazie anche alle super parate del portiere colombiano , sul campo dove l’Inter ha pareggiato l’unica partita delle cinque disputate ndr), e che finalmente le riserve, o meglio, coloro che stanno giocando di meno, sono davvero una risorsa che  tornano utili alla causa comune, non disdegnando, come sottolineato dallo stesso allenatore, che occorre il vero incontrista che risponde al nome di Demme, e noi aggiungiamo che si farà largo anche Mertens , ritornato ad allenarsi a pieno regime con i compagni. Al momento la calma, la saggezza, la serenità che ha trasmesso al gruppo, risultano vincenti, ed il fatto che tutte le volte che il trainer è stato intercettato dalle telecamere, egli non proferiva parola e aveva le braccia conserte, stava a significare che nessun appunto poteva essere mosso ai calciatori azzurri, segno della perfetta simbiosi tra la teoria e la pratica: che non si disperda questo feeling!

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