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REGGIO CALABRIA – Sono stati sequestrati i beni di Domenico Bruno, l’imprenditore reggino di 60 anni coinvolto nell’inchiesta «Malefix» confluita oggi nel maxi-processo «Epicentro».

Stamattina personale della Divisione polizia anticrimine della Questura ha eseguito il provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e del sostituto procuratore della Dda Stefano Musolino.

Domenico Bruno era attivo nel settore del commercio all’ingrosso di mobili per ufficio e negozi. Nel maxi-processo Epicentro è accusato di associazione mafiosa perché ritenuto vicino alla cosca Libri di Cannavò.

Arrestato nell’operazione “Malefix”, Bruno è imputato anche per una tentata estorsione commessa assieme ad Antonio Libri, il rampollo della famiglia di ‘ndrangheta. Con lui, l’imprenditore avrebbe preso di mira un altro imprenditore, gestore di una società fornitrice di materiali di consumo e detergenti industriali per un valore di circa 200mila euro, in favore di una ditta che eseguiva servizi di pulizia negli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. A quest’ultimo, secondo la Dda, Libri e Bruno avrebbero chiesto di consegnare una percentuale dei guadagni. La vittima, però, ha resistito alla richiesta del clan e l’estorsione, di fatto, non si è consumata.

Dopo la misura cautelare nei confronti di Bruno, la Procura di Reggio ha chiesto il sequestro dei suoi beni che è stato disposto dal Tribunale. I sigilli hanno riguardato tre unità immobiliari, tre terreni e l’impresa individuale con relativo patrimonio, intestata alla figlia. A Domenico Bruno sono stati sequestrati anche i conti correnti, i libretti di deposito e tutte le disponibilità finanziarie riconducibili a lui e al suo nucleo familiare.

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