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«Eh ma adesso i casini sorgeranno perché col fatto che là è cambiata la persona, poi ti spiego, bisogna capire…». A parlare al telefono mentre è intercettato dalla guardia di finanza è l’imprenditore Luca Leccese, indagato nell’inchiesta sulle presunte tangenti intascate dall’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario: secondo gli investigatori, Leccese sarebbe molto preoccupato dal trasferimento di ufficio proprio di Lerario.

«La preoccupazione – annotano gli inquirenti – di Leccese è riferita al cambio di incarico di Lerario, il quale in data 01/11/2021 ha lasciato la direzione della sezione Provveditorato economato per assumere quella della sezione Strategia e governo dell’offerta. Dalla predetta affermazione emerge chiaramente che la presenza di Lerario nel predetto incarico aveva l’effetto di evitare l’insorgere di problemi, “casini”, per Leccese, il quale appare preoccupato per aver perso il suo riferimento».

Quindi, secondo l’ipotesi accusatoria, questa intercettazione confermerebbe che l’ex capo della Protezione civile favorisse alcune imprese, ricevendo in cambio le mazzette. Lerario, nei due interrogatori a cui è stato sottoposto sino ad ora, ha ammesso di aver ricevuto il danaro ma ha negato di aver preteso bustarelle in cambio di appalti o favori. Tesi confermata anche dai due imprenditori: «Era una nostra iniziativa», avrebbero detto ai magistrati.

Il 4 gennaio i due imprenditori finiti ai domiciliari, Leccese e Donato Mottola, saranno interrogati dal giudice delle indagini preliminari, ma intanto le indagini non si sono fermate. La finanza sta passando a setaccio tutti i documenti, pc e cellulari sequestrati, parallelamente vengono controllati gli appalti gestiti negli ultimi due anni da Lerario.

Bandi del valore di milioni e milioni di euro, come quello, ad esempio, per la progettazione e realizzazione dell’ospedale Covid in Fiera del Levante a Bari: l’inchiesta penale proprio da qui è partita, dagli accertamenti sulla maxi struttura inaugurata dieci mesi fa durante la seconda ondata pandemica.

Ma non sarà l’unico bando ad essere passato ai raggi X, sono decine le gare pubbliche gestite direttamente o indirettamente da Lerario, in settori diversi, compreso quello dell’accoglienza dei migranti e dei centri, a partire da Borgo Mezzanone. Appalti del valore di 110 milioni di euro, tra questi anche quello per la realizzazione della fabbrica delle mascherine. E poi, Procura di Bari e fiamme gialle sono alla ricerca di eventuali complici e della talpa che avvertì Lerario dell’inchiesta in corso, permettendogli di bonificare l’ufficio dalle microspie.

«Zone d’ombra sulla gestione dell’attività contrattuale della Regione Puglia»: è questa la frase chiave riportata in una informativa della guardia di finanza. Una frase che preoccupa e non poco la stessa Regione: l’indagine è solamente alle battute iniziale e il rischio è che le gare di appalto milionarie aggiudicate non regolarmente possano essere molte, troppe.

Tutto è partito dagli accertamenti sull’ospedale Covid nella Fiera del Levante di Bari, verifiche che poi hanno fatto emergere «delle zone d’ombra sulla gestione dell’attività contrattuale della Regione Puglia» da parte dell’allora dirigente della Protezione civile pugliese Mario Lerario.

Zone grigie «idonee – sostiene la finanza – ad ingenerare il sospetto di presunte irregolarità, dietro le quali si celano condotte corruttive nell’approvvigionamento di lavori, servizi e forniture, stante la ricorrenza di affidamenti diretti, di frazionamenti impropri degli appalti e soprattutto di aggiudicazioni frequenti in favore di una rosa di operatori economici, in difformità ed elusione alla normativa di settore».

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