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SAN MARTINO VALLE CAUDINA- Un agguato in pieno giorno per colpire uno dei vecchi boss del clan Pagnozzi, Clemente Fiore, 63 anni, sopravvissuto ai blitz e alle inchieste della magistratura, ferito insieme al nipote Antonio Pacca, che stava accompagnando con la busta della spesa fatta nel vicino supermercato dove è dipendente il suo familiare. In azione un solo killer, che ha sparato in pieno giorno senza temere di agire nel centro del paese e nei pressi di un supermercato. L’agguato è avvenuto nel centri di San Martino Valle Caudina, in via San Martino Vescovo, nei pressi di piazza Guido Dorso nel parcheggio del supermercato . Un intero caricatore scaricato contro il sessantatreenne Fiore Clemente, che intorno alle 10:15 di ieri mattina si stava avvicinando alla sua vettura accompagnato dal nipote. Ad agire un solo soggetto, a volto scoperto, che ha raggiunto in auto la zona , si è avvicinato ai due e dall’interno della vettura ha sparato contro Clemente ed il nipote, colpendo due volte il sessantatreenne e di striscio il ragazzo. Clemente, rimasto ferito all’addome e all’inguine. L’uomo è stato trasportato da un’ambulanza del 118 al San Pio di Benevento, dove è stato sottoposto ad un intervento, la sua prognosi non è stata ancora sciolta, ma a quanto pare non corre pericolo di vita. Solo una lieve ferita invece per il suo familiare. Tantissimo spavento invece per gli avventori del supermercato e i residenti della zona. In pochi minuti sul posto sono giunti sia i soccorsi che i militari della locale stazione dell’Arma che gli agenti della Polizia Locale, agli ordini del comandante Serafino Mauriello.

LE INDAGINI
In pochi minuti sul posto sono giunti sia i militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Avellino che quelli del Nucleo Investigativo di Avellino, agli ordini del maggiore Pietro Laghezza, che hanno avviato le indagini mentre il personale del Sis del Comando Provinciale di Avellino si è occupato di repertare tutte le tracce sul luogo del tentato omicidio. Il contributo più importante è arrivato dalle immagini del circuito di videosorveglianza del supermercato e da quelle della control room della Polizia Municipale che si riferiscono alla zona centrale del comune della Valle Caudina. E proprio grazie alle immagini che in mano ai militari ci sarebbero ora elementi tali che già hanno portato all’identificazione dell’autore del raid contro il vecchio boss caudino. Sia la vettura che le sequenze dell’agguato. Per cui è scattata già dalla mattinata di ieri la caccia all’uomo su tutta la zona e nel vicino beneventano, dove tra l’altro lo stesso soggetto. un pluripregiudicato di San Martino, si sarebbe da tempo trasferito. Un collegamento diretto tra la vicenda di ieri e quella avvenuta un anno e mezzo fa sempre in Via Castagneto, dove fu ucciso il boss Orazio De Paola. Non è ancora ufficiale la circostanza, ma sarebbe questa la svolta dopo l’agguato che ha visto ferito Clemente. Il trentacinquenne pregiudicato con precedenti per droga e danneggiamento che avrebbe fatto fuoco contro i due sarebbe infatti come era avvenuto nel 2020 un «cane sciolto». Nessun collegamento a clan, ma evidentemente una sfida sulla stessa scia di sangue di un anno e mezzo fa ai vecchi boss della camorra caudina. Un contesto criminale e quello che appare come un vero regolamento di conti. Anche l’arma utilizzata fa escludere che si possa essere trattato di un raid di camorra. Anche perchè a quanto pare sarebbe stata utilizzata una pistola di piccolo calibro, infatti sarebbe una pistola calibro 22 quella usata dal trentacinquenne per fare fuoco contro Clemente.

IL MOVENTE
Nella giornata di ieri sono stati ascoltati nella stazione di San Martino Valle Caudina, diventata base operativa per i militari del Nucleo Investigativo numerosi testimoni. In paese, così come era avvenuto nella precedente vicenda di sangue si rincorrono voci su un possibile screzio che ci sarebbe stato qualche settimana fa tra familiari del presunto attentatore e dell’obiettivo dell’agguato. Fatti che però non avrebbero al momento dei riscontri in termini documentali, ovvero denunce formalizzate alla polizia giudiziaria. La pista più accreditata resta quella di un regolamento di conti in un contesto comunque di criminalità. Una sfida che non si comprende però se legata alle vecchie vicende oppure si inserisce in una dimensione di controllo del territorio. Questo, dopo che sarà conclusa la vera e propria caccia all’uomo scattata tra Avellino e Benevento e su tutto il territorio nazionale, sarà al centro dell’approfondimento investigativo dei militari agli ordini del maggiore Laghezza.


FASCICOLO ALLA DDA?
La prima fase di indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore di turno della Procura di Avellino, il pm Antonella Salvatore e seguita anche dallo stesso Procuratore Domenico Airoma. Ma non è escluso che della vicenda e anche dello scenario aperto nell’ambiente criminale della Valle Caudina possa essere investita ufficialmente la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i magistrati della Sezione coordinata dall’Aggiunto Rosa Volpe, che si occupano delle indagini sul territorio di Avellino. Intanto, al momento in cui scriviamo, del trentacinquenne non c’è ancora nessuna traccia. Ma non si esclude che la pressione che in queste ore stanno portando avanti i militari dell’Arma lo convinca a consegnarsi all’Autorità Giudiziaria

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