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MATERA – «Siamo fermi dal 7 ottobre e nessuno ci ha mai dato una spiegazione sino a questo momento» così, rammaricati, due degli esponenti della Cooperativa Arte Zeta rispondono alla chiusura (che ieri pareva rientrata) dell’accesso alla Cripta del Peccato Originale.
Sono Antonio Biscaglia e Lucia Laterza, due componenti storici della cooperativa, nata nel 2006 proprio per partecipare al bando di assegnazione della gestione della bellissima Chiesa Rupestre, donata dalla famiglia Dragone alla Fondazione Zetema. Quel bando la cooperativa, all’epoca formata da sei ragazzi, lo vinse ottenendo un contratto triennale di gestione (poi rinnovato per ben due volte e in scadenza alla fine del 2015). Nel corso di quasi dieci anni, alcune cose in Arte Zeta sono cambiate, ma i due soci fondatori tengono a precisare che: «non siamo affatto solamente due, ma la cooperativa si è evoluta e dopo diversi anni conta cinque soci, e un collaboratore, regolarmente retribuito. Ognuno di noi ha un compito». C’è chi come Antonio effettua degli studi sulla Cripta, chi come Lucia è una guida regolarmente autorizzata e chi, come gli altri componenti del gruppo, svolgono altre mansioni, dalla segreteria all’accettazione, passando per lavori di routine e messa a punto di altri progetti ai quali la cooperativa lavora, come da statuto.
«Siamo rammaricati ed arrabbiati – continuano Antonio e Lucia – soprattutto perchè, ad oggi, non siamo ancora al corrente di cosa sia effettivamente successo. Abbiamo appreso dai giornali di alcuni dissidi con la famiglia Dragone, ma ne siamo completamente all’oscuso. Il 6 ottobre è stato il nostro ultimo giorno di visita alla Cripta, perchè dal 7 abbiamo trovato questa sbarra, che prima non c’era, ad impedirci il passaggio da quella che è una servitù assegnata alla Fondazione Zetema per l’accesso proprio alla Cripta. Da quel momento sono stati solo disagi per la nostra cooperativa. Abbiamo dovuto affrontare rimproveri e brutte parole ricevute da alcuni tour operator che da anni collaborano con noi, con i quali si era instaurato un rapporto di fiducia e soprattutto di affiatamento. Senza escludere gli insulti di alcuni gruppi privati che ci hanno, ovviamente, accusato di poca professionalità per il poco preavviso ricevuto dell’annullamento del tour. Abbiamo dovuto rimandare indietro anche una delegazione del Fai e persino un gruppo proveniente dalla Royal Academy di Londra». Un danno immane per la cooperativa, che si autofinanzia dalle visite, che vengono svolte al costo di otto euro a persona (di questi una parte del ricavato viene girato alla Fondazione Zetema che cura la struttura dal punto di vista delle utenze e della manutenzione). «Abbiamo perso in questo mese circa di mancata attività oltre seicento visitatori. Eppure avevamo provveduto immediatamente a contattare la Fondazione Zetema al momento della chiusura. Anche loro sono rimasti un pò sconvolti dalla notizia e hanno cercato di temporeggiare sino a quando il presidente, e attuale sindaco, Raffaello De Ruggieri, avesse avuto modo di venire a conoscenza della vicenda e trovare una soluzione. Ad oggi infatti non sappiamo quali siano questi dissidi nati con la famiglia Dragone. Anzi, abbiamo chiesto più volte, negli ultimi due anni, un incontro a tre tra la nostra cooperativa, la Fondazione Zetema e la stessa famiglia Dragone per ovviare ad alcune problematiche. Siamo sempre stati – sottolineano i due soci fondatori di Arte Zeta – disponibili a partecipare come cooperativa alle spese per la strada, per la pulizia dei servizi e quant’altro, ma non siamo mai stati messi nelle condizioni di poterci interfacciare con i proprietari del fondo. E siamo ancora disponibili a questo incontro nell’ottica di risolvere qualunque tipo di problema e di migliorare il servizio, che dalle recensioni che si possono apprezzare su trip advisor (per esempio) è già a livelli altissimi di professionalità e cortesia».
Dunque, non si è in grado di capire qual è stato il problema che ha scatenato il tutto. La chiusura di una servitù verso un bene donato alla collettività, tramite la Fondazione Zetema, proprio dalla famiglia Dragone, che ha confermato la sua massima disponibilità all’apertura e al coinvolgimento. Serve solamente incontrarsi tra le parti per sanare un dissidio che da entrambe le parti pare non sia qualcosa di insormontabile? «Davvero non conosciamo il motivo della chiusura e non siamo contravvenuti a nessuno degli accordi – confermano Antonio Biscaglia e Lucia Laterza – Se anche il luogo di incontro poteva essere un problema, diamo la pompa di benzina come riferimento perchè non ci sono altre indicazioni per arrivare al parcheggio della Tenuta della famiglia Dragone, quindi optiamo, soprattutto per chi arriva da lontano, per un punto visibile e riconducibile sulle mappe e sui navigatori. Poi tutti hanno la possibilità di transitare e fermarsi nella masseria e condividere il lavoro dei Dragone, apprezzato da molti visitatori».
Quindi, cosa chiedono i ragazzi di Arte Zeta? «Chiediamo solamente di poter lavorare e continuare l’opera iniziata da quasi dieci anni, che facciamo con professionalità e passione, e che ci piacerebbe continuare a portare avanti».

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