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POTENZA – Il welfare è uno dei nodi più delicati delle politiche locali: tiene dentro famiglie, sostenibilità, aspettative, futuro.
Così la Cgil lucana ha deciso di farne oggetto di dibattito e ha messo il welfare al centro di uno degli appuntamenti organizzati per aprire il sindacato a tutti gli attori sociali interessati.

Asili nido, invecchiamento attivo, nuovo welfare locale e fondi europei sono i temi toccati nella tavola rotonda “Piano del lavoro: costruire un nuovo sistema di welfare locale”, voluta da Cgil Basilicata e Spi Cgil Basilicata, che si è svolta ieri a Potenza. Al dibattito, moderato dalla direttora del Quotidiano, Lucia Serino, hanno partecipato Gaetano Sateriale, saggista, sindacalista e politico, Flavia Franconi, assessore alla Sanità, Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata.

Summa ha sottolineato la necessità di aggiornare il patto di cittadinanza europeo e riscoprire un nuovo protagonismo dei territori: «Può nascere solo se si hanno degli obiettivi specifici e chiari».

Questo è il leit-motiv del percorso avviato nel 2013, con il piano per il lavoro, e che prosegue nel 2015 con il manifesto per il lavoro #basilicata2020, nato anche dalla mediazione politica con Cisl e Uil.

«La Regione Basilicata – ha specificato Summa – non può permettersi inefficienze, anche vista la scarsa densità abitativa (57 persone per km quadrato) e i numeri che caratterizzano la struttura sociale e produttiva che fa registrare oggi circa 7/8000 addetti in più rispetto al 2014, ma comunque 2000 in meno rispetto al 2008».

Come indirizzare scelte così importanti? Il piano del lavoro è lo strumento: nasce dall’elaborazione congiunta divisa in 5 macro-aree con l’obiettivo di addensare necessità e trovare risposte adeguate. «Anche attraverso l’individuazione delle risorse corrette».
«Bisogna dare solidità a un processo di creazione di nuovi posti di lavoro – ha continuato Summa – anche grazie e nuove politiche di sistema, puntando su ricerca e sviluppo. Per questo, pur sostenendo giudicando positivamente il riscontro occupazionale di FCA, riteniamo sia il momento di lavorare su una nuova creazione di competenze che faccia leva su ricerca e sviluppo come elementi imprescinibili, che possono dare valore aggiunto a ogni posto di lavoro creato».

Il senso del piano del lavoro è proprio quello di coinvolgere le basi territoriali per partecipare alla creazione di una struttura di governance in cui il punto centrale sia il welfare.

Che ruolo assegnare alla programmazione dei fondi europei?
«Non possiamo più permetterci di guardare con attenzione ai livelli di spesa e sorvolare sui risultati – ha concluso Summa – È il momento di cambiare passo e di farlo in maniera responsabile e carica di una visione strategica definita».

Dal confronto devono nascere nuovi passaggi. «Bisogna trasformare – ha suggerito il segretario Cgil – il documento “manifesto per il lavoro” in una serie d’interventi specifici, partendo dalla destinazione di una parte consistente dei fondi FSE (300 milioni), all’incentivazione all’educazione dell’infanzia da 0 a 6 anni».

Le cose da fare sono quelle che impattano sulla quotidianità del lavoro: «Creare nuovi asili nido, gestiti attraverso il settore pubblico, porterebbe anche alla creazione immediata di almeno 1000 posti di lavoro su tutto il territorio regionale».

Insomma, ricorda ancora Summa, «bisogna costruire una rete d’infrastrutture sociali, attraverso una rivisitazione degli ambiti di zona, in cui si deve ritrovare una rispondenza in aree vaste, in cui vengano gestite tutte le politiche socio-assistenziali».

Gli enti locali non vanno lasciati soli: «È per questo necessaria e urgente, oggi, una legge regionale che incentivi i comuni a stare insieme nelle unioni di comuni, cui sul territorio vengano assegnate le competenze sul welfare, sul traporto pubblico, proprio al fine di ottimizzare, anche con economie di scala, la gestione dei servizi».

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