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Sandro Principe

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SANDRO Principe ha concesso un’intervista al Quotidiano del Sud tracciando i possibili scenari politici-amministrativi della sua Rende (che non escludono una sua nuova discesa in campo), con un’analisi sulla città unica, sul nuovo ospedale e sul ruolo del Partito democratico. Rende che si trova nel limbo del commissariamento in seguito allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Una fase molto delicata per una delle città più importanti del Mezzogiorno. La politica locale, dopo aver metabolizzato l’onta dello scioglimento, prova a proiettarsi verso le sfide del futuro.

Onorevole Principe, nonostante la sua risposta sia largamente prevedibile, direi di rompere il ghiaccio con un suo giudizio sul decennio (mese più, mese meno) dell’amministrazione Manna a Rende. Gli ultimi anni l’hanno vista battagliare tra i banchi dell’opposizione, un ruolo inedito qui per lei ma che le ha fornito un punto di vista d’eccezione, per così dire.

«Confermo il mio giudizio negativo sull’amministrazione Manna. Sin dai primi passi si percepiva una non conoscenza dei problemi del territorio ed una mancanza di visione. Il solo messaggio chiaro era finalizzato a demolire il lascito delle amministrazioni riformiste, che di Rende avevano fatto un esempio di buona amministrazione nel mezzogiorno. Purtroppo, il popolo sovrano si è fatto imbrogliare da questa “cancel culture” in salsa paesana. Per il resto, svendita ai privati di beni pubblici in proprietà o in concessione, programmazione urbanistica per cementificare il territorio, in favore dei ricchi togliendo ai poveri, carenze gravi nella gestione dei servizi, strade piene di buche, verde mal curato, città sporca al punto da renderla irriconoscibile. In dieci anni non è stata pensata, progettata e realizzata una sola nuova opera pubblica. Tant’è che i fondi straordinari europei del Por e del Pnrr, per la gran parte, vengono utilizzati per semplici manutenzioni e non per opere strategiche, come abbiamo fatto nel recente passato noi Riformisti».

Si fa un gran parlare della città unica che ingloberebbe Cosenza, Rende e Castrolibero e il centrodestra in Regione sta pigiando il piede sull’acceleratore: qual è la posizione di Sandro Principe?

«La linea politica del centrodestra su questa questione riflette la sua visione autoritaria delle Istituzioni. Si vuole imporre per legge la fusione senza sentire i consigli comunali e, soprattutto, senza un progetto e senza una pronuncia dei cittadini in un referendum decisivo, attraverso il quale ogni comunità interessata deve, a maggioranza, votare a favore della predetta fusione. A mio avviso, invece, Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto Uffugo, dovrebbero dar luogo alla Unione dei Comuni, fattispecie prevista dalla legge, per provare a gestire insieme i servizi (urbanistica, rifiuti, acqua, polizia urbana, sociale, scuola, manutenzioni e verde pubblico, gare d’appalto, acquisti di beni e servizi etc). La gestione comune dovrebbe produrre un progetto sperimentato e, dunque, credibile di fusione da sottoporre al giudizio dei cittadini. Inoltre, a mio avviso, essendo il Comune di Cosenza in dissesto, con un deficit di centinaia di milioni di euro, la fusione non è tecnicamente fattibile. Castrolibero, infatti, ha un bilancio sano. Mentre Rende ha un patrimonio di oltre 200 milioni di euro ed ha quasi ultimato i dieci anni del predissesto, peraltro dichiarato, senza che ne sussistessero le condizioni, da un commissario inviato dall’allora ministro Alfano per delegittimare i riformisti. Non sarebbe lecito far pagare ai cittadini di Castrolibero e Rende i debiti cosentini. Sull’ipotesi di città unica è un errore avere posizioni pregiudizialmente contrarie. Bisogna, invece, resistere, con fondate motivazioni rispetto a percorsi e ad impostazioni chiaramente superficiali e sbagliate. Leggo che un esponente storico del civismo rendese mi chiama in causa. Per condurre battaglie politiche corrette in difesa della nostra città e dei più elementari principi della democrazia vi è certamente una mia disponibilità. Sono un vecchio socialista e, naturalmente, non sopporto iniziative autoritarie per imporre ai cittadini soluzioni istituzionali nell’interesse di ben individuati settori di Forza Italia».

Secondo alcuni la fusione sarebbe in qualche modo legata a doppio filo alla realizzazione del nuovo ospedale. A lei spetta il primato temporale di aver proposto la realizzazione del nosocomio a Rende e precisamente ad Arcavacata. Dalle recenti prese di posizione dei Riformisti mi sembra che sia sempre più convinto di questa ubicazione nonostante a Palazzo dei Bruzi siano invece intenzionati a “trincerarsi” a Vaglio Lise.

«Sono tuttora convintissimo che il nuovo ospedale della provincia di Cosenza debba sorgere nell’area Unical. Intanto, è il luogo più facilmente raggiungibile da tutti i territori cosentini. Con il nuovo svincolo autostradale di Settimo di Rende e la nuova Stazione ferroviaria di Santa Maria di Montalto, collegata a Rende dal nuovo ponte sul fiume Settimo, l’ospedale ad Arcavacata godrebbe di una logistica di tipo europeo. Inoltre, sarebbe decisivo per la sanità del futuro avere dipartimenti ospedalieri e cliniche universitarie a stretto contatto con il mondo della ricerca. La mia non è una posizione campanilistica. Egoisticamente, per l’economia di Rende, andrebbe meglio Vaglio Lise. Ma l’interesse generale guarda ad Arcavacata. Peraltro, quando si realizzerà la Città Unica, di questa farà parte anche Arcavacata».

Cosa mi dice del Pd? Ha deciso cosa vuole fare da grande il partito attualmente guidato da Elly Schlein? A livello locale qualcosa sembra si stia muovendo. Il giovane segretario Vittorio Pecoraro sta tentando di ricucire i rapporti a Rende rompendo, de facto, con il recente passato: Principe cosa ne pensa?.

«Il Pd, attualmente, rappresenta buona parte del ceto medio e medio alto che vive tutto sommato bene e che è più sensibile alle iniziative di salvaguardia e rafforzamento dei diritti civili. Nel nostro Paese, però, è insorta una grande questione sociale, che ha generato insicurezze nel mondo del lavoro, che continua ad esistere, spesso privo di tutele, garanzie e con diritti molto affievoliti. Inoltre, milioni di italiani versano in uno stato di vera e propria povertà. I partiti di sinistra, soprattutto quelli di ispirazione socialista e riformista, storicamente sono nati per rappresentare questo mondo. Non si possono lasciare queste praterie sociali, nostri campi tradizionali di battaglie politiche, alle scorribande della destra populista a caccia di voti attraverso facili promesse. Fa molto bene il segretario Pecoraro ad interessarsi, in modo autocritico, di Rende, dove si è svolta una parte importante della storia del riformismo calabrese. Non capisco, però, perché non chiede ad Irto di commissariare il locale circolo, per rendere il Pd agibile e politicamente protagonista in questo delicato momento che vive la città; una città ricca, colta, operosa, perbene, con grandi potenzialità economiche e sociali che non merita un marchio infame per presunti errori di alcuni amministratori. Nell’assordante silenzio delle forze politiche nazionali non può non notarsi, con soddisfazione ed apprezzamento, la posizione assunta dal senatore Alfredo Antoniozzi di Fratelli d’Italia».

Per le prossime amministrative a Rende mancano circa due anni che in politica possono essere un’eternità o un battito di ciglia. Senza dimenticare la spada di Damocle della questione della città unica. La sua esperienza politica però le impone senza dubbio di non farsi trovare impreparato. Non le sembra saggio e opportuno che i partiti e le forze civiche che fanno riferimento al centrosinistra lavorino sin da ora a uno schieramento unitario evitando le deleterie divisioni del passato?

«Bisogna, innanzitutto, e con urgenza, avviare tra tutte le forze riformiste, politiche e civiche, un confronto serio ed approfondito sulle problematiche che interessano i cittadini, per pervenire alla stesura di un programma politico-amministrativo condiviso che disegni la Rende del futuro. Una visione sulla quale chiedere il consenso ed il sostegno dei cittadini. A mio avviso, nel nostro campo, spetterebbe al Pd di prendere l’iniziativa, perché il caso Rende non può non interessare le forze politiche nazionali. La nostra Federazione Riformista è pronta a dare il suo contributo, come, peraltro, sta facendo quasi quotidianamente sui mezzi di informazione».

Un’eventuale coalizione necessita, ovviamente, di un leader (si legga anche candidato a sindaco). Qualora vi siano le condizioni politiche Principe sarebbe disposto a scendere nuovamente in campo per Rende?

«In politica diciotto mesi sono un’era geologica. Ma facciamo finta che si voti domani. Penso di avere dato tanto per realizzare la Rende che oggi è sotto gli occhi di tutti. Così come è fuori discussione il mio amore per la città. Non pongo, però, alcuna candidatura. Al massimo, ricorrendone le condizioni, potrei dare una disponibilità».

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