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NEL giorno in cui il Consiglio europeo ha dato semaforo verde alle modifiche (10 obiettivi su 27) cui è legata l’erogazione della quarta rata da 16,5 miliardi del Pnrr – il governo potrà quindi formalizzare la richiesta di erogazione – incassate le rassicurazioni sull’arrivo in tempi brevi dei 18,5 miliardi della terza, e la promozione sul rispetto “finora del calendario del Piano”, le audizioni di Istat, Enel e Terna e Svimez dinnanzi alle Commissioni riunite Bilancio della Camera – Politiche Ue e Bilancio del Senato sullo stato d’attuazione del Pnrr, hanno messo in luce oltre alle opportunità, le criticità e i nodi che rischiano di frenarne il cammino delle aziende interessate a investire, soprattutto al Sud.

Se le criticità evidenziate non mancano di toccare il Sud, è anche vero che su questo territorio ricadono alcuni dei progetti di maggior rilevo di aziende impegnate sul fronte dell’efficientamento energetico, come il Tyrrhenian Link e il S.a.co.i3 di Terna, o la 3Sun gigafactory di Enel a Catania previsti nel Pnrr e nel Repower Eu e il rischio definanziamento è concreto. Intanto sull’attuazione del piano pesa l’evoluzione dello scenario macroeconomico, con l’Italia a segnare un rallentamento della crescita (-0,4% nel secondo semestre) – che sconta le ricadute della stretta monetaria per contenere le pressioni inflazionistiche – e degli investimenti fissi. E le prospettive a breve termine, evidenzia Monica Pratesi, direttrice del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, per l’economia italiana, come per quella degli altri Paesi, restano incerte.

Uno scenario che si pone come terreno fertile per una serie di “possibili ostacoli alla piena realizzazione del Pnrr”. Intanto ci sono quelli che il governo sta tentando di “sminare” attraverso la rimodulazione del Pnrr, con l’obiettivo di mettere in salvo l’intero pacchetto di risorse assegnate all’Italia dalla Ue nell’ambito del Next Generation Eu: la proposta di revisione è stata inoltrata alla Commissione europea a fine luglio, assieme al capitolo Repower Eu con gli interventi e le riforme per l’efficientamento energetico del Paese e arrivare gradualmente all’indipendenza dai combustibili russi. Su questo si è focalizzata l’analisi di Svimez che, in particolare, si è concentrata sulla “tenuta” degli obiettivi di coesione territoriale affidati al Piano, soprattutto a seguito del definanziamento di nove misure per un valore di 15,9 miliardi “travasati” nel Repower Eu – che vale ora 18,7 miliardi – con l’impegno di rifinarziarli attraverso i fondi nazionali ed europei della coesione. Dalla Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr presentata dal ministro degli Affari europei, Pnrr, Sud e Coesione, Raffale Fitto, rileva il presidente di Svimez, Adriano Giannola, risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi. Di questi 46, per un valore complessivo di circa 54,4 miliardi, in opere di carattere infrastrutturale, localizzate per il 50% del valore (oltre 27 miliardi) nel Mezzogiorno. Interventi, si sottolinea, “caratterizzati da un forte potenziale di crescita, non solo per i maggiori effetti moltiplicativi sul reddito esercitati nel breve-medio periodo, ma per il contributo che offrono nel lungo periodo al miglioramento della qualità dei servizi e al rafforzamento della competitività delle imprese”.

Con il definanziamento di alcune misure, gli interventi critici scendono a 78, per oltre 83 miliardi, di cui oltre 39 (oltre il 47%) finanziano misure localizzate nel Sud e per le sue aziende. I definanziamenti hanno ridotto il numero di interventi infrastrutturali critici a 37 (pari a 38,5 miliardi, di cui 20 nel Sud), “ma permane l’urgenza di sciogliere i nodi attuativi che rallentano la realizzazione delle opere”. Stringendo la lente sugli interventi definanziati – “non tutti, sottolinea Giannola, erano identificati come critici” – quelli localizzati nelle regioni meridionali valgono 7,6 miliardi, stima Svimez, quasi il 48% dei 15,9 miliardi. La quota scende al 46% dal momento che le risorse che erano impegnate sulle misure “Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture di comunità” e “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie” vengono destinate al finanziamento degli incentivi alle aziende previsti nell’ambito della nuova Zes unica al Sud.

Se si “promuove” l’uso delle risorse della Programmazione 2021-2027 dei fondi europei per la coesione per mettere in sicurezza gli interventi del Pnrr che rischiano di non rispettare il termine del 2026 fissato da Bruxelles, Svimez consiglia di pianificare prima possibile l’operazione che richiede un “raccordo” anche con le Regioni e la Commissione europea, dal momento che si renderà necessaria una riscrittura e revisione finanziaria dei Programmi regionali, se non dell’Accordo di Partenariato. E intanto suggerisce di attivare il Fondo di rotazione nazionale per la copertura temporanea degli interventi da rifinanziare con i fondi europei, “aventi particolare valenza sociale e in avanzato stato di attuazione”. Svimez ha calcolato la Quota Sud anche nell’ambito dei progetti del Repower Eu e delle aziende collegate. Pesa, evidenzia il direttore Luca Bianchi, “la concentrazione delle risorse sugli incentivi per la transizione verde e l’efficientamento energetico: al netto delle azioni di sistema, non territorializabili, le regioni del Sud dovrebbero assorbire meno del 30% delle risorse. A determinare questo risultato concorrono, in particolare, i crediti d’imposta green (22%)”.

Tuttavia se si considerano le tre misure di investimento su cui è articolato il Repower italiano, gli interventi sulle reti nel Sud impegnano il 63% delle risorse (1.141,8 milioni su 1.797 al netto delle azioni di sistema); è pari al 29,4% (4.349,3 milioni su 14.790) per la misura transizione verde ed efficientamento energetico; al 32% (6.291,1 milioni su 19.255,75) per il sostegno alle filiere. Nell’ambito dei progetti per il rafforzamento delle reti elettriche a Terna fanno capo finanziamenti per 840 milioni: 500 milioni di euro per la tratta est del Tyrrhenian Link, su un investimento complessivo per l’azienda di 3,7 miliardi; 200 milioni (su un investimento totale di 1,3 miliardi) per il collegamento in corrente continua tra la Sardegna, la Corsica e la Toscana (SA.CO.I. 3 che ha ricevuto tutte le intese regionali in attesa del decreto autorizzativo del Mase) e, in ultimo, 140 milioni di euro per la realizzazione di progetti sullo sviluppo delle tecnologie e delle competenze. In particolare, spiega Francesco Del Pizzo, direttore Strategie di sviluppo Rete e dispacciamento di Terna, il ramo del Tyrrhenian Link che collega la Sicilia con la Sardegna è fatto da due collegamenti da 500 megawatt, nel Repower entra il primo ramo che ha ottenuto tutte le autorizzazioni sia di carattere regionale, sia ministeriale e sono già state effettuate le gare per l’assegnazione delle forniture al fine di avviare la realizzazione”.

“L’auspicio ora – afferma Del Pizzo – è quello di proseguire nel percorso intrapreso dal governo di semplificazione delle procedure autorizzative e realizzative per accelerare il completamento delle opere, anticipandone i relativi benefici per il Paese”. Enel dal canto suo sottolinea come i tempi per il permitting, i rincari dei materiali dovuti all’inflazione e un complesso sistema di rendicontazione siano le criticità da affrontare per implementare la rete Smart Grid, su cui viene investita la quota più consistente che il Pnrr prevede per i progetti della società, cioè ben 3,5 miliardi su un totale di 3,8 miliardi di euro, “criticità sulle quali noi stiamo lavorando, affinché tutto si possa chiudere su una tempistica” adeguata. Gli altri investimenti riguardano lo stabilimento di Catania per la produzione di pannelli fotovoltaici (89 milioni), i progetti sull’idrogeno (142 milioni), la manutenzione straordinaria della diga di Pozzillo in Sicilia e il progetto per la rete di teleriscaldamento di Arcidosso in Toscana (in totale 34 milioni), lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica (38 milioni). Per quanto riguarda la 3Sun di Catania, “che è già la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Europa”, spiega Nicola Lanzetta, Direttore Italia del gruppo Enel, “i primi pannelli verranno prodotti con le nuove tecnologie a partire dalla prossima estate e in prospettiva la fabbrica sarà 15 volte più produttiva rispetto a oggi”, arrivando a una produzione annua pari a 3.000 MW, creando i circa 1.900 posti di lavoro, tra diretti e indotto: non male per aziende del Sud.


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