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Il numerino della crescita per il 2024 messo nella Nadef dipende dalla capacità di spesa dei fondi europei. Gli investitori globali non comprano più BTp, ma nemmeno li vendono. Stanno a guardare. Il rendimento intanto sale e le domande su Superbonus, nuovo Patto e rallentamento globale restano. Il rischio della tempesta perfetta italiana esiste e il modo migliore per farla arrivare è litigare sui progetti del Pnrr invece di accettare l’operazione verità e remare insieme per fare il massimo. Questo vale per opposizioni e governo

Mentre tutti i partiti giocano al bancolotto con i numeri della manovra rinviando il confronto con la realtà e rendendo, quindi, il risveglio decisamente più brusco, arriva da chi sta lavorando sodo in Europa per evitare di perdere le risorse europee del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e dei fondi di coesione e sviluppo la cosiddetta classica doccia fredda. Quella che dovrebbe spingere tutti, proprio tutti i soggetti coinvolti, a smetterla di litigare e a remare insieme nella stessa direzione.

La doccia fredda viene dal governo, e dimostra quindi la serietà del lavoro della nuova struttura guidata dal ministro Fitto, ma è anche vidimata dalla Corte dei Conti italiana. Ben 51 su 53 dei vecchi progetti già in essere inseriti nel Pnrr devono essere tutti rimodulati o perché inammissibili, proprio come nel caso degli stadi di Firenze e di Venezia, o perché a rischio di definanziamento per motivi di ogni tipo relativi alla loro realizzazione. Siamo al 96,2% del totale.

Siccome alla esecuzione degli investimenti del Pnrr e, quindi, di progetti realmente fattibili non raccattati dai cassetti e messi dentro di gran corsa è legata la quota più rilevante del numeretto della crescita del 2024 da inserire nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), deve essere chiaro a tutti che su questo capitolo si gioca la possibilità di crescita dell’Italia e la sua capacità di sostenere il pesante fardello del debito pubblico che grava su tutti noi.

Per capirci, o si riesce a difendere e soprattutto ad attuare una crescita reale dell’1,2/1,3% per il 2024 o andiamo a sbattere. Molto di questa crescita dipende dagli investimenti e dalle erogazioni del Pnrr. Dobbiamo essere capaci di metterci a posto in tempi strettissimi e attuare un calendario comune di lavoro come Paese sui fondi europei. Anche perché il rischio Italia che prima dell’estate non esisteva, oggi non è diventato realtà, ma non è più escluso dal tavolo dagli investitori globali. Non comprano più BTp, ma nemmeno li vendono. Stanno a guardare. Questo è esattamente l’atteggiamento degli investitori globali oggi nei confronti dell’Italia.

Sanno che se lo spread dovesse salire fino a quota 250 la Banca centrale europea (Bce) potrebbe attivare l’ultima eredità di Draghi, il programma di acquisti TPI. Un argine estremo, insomma, esiste ancora anche se scatta però quando la crisi è legata a motivi di mercato ed è, quindi, diretto a evitare rischi di mercato di un determinato Paese non legati ai comportamenti di quel Paese.

Se salgono tutti gli spread europei, come sta accadendo ora, per motivi legati all’America perché la Federal Reserve ha spaventato tutti o perché Evergrande crolla alla Borsa di Hong Kong (-25,45% a 0,41 dollari di Hk) dopo aver dichiarato in un file al listino dell’ex colonia britannica che la sua principale controllata domestica, «non è stata in grado di soddisfare i requisiti per l’emissione di nuovi bond», allora è evidente che alla soglia di uno spread italiano a 250 gli acquisti Bce ritornano in campo. Anche qui, però, bisogna stare molto attenti. Perché gli acquisti avvengono se stai rispettando gli impegni del Pnrr e se sei in regola con il patto di stabilità e crescita oggi sospeso, ma questo patto dall’anno prossimo potrebbe tornare ovviamente in un’edizione rivista che si spera tenga fuori il massimo degli investimenti possibili dal computo degli impegni assunti Paese per Paese, ma che sarà sempre e comunque più impegnativa della fase di “liberi tutti” legata alla lunga stagione della sospensione del vecchio Patto. Non possiamo permetterci di sottovalutare un rendimento del Btp decennale italiano che continua a salire toccando ieri il 4,65%, dal 4,58% del riferimento dello scorso venerdì.

Anche se lo spread italiano segue l’andamento rialzista comune legato a motivi globali, è un fatto che il costo del debito italiano continua a salire seppure mitigato dall’allungamento della vita media dei titoli pubblici perseguito con intelligenza dalla macchina del Tesoro italiano quando i tassi erano nettamente più favorevoli. Attenzione, però, a evitare la tempesta perfetta. Perché è vero che il prezzo del gas sale per un problema norvegese, che il rendimento dei titoli pubblici italiani paga anche il conto della crisi di governo spagnolo perché abbiamo il mercato più efficiente e quando il mondo vuole uscire dal Sud Europa esce dall’Italia, e non da Spagna e Grecia.

Tutto ciò è vero, ma è vero anche che restano i punti di domanda su che cosa il nuovo patto europeo e il rallentamento globale determineranno sulla crescita italiana. Resta il punto di domanda del mondo su quanto è l’effetto davvero del Superbonus e su quanti e quali anni verrà spalmato visto che si aspettano i nuovi criteri Eurostat.

Insomma, per capire, il rischio della tempesta perfetta italiana esiste ed il modo migliore per farla arrivare è continuare a litigare sui progetti del Pnrr invece di remare insieme per sfruttare tutte le risorse pubbliche comunitarie e dare all’Europa l’idea di un Paese che ha deciso di cambiare. Questo vale per tutte le opposizioni che puntano solo allo sfascio come per il governo dove l’unità non può essere solo di facciata. Alla cabina di regia Salvini ci deve essere perché nessun impegno è più importante di testimoniare una condivisione totale. Non c’è più spazio per giochetti vecchi e nuovi.


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