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Paolo Furgiuele e Alfredo Allevato

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L’ex manager dell’azienda sub-regionale, a quanto trapela, non si sarebbe solo limitato a difendersi dalle accuse del gip

CATANZARO – Paolo Furgiuele rompe il silenzio ed è un fiume di domande e risposte. Cinque ore è durato l’interrogatorio svolto, ieri, nel carcere di Siano e l’ex manager di Calabria Verde ha risposto a tutte le domande dei pm, che hanno toccato anche “questioni” nuove.

Furgiuele, si ricorda, si trova in cella dallo scorso 21 settembre, giorno del blitz delle Fiamme Gialle (LEGGI), che stanno portando avanti l’inchiesta sull’ente in house della Regione, che nel 2014 ha sostituito l’Afor.

L’interrogatorio è stato condotto dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri (lo scorso mese di dicembre, il procuratore aggiunto aveva già sentito Furgiuele, nella veste di persone informati sui fatti) e dal pm Alessandro Prontera, titolare del fascicolo. Due giorni dopo l’arresto, l’ex direttore generale di Calabria Verde, dinanzi al gip che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare, aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere (LEGGI). Poi, è anche molto significativo che gli avvocati di Furgiuele abbiano evitato il ricorso al Tribunale della Libertà.

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Si arriva, quindi, alla richiesta di interrogatorio ai magistrati inquirenti il che, ha subito fatto pensare ad una volontà collaborativa dell’indiziato, nei confronti della procura. E così è stato: l’esito dell’interrogatorio ha confermato la supposizione.

La pubblica accusa, secondo indiscrezioni trapelate – i contenuti delle risposte dell’indagato sono top-secret – ha tratto elementi utili dalle dichiarazioni di Furgiuele, che non si sarebbe solo limitato a difendersi dalle accuse. Oltre all’ex manager dell’azienda sub-regionale, lo scorso 21 settembre, veniva arrestato anche Alfredo Allevato, dirigente di settore di Calabria Verde (poi passato ai domiciliari come deciso dal Riesame) e il direttore dell’economato dell’ente, Marco Mellace, sottoposto agli arresti domiciliari dal gip. Il giudice per le indagini preliminari ordinava anche un’interdizione ai pubblici uffici per un altro dirigente di settore e la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, per un agro-tecnico con incarico esterno. Quasi 80 milioni di euro di fondi Por, stanziati per la messa in sicurezza del territorio calabrese soggetto a dissesto idrogeologico, sarebbero stati indebitamente utilizzati per il pagamento degli stipendi agli operai forestali.

Furgiuele, inoltre, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, avrebbe utilizzato dipendenti di Calabria Verde e forniture dell’azienda che dirigeva, per ristrutturare la sua casa al mare. Ma l’ordinanza del gip contiene solo una parte dell’inchiesta: un secondo e più imponente filone investigativo è ancora in fase di sviluppo e riguarda gare d’appalto milionarie gestite dall’ente strumentale della Regione. Questo filone tocca settori della politica e dell’imprenditoria e potrebbe anche aver risvolti oltre la Calabria, se determinate ipotesi troveranno conferme. A Furgiuele, ieri, sarebbero state poste domande non solo sui capi d’imputazione contestati nell’ordinanza del gip. Tutto, quindi, lascia presuppore che il caso Calabria Verde avrà ulteriore puntate. E solo una questione di tempo. Per esempio, all’attenzione della procura era finita una gara d’appalto di 32 milioni di euro per l’acquisto di mezzi e attrezzature per l’antincendio boschivo. La procedura di gara è stata sospesa da Calabria Verde (stazione appaltante) il giorno prima dell’aggiudicazione dell’appalto. Ma ci sono pure altri bandi gara sotto la lente dei pm.

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