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IL RISCHIO è quello di una implosione dell’Europa, una deindustrializzazione selvaggia che potrebbe mettere in pericolo non solo la crescita economica ma anche la solidarietà e l’equità sociale: la grande partita che si gioca sul tavolo della transizione ecologica, è decisiva per tutti i cittadini. Nessuno escluso. Per questo il convegno che si è svolto ieri nei saloni di Palazzo Partanna, a Napoli, organizzato dall’Unione degli Industriali e dalla Fondazione Mezzogiorno, ha voluto battere un colpo contro quel “main stream” ideologico che sta piegando le ragioni della scienza e della tecnologia a quelle del populismo e della demagogia.

E’ l’ex presidente di Confindustria, Ceo di Seda Packaging International Group, Antonio D’Amato, a spiegare senza mezzi termini che il problema della crescita è strettamente collegato anche alle incertezze del quadro normativo. L’ultimo caso è stato quello della revisione del regolamento europeo sugli imballaggi e sul rifiuto da imballaggi, con norme fortemente penalizzanti per il sistema agro-industriale europeo e soprattutto italiano. Ma l’elenco è lungo: dal diesel alle case green, dalla chimica alle caldaie fino alla farmaceutica. Un complesso di leggi e regolamenti che rischiano di assestare un duro colpo all’intera filiera produttiva del Vecchio Continente. Nessun passo indietro sulla sostenibilità, anzi, proprio per rendere efficace il Green New Deal serve realismo, e quindi più scienza e più tecnologia.

La crescita è l’unica strada concretamente perseguibile per garantire il raggiungimento degli ambiziosi traguardi dettati dalla neutralità climatica. “La transizione ecologica – spiega Vannia Gava, Viceministro Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – è un’opportunità per il nostro Paese. Condividiamo tutti gli obiettivi sfidanti Net Zero ma al 2050 dobbiamo arrivarci con una economia che funziona, con le imprese che producono e che creano posti lavoro. Come? Con la tecnologia e la gradualità”. Non possiamo accettare tutto e subito, ha aggiunto l’esponente del governo. “Non possiamo mortificare il nostro sistema industriale, ma dobbiamo accompagnarlo e tutelarlo. Le imposizioni UE calate dall’alto, vedi sul packaging o le case green, vanno nella direzione opposta”.

Esplicito anche D’Amato che insiste soprattutto su un punto: il modello europeo funziona, ha effettuato massicci investimenti sul fronte della tecnologia e della sostenibilità ambientale. “E’ un modello che va esportato negli altri Paesi e non va distrutto, come si rischia di fare oggi con il Green Deal europeo che è ormai obsoleto, nato in una stagione economica molto diversa e soprattutto fortemente ideologizzato”. Invece, se si vuole davvero frenare la pressione demografica che arriva dall’Africa bisogna portare in quelle aree “sviluppo pulito, dobbiamo esportare i nostri modelli produttivi. E bisogna farlo anche nei paesi asiatici o un quelli che, pur raggiungendo un certo grado di sviluppo, continuano a fare dumping ambientale ai danni dell’Europa”.

Una strada per conciliare sostenibilità e sviluppo, insomma esiste. Anche per evitare, ad esempio, che una transizione ecologica troppo rapida distrugga centinaia di migliaia di posti di lavoro. Un tema sul quale anche i sindacati dovrebbero far sentire la propria voce, è stato sottolineato nel corso dell’incontro napoletano. “Il Mezzogiorno – ha concluso D’Amato – può svolgere un ruolo strategico per la ripresa del Paese. Il Sud, infatti, può vantare una grandissima capacità competitiva nelle intelligenze, nei giovani che hanno grande flessibilità, forza e capacità di lavoro.

Occorre favorire più investimenti nel Sud per far diventare il Mezzogiorno vero motore dello sviluppo del Paese”. Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria con la delega per l’Ambiente, ha ricordato che “l’Italia è leader nel riciclo dei rifiuti industriali, superando le medie europee. Per questo ci preoccupano le nuove norme europee sugli imballaggi poiché potrebbero mettere a rischio miliardi di investimenti e migliaia di posti di lavoro”. Al convegno, moderato dal direttore del Mattino, Francesco De Core, hanno partecipato, Costanzo Jannotti Pecci, Presidente Unione Industriali Napoli, Laura D’Aprile, Capo Dipartimento per la Transizione ecologica e gli Investimenti verdi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Marco Ravazzolo, Direttore Area Politiche per l’Ambiente, l’Energia e la Mobilità di Confindustria, Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni, e Claudio Cerasa, direttore del Foglio.


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