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Le opportunità della ZES Unica per il Mezzogiorno

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DAL PRIMO gennaio 2024 si cambia: la riforma delle ZES prevede il superamento delle attuali otto Zone Economiche Speciali con l’istituzione della ZES Unica per il Sud, che comprenderà i territori delle regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia).

Come nasce l’idea della zona economica speciale? Le prime esperienze sono quelle che effettua la Cina con le cosiddette SEZ (Special Economic Zones). In Cina esse sono definite come piccole aree geografiche che consentono alle aziende straniere di avere accesso a tassazione più contenuta e migliori condizioni economiche per la loro attività. Le SEZ sono state create come “catalizzatore” per la transizione dell’economia cinese da un’economia pianificata centralmente a un’economia che incorporava aspetti sia di un’economia pianificata centralmente che di un’economia di libero mercato. Ufficialmente, in Cina, ci sono 14 Città Costiere Aperte, 5 Città Economiche Speciali e 1 Provincia Economica Speciale. Alcune di queste zone si concentrano sullo sviluppo coordinato delle aree urbane e rurali e altre si concentrano sulle risorse e sulle questioni ambientali. Shenzhen, Zhuhai, Xiamen, Shantou e la provincia di Hainan sono state le prime SEZ istituite negli anni ’80. Kashgar SEZ e Khorgas SEZ sono le due fondate nel 2010. Fanno parte della strategia di riforma graduale della Cina. Nel 1984, Deng Xiaoping disse: “La zona speciale è una finestra, una finestra della tecnologia, una finestra della gestione, una finestra della conoscenza e una finestra della politica estera. Dalle zone speciali si possono introdurre tecnologie, acquisire conoscenze, apprendere il management. Le SEZ come base aperta non solo ci avvantaggeranno in termini di economia e coltivazione di talenti, ma amplieranno anche l’influenza esterna del nostro Paese”.

L’esperienza della Polonia è più recente: istituite con la legge del 20 ottobre 1994, ricalca l’esperienza cinese. All’interno delle ZES polacche sono previsti diversi tipi di sgravi fiscali ed incentivi per le nuove imprese. Scopo primario è accelerare lo sviluppo economico, concedendo gli aiuti pubblici all’avvio di attività economiche innovative e ad alto impatto occupazionale. La gestione della ZES è affidata a società controllate dal Governo o dalle Regioni. La prima area interessata è stata Katowice, la cui ZES è in vigore dal 1996. Il principale beneficio derivante dall’insediamento in una ZES è costituito da un consistente abbattimento delle imposte sul reddito, cui si affiancano la possibilità di ottenere lotti di terreno a prezzi favorevoli, sgravi fiscali sulla tassazione immobiliare, incentivi all’occupazione, procedure di insediamento semplificate, sostegno pubblico agli investimenti di oltre 100.000 Euro.

L’intensità degli aiuti può dipendere da diversi elementi:

  • 1) localizzazione dell’investimento;
  • 2) ammontare dell’investimento o entità degli oneri per l’assunzione di nuovo personale;
  • 3) dimensione dell’impresa. Per beneficiare degli incentivi fiscali gli imprenditori devono rispettare alcune condizioni.

Le Autorità polacche hanno predisposto un articolato ed efficace sistema di agenzie ed enti, da un lato, e di incentivi e agevolazioni, dall’altro, al fine di richiamare nel Paese un numero sempre maggiore di investitori esteri, contando anche sull’interesse destato presso gli operatori economici stranieri dalle prospettive connesse ai fondi dell’Unione Europea assegnati a Varsavia.

Quindi le esperienze dei diversi Paesi prevedono che per Zona economica speciale (ZES) si intende una zona delimitata del territorio dello Stato, nella quale l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali, da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno, può beneficiare di speciali condizioni. Così erano partite anche in Italia. Adesso la riforma della ZES unica, attuata con il Decreto Sud, comporta significative novità in tema di semplificazioni procedurali e di benefici fiscali in relazione all’importante opportunità introdotta dall’articolo 16 del decreto SUD che prevede, per il 2024, la concessione di un contributo, sotto forma di credito di imposta, alle imprese che effettuano acquisizioni di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite del Mezzogiorno. Il nuovo bonus subentra al Credito di Imposta per il Mezzogiorno (c.d. Bonus Sud) e al credito di imposta ZES vigenti fino al 31/12/2023. E riguarda almeno uni dei punti sottoelencati:

  • a) creazione di un nuovo stabilimento;
  • b) ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente;
  • c) diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente;
  • d) cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente.

La misura massima del credito d’imposta varia in base alla regione e alla dimensione dell’impresa. Il limite massimo dell’investimento è di 100 milioni di euro per progetto, con un minimo di 200.000 euro. Le imprese beneficiarie hanno l’obbligo di mantenere gli investimenti per un periodo minimo di cinque anni. L’estensione della Zes unica a tutto il Sud elimina l’utilizzo di esse come strumento usato dalla politica per avvantaggiare i propri elettorati. D’altra parte l’estensione a tutto il territorio rende più difficile per lo Stato la possibilità di garantire alle imprese che arrivano un’area “criminal free”. Ma per quanto l’estensione a tutto il Sud darà la possibilità di investire in qualunque parte, nei fatti le aree più vocate resteranno quelle meglio collegate, vicine ai porti. Si spera che a fianco alla nuova normativa si insedi una task force ministeriale che vada in giro per il mondo a cercare le grandi multinazionali che incrementino quel manifatturiero di cui è estremamente carente il Sud. Insomma le Zes sono uno strumento ottimo, alcuni lo hanno utilizzato molto bene, ma non porta automaticamente degli investimenti; deve essere ben gestito. Siamo fiduciosi che anche l’Italia riuscirà a farlo.


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