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Condanna a 30anni per Domenico “Mimmo” Cannizzaro e Pietro Iannazzo ritenuti responsabili del duplice omicidio Torcasio-Matarasso

LAMEZIA TERME – Due condanne a 30 anni di carcere (il pm Chiara Bonfadini aveva chiesto due ergastoli a dicembre scorso). Così si è pronunciato il gup di Catanzaro, Chiara Esposito, nei confronti di Domenico “Mimmo” Cannizzaro, 57 anni, e Pietro Iannazzo, 48 anni. Il primo ritenuto uno dei mandanti del duplice omicidio di Giovanni Torcasio (allora capo dell’omonima cosca) e Cristian Matarasso, uccisi il 29 settembre 2000 a Lamezia Terme. Il secondo accusato di essere stato alla guida della moto con a bordo il killer.

Oggi, dunque, la sentenza di primo grado giunta al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato. La sentenza è giunta dopo le arrinche dei difensori dei due imputati, gli avvocati Lucio Canzoniere, Francesco Gambardella, Renzo Andricciola e Antonio Larussa. Venti anni dopo il duplice omicidio (che avrebbe dato il via alla guerra di mafia che contò decine di morti), la svolta alle indagini grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. In particolare Gennaro Pulice, indagato nello stesso omicidio per aver avuto un ruolo, Pasquale Giampà, Giuseppe Giampà e Angelo Torcasio. Vincenzino Iannazzo, il “moretto” (poi deceduto) e Domenico Cannizzaro, “Mimmo”, sarebbero stati i presunti mandanti. A loro si aggiunge Pietro Iannazzo. Questi secondo la ricostruzione degli inquirenti era alla guida della moto utilizzata per l’agguato. Infine Antonio Davoli, a bordo della moto, considerato l’esecutore materiale (quest’ultimo è sotto processo con il rito ordinario, il 30 gennaio la prossima udienza).

DUPLICE OMICIDIO TORCASIO MATARASSO, CONDANNA A 30ANNI PER CANNAZZARO E IANNAZZO

Il movente dell’agguato sarebbe legato a una “resa dei conti” (da qui il nome dell’operazione che portò all’arresto dei quattro a ottobre del 2020). Cioè a una vendetta di Cannizzaro e degli Iannazzo contro Giovanni Torcasio, poiché le cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro miravano a vendicare gli omicidi del padre di Pietro Iannazzo e di Domenico Cannizzaro. E al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati. Quella mattina di fine estate del 2000, una Punto cabrio grigia con a bordo Giovanni Torcasio e con alla guida Cristian Matarasso, imboccata via dei Bizantini, venne inseguita da una moto di grossa cilindrata (Yamaha Rl, oggetto di furto, poi ritrovata in via dei patrioti sambiasini). Il killer esplose numerosi colpi di pistola durante l’inseguimento.

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