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Fabio Panetta

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È il territorio che può fare leva su energie rinnovabili a basso costo e quello più prossimo ai mercati europei. Il Sud italiano è tra i Sud delle due sponde del Mediterraneo il più regolamentato e sicuro. È il luogo ideale per attrarre capitali internazionali. Ha tutte le opportunità storiche e geografiche per diventare il nuovo Eldorado dei capitali globali a patto che si scommetta su capitale umano e sociale e si rendano effettivi gli investimenti digitali e infrastrutturali che accrescono il già elevato vantaggio competitivo. Allerta per la sfida dei big digitali alla finanza e sull’azione delle autorità di regolazione

Dell’intervento denso di sostanza macroeconomica, finanziaria e internazionale del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, al trentesimo Congresso Assiom Forex di ieri a Genova, ci è piaciuta l’assenza di ogni forma di indulgenza alle correnti catastrofiste dominanti in questo Paese che è anche, a nostro avviso, il modo migliore per dire le cose come stanno davvero e non sottacere alcuno dei problemi veri da affrontare. Prima di tutto, però, ci preme sottolineare che a pagina 5 nota 7 c’è il riferimento a un suo intervento del 21 settembre del 2019 “Lo sviluppo del Mezzogiorno: una priorità nazionale” che andrebbe stampato e letto sui banchi di scuola e sarebbe certamente utile se lo trovassero sui loro scranni in Parlamento deputati e senatori.

Questo intervento tenuto a Foggia, allo Stabilimento del Poligrafico e Zecca dello Stato, si colloca nel solco del grande meridionalismo che è quello che ha accompagnato la stagione del miracolo economico italiano dove intelligenza tecnica, riformismo cattolico e cultura laica seppero intrecciarsi come mai più dopo e trasformarono in due decenni un Paese agricolo di secondo livello prima in un’economia industrializzata, poi in una potenza economica mondiale.

C’è in quell’intervento che il nostro giornale pubblicò all’epoca integralmente il senso profondo della frase per noi chiave del discorso di ieri sugli andamenti e le prospettive dell’economia internazionale. La frase è la seguente: “È un’occasione rara per il nostro Mezzogiorno”. Avete sentito bene, ha detto esattamente così: è un’occasione rara per il nostro Mezzogiorno. Che cosa lo è, vi chiederete allora? Quello che è sotto gli occhi di tutti, ma molti, troppi, si ostinano a non volere vedere. Le imprese europee, soprattutto quelle esposte verso l’economia cinese, stanno avviando una riorganizzazione delle produzioni e delle filiere di approvvigionamento. Con i carri armati russi in Ucraina, la guerra mondiale delle materie prime che ne è scaturita, la deglobalizzazione in atto alimentata anche dal nuovo conflitto in Medio Oriente e dagli ulteriori rovinosi contagi bellici, finiscono fuori gioco territori lontani destinatari in passato di cospicui investimenti dell’Occidente perché l’insicurezza dei traffici globali fa cadere la convenienza economica.

Ecco, dunque, che l’occasione rara per il nostro Mezzogiorno è data dal fatto oggettivo che è il territorio al mondo che più di tutti può fare leva su energie rinnovabili a basso costo e anche quello più prossimo ai mercati europei. Il Sud italiano è di certo tra i Sud delle due sponde del Mediterraneo quello più regolamentato e sicuro. È il luogo ideale per attrarre capitali internazionali. Ha tutte le condizioni di opportunità storica e geografica per diventare il nuovo Eldorado degli investimenti globali a patto che l’Italia tutta investa nel suo Mezzogiorno in capitale umano e sociale e la pubblica amministrazione recuperi efficienza per rendere effettivi gli investimenti digitali e infrastrutturali che migliorano la qualità di contesto e accrescano il già elevato vantaggio competitivo.

Questo giornale sostiene da tempi non sospetti che il Sud italiano è l’unica possibilità concreta che Italia e Europa hanno di preservare condizioni di crescita di medio termine, di tutelare il capitale della manifattura italiana e tedesca, di garantire il grande hub energetico e industriale del Mediterraneo che permette di attuare la volontà politica, se riesce a farsi strada tra le miopie nazionaliste, di restituire al mondo con l’Eu – ropa federale un player geopolitico e economico che si confronti alla pari con Cina e Stati Uniti. Questo giornale vuole qui riconoscere pubblicamente che si deve a Panetta il merito di avere visto lungo sul Mezzogiorno prima degli altri. Nel discorso del Governatore rimane scolpita nella pietra anche un’altra operazione verità che non nasconde i problemi, ma certifica che il primato europeo della crescita a confronto con i livelli pre Covid, fine 2019, spetta all’Italia con un bel +3,6% rispetto al +1,8% della Francia e al + 0,1% della Germania.

Nel 2023 il numero degli occupati è aumentato dell’1,9%, raggiungendo il livello più elevato da molti anni, e questo sostiene i redditi delle famiglie, soprattutto di quelle meno abbienti. I consumi nei primi tre trimestri del 2023 sono cresciuti dell’1,4% e, secondo le stime della Banca d’Italia, sosterrebbero la domanda anche quest’anno. Sono tutti dati che certificano la resilienza della nostra economia e costituiscono il capitale sul quale investire consolidando, da un lato, i conti pubblici attraverso una prudente gestione che permette di realizzare avanzi primari e abbassare l’indebitamento, ma soprattutto accelerando sulle riforme e sulla capacità di fare investimenti pubblici dando piena attuazione al Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che a sua volta mobilita capitali privati interni e, soprattutto, può attrarne a livello internazionale.

Premendo e accelerando su tutto ciò che fabbrica crescita, riduce le diseguaglianze, mette a frutto il consolidamento delle banche italiane, incrementa il surplus con l’estero che è il frutto più evidente di un dinamismo naturale delle nostre imprese esportatrici, ma anche della capacità che hanno dimostrato di investire in digitalizzazione, meccanizzazione e robotizzazione dei processi produttivi nonché di innovazione di prodotto. Diciamo le cose come stanno. Il contesto geopolitico è davvero complicato con tre guerre in atto, una contrazione dei traffici e l’inevitabile rallentamento globale, ma il processo disinflattivo come previsto da Panetta, Visco e pochi altri è realmente in atto e sui tassi occorrerà operare con una discesa tempestiva e graduale. La finanza ha davanti a sé la sfida più grande che è quella delle Big Tech che godono di formidabili vantaggi competitivi come la disponibilità di risorse finanziarie ingentissime e la capacità di sviluppare tecnologie alla frontiera digitale.

Le autorità di regolazione e i legislatori dovranno cercare il giusto equilibrio tra l’obiettivo di stimolare l’innovazione e la concorrenza e quello di evitare arbitraggi regolamentari e distorsioni competitive. Il nostro Paese dovrà dare sempre più certezze agli investitori e l’Europa dovrà accelerare sul cammino della condivisione delle politiche di bilancio e sulla capacità di emettere debito comune per finanziare crescita europea credibile. Panetta mostra complessivamente la padronanza di un impianto di insieme da sistema Paese e di una visione di lungo termine che garantiscono al Paese il contributo di una figura di cultura internazionale solida capace di dare messaggi forti, anche controcorrente, come ha fatto su Sud e autorità di regolazione, senza rompere il delicato equilibrio nel quale sono costretti oggi a muoversi Italia e Europa. Questo significa essere classe dirigente dove responsabilità e gioco di squadra sono un tutt’uno senza fare sconti a nessuno e bandendo compromessi piccoli o grandi che siano. Non è poco.


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