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Miliardi del Pnrr per i cantieri sull’ammodernamento delle infrastrutture su ferro ma il Sud ne resta penalizzato


Il cantiere Italia, spinto dai miliardi del Pnrr, accelera sull’ammodernamento delle infrastrutture su ferro. La fetta più grande (oltre 26 miliardi di euro) è per Ferrovie dello Stato, che ha chiuso un 2023 da record con una crescita del 18% rispetto all’anno precedente, 40 miliardi di investimenti in 3 anni e 12 mila occupati in più. Ma c’è il rovescio della medaglia: l’attuazione delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza interromperà il 60% circa delle linee ferroviarie nel corso del 2024, arrecando un grave danno agli operatori del trasporto delle merci che viaggiano su rotaie.

Il grido d’allarme è contenuto nel secondo rapporto annuale sul trasporto ferroviario merci messo a punto da Federmerci, l’Associazione che riunisce i principali operatori del comparto: imprese ferroviarie, terminal ferroviari, operatori multimodali ferroviari, operatori di ultimo miglio ferroviario, costruttori di locomotive, società di leasing e manutentori di locomotive, detentori dei carri ferroviari e delle relative officine e centri di formazione del personale nel settore ferroviario. Un sodalizio di 60 imprese che esprimono un fatturato di circa tre miliardi di euro, occupano circa 12mila addetti e prevedono investimenti futuri per un totale di oltre un miliardo di euro.

L’allarme Federmerci è ancora più forte perché la distribuzione territoriale del traffico, benché da sempre appannaggio del Nord, dove viaggia il 70% dei treni merci in movimento, stava dando risultati apprezzabili anche al Sud con “una crescita nelle regioni meridionali – si legge nel rapporto – a cui si contrappone una sostanziale stabilità del Nord-Italia”. Segno evidente che di fronte ad una sostanziale saturazione delle possibilità di crescita nel Settentrione si contrappone una potenzialità di sviluppo nelle aree del Mezzogiorno. Senza dimenticare che il Pnrr rappresenta un’eccezionale occasione per potenziare la capacità ferroviaria nel Meridione. Tutti segnali di vitalità del sistema economico meridionale che rischiano di essere smorzati dalle interruzioni ferroviarie dei cantieri del Pnrr che impattano negativamente sul trasporto ferroviario merci e sul raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati per il 2030.

Il documento sullo stato di salute del trasporto ferroviario merci in Italia, redatto da Pwc e RSE, è stato presentato nei giorni scorsi al Senato, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, titolare, con 36 miliardi, della singola quota più ricca del Pnrr. “Fino al completamento delle opere del Pnrr – ha scandito il presidente di Federmerci Clemente Carta – è necessario istituire un fondo complementare per consentire agli operatori del trasporto ferroviario merci di traguardare la fine lavori del 2026 perché questa situazione provoca un’inevitabile perdita di competitività del trasporto ferroviario rispetto ad altre modalità di trasporto, pari al 3,2% rispetto all’anno precedente, destinata ad aumentare quest’anno e nel 2025”.

Dal rapporto emerge che il comparto ha già dimostrato una sua spiccata vocazione alla ripresa e alla resilienza dopo la crisi economica del 2008, fronteggiando un drammatico crollo dei volumi di traffico. E ha tenuto duro persino negli anni più bui della pandemia. Eppure nell’ultimo triennio si sono registrati segnali di regressione, accentuati nel corso del 2023, con prospettive preoccupanti per l’anno in corso e per quello futuro. Insomma, il potenziamento della rete, se nel medio e lungo termine consentirà di migliorare le prestazioni, al momento ne limita decisamente l’uso.

Sotto il profilo energetico e quello ambientale, è stato calcolato che l’uso di un treno merci equivale a togliere 50 mezzi pesanti dalle strade a lunga percorrenza. Nonostante questo, il settore del trasporto ferroviario merci si caratterizza per volumi di traffico che si discostano notevolmente dalla media europea, con una quota del 12,6% rispetto al 17% della media continentale. “È necessario aumentare la quota di shift modale gomma/ferro per incentivare il trasporto ferroviario merci e raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Ue – ha aggiunto il presidente Carta – Lo shift modale può essere perseguito solo attraverso un’adeguata policy di incentivazione, ma ad oggi le risorse stanziate sono ridottissime se si pensa che tra il 2020 e il 2021 l’Italia ha registrato l’esiguo aumento dello 0,8% sulla quota modale ferroviaria”.

Alle sollecitazioni di Fermerci il ministro Salvini ha risposto con l’impegno a trovare nuovi fondi. “Hanno ragione – ha detto il titolare del Mit – i tanti cantieri impongono dei rallentamenti e dei cali di fatturato. Ho invitato i rappresentanti entro la fine di questo mese per capire, oltre i 22 milioni all’anno che il governo stanzia come Ferrobonus, se riusciamo a trovare qualche risorsa in più. Ci impegniamo a provarci”.


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