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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – La Fondazione Terina, ente in house della Regione Calabria, rappresentata dagli avvocati Nicolino Panedigrano e Raffaele Mirigliani, ha formalizzato la richiesta di costituzione parte civile per danni morali e materiali chiedendo il risarcimento danni «che saranno quantificati individualmente per ognuno degli indagati in corso di giudizio e che ammontano agli euro 10.820.630,65 ipotizzati dal Miur (Ministero università e ricerca) all’esito della sua ricezione dell’informativa della Guardia di Finanza di Lamezia che ha dato avvio all’indagine sfociata nell’attuale richiesta di rinvio a giudizio, o nella diversa somma ritenuta di giustizia».

Chiesti anche danni non patrimoniali agli indagati la somma di almeno 50 mila euro per ognuno degli indagati. Queste, dunque, le richieste al gup del Tribunale di Lamezia, Francesco De Nino, nel corso dell’udienza preliminare relativa alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Santo Melidona nei confronti di cinque persone in qualità di Rup (responsabile unico procedimento). Sott’accusa le procedure degli appalti per lavori assegnati dalla Fondazione Terina (tra il 2014 e il 2016) per cui il pm ha chiesto il processo per Giuseppe Morello, 63 anni di Palermo, Pasqualino Burgo, 42 anni di San Mango d’Aquino, Mariano Antonio Burgo, 43 anni di Martirano, Antonio Tommaso Mendicino, 52 anni di Martirano Lombardo e Carmine Rizzuto, 48 anni di Cosenza.

Nel corso dell’udienza, i legali degli indagati hanno sollevato un’eccezione accolta dal gip per cui il pm dovrà riformulare un capo d’imputazione e l’udienza è stata rinviata al 25 febbraio prossimo. Secondo le accuse, Morello, in qualità di esperto tecnico scientifico nominato dal Miur (Ministero istruzione università e ricerca) avrebbe attestato falsamente, all’autorità di gestione, nella relazione tecnico scientifica finale integrativa in data 16.5.2016 che “il soggetto attuatore ha portato a conclusione gli interventi di un progetto di valenza strategica per il territorio in cui è sito”, mentre i sopralluoghi eseguiti dalla polizia giudiziaria (finanza) avrebbero constatato l’incompletezza di talune opere e l’assoluta inservibilità di altre. E nelle loro qualità di Rup presso la Fondazione Terina, Pasqualino Burgo, Antonio Mariano Burgo, e Tommaso Antonio Mendicino, avrebbero formato certificati di regolare esecuzione delle opere attestanti ideologicamente fatti in parte non rispondenti al vero per ciò che riguarda il reale soggetto esecutore di lavori indicato nell’appaltatore in luogo del/i diverso/i in tutto o in parte – esecutore/i nonostante l’esplicito divieto di subappalto e in assenza di pertinenti comunicazioni alla stazione appaltante.

A Pasqualino Burgo, Antonio Mariano Burgo e Rizzuto, viene inoltre contestato anche di aver – secondo le ipotesi accusatorie – falsamente attestato (sempre in qualità di Rup in altre procedure) nei relativi certificati di regolare esecuzione, la regolarità di opere non effettivamente completate e/o non realizzate a regola d’arte da parte delle imprese aggiudicatrici.    

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