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Un'operazione dei carabinieri

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri di Como hanno messo fine alla latitanza del ricercato internazionale Angelo Filippini, 73 anni. L’uomo, “uccel di bosco” da 22 anni, è stato arrestato in Marocco a seguito di un provvedimento di cattura emesso dalla procura generale di Milano.

Già condannato in qualità di partecipe all’organizzazione ‘ndranghetista “Spinella – Ottina”, deve scontare 11 anni, 7 mesi e 20 giorni di carcere per traffico internazionale di droga. Il Nucleo investigativo di Como ha svolto l’indagine in collaborazione con l’Interpol e la Gendarmeria reale marocchina. Si nascondeva a Temara, cittadina costiera a 15 chilometri dalla capitale Rabat.

Filippelli era irreperibile dal 1996. L’indagine del Nucleo investigativo di Como ha consentito, nell’arco di diversi mesi, di ricostruire l’intero periodo di latitanza e di localizzare il ricercato in Nord Africa. I militari comaschi hanno passato al setaccio gli spostamenti e le relazioni interpersonali e commerciali di Filippini, in particolare degli ultimi 10 anni. Il 73enne è inquadrato quale partecipe dell’organizzazione criminale ‘ndranghetista ‘Spinella – Ottinà’, operante fin dai primi anni ’80 tra Como, Fino Mornasco e Rovellasca. Secondo la ricostruzione degli investigatori, aveva messo a disposizione dei vertici del clan di narcotrafficanti un capannone di sua proprietà sito nel Comune di Rovellasca, nel quale veniva custodita l’eroina acquistata da fornitori turchi. Per ogni carico custodito Filippini riceveva in cambio 30 milioni delle vecchie lire. Inoltre veniva impiegato dai capi della cosca nel confezionamento e nella successiva commercializzazione delle varie partite, nell’ordine di circa 100-200 chili al mese.

Filippini, spiegano i carabinieri di Como, è l’ultimo latitante dell’indagine “Smirne”, operazione cominciata a Seminara, in provincia di Reggio Calabria, centro della piana di Gioia Tauro e zona di influenza della cosca mafiosa “Santaiti”, alla quale erano prossimi anche gli Spinella – Ottinà. A Temara, in Marocco, il 73enne viveva sotto falso nome, pur mantenendo stretti contatti con l’Italia. Si occupava di intermediazione nel settore immobiliare e edile marocchino.

Quando la Gendarmeria è arrivata ad arrestarlo, lui ha mostrato documenti contraffatti, tra cui un passaporto rilasciato dalle autorità Bulgare sotto falso nome. Ma i militari non si sono lasciati ingannare: a incastrare Filippini è stata una nota imperfezione fisica, ovvero la mutilazione del dito medio della mano sinistra. Fermato, l’arresto è stato convalidato. Al momento si trova ristretto in Marocco, in attesa di essere estradato in Italia. 

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