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CROTONE – Ci ha provato. Hussnain Ishaq, il pakistano sedicente minorenne accusato di essere uno dei facilitatori a servizio degli scafisti che hanno condotto il caicco “Summer Love”, affondato a Steccato di Cutro il 26 febbraio scorso facendo almeno 94 morti, non è nato nel giugno 2005 ma nel dicembre 2001. Non è minorenne ma ha compiuto 21 anni, anzi viaggia verso i 22.

Del resto, non ha proprio le sembianze di un minorenne. Forse se ne sarà accorto anche chi l’ avrà notato mentre, in un video “promozionale” che sarebbe divenuto virale sui social, girato durante la tragica traversata, esulta al fine, forse, di attirare altri migranti interessati ai “viaggi della speranza”.

Quello per il quale si ritrova imputato è terminato sulla spiaggia della disperazione, in una tragica alba di quasi due mesi fa. Ma non dovrà più risponderne dinanzi al gip del Tribunale minorile di Catanzaro Donatella Garcea, che si è dichiarata incompetente a pronunciarsi nei suoi confronti dopo che il sostituto procuratore di Crotone Pasquale Festa ha prodotto un’informativa con cui l’imputato viene sbugiardato, per lo meno per quanto concerne le sue esatte generalità.

L’incidente probatorio dinanzi al Tribunale minorile finisce qui e gli atti vengono trasmessi al gip di Crotone, Michele Ciociola, di fronte al quale già pende il procedimento per i coimputati del pakistano. Maggiorenni, come lui. Il difensore di Ishaq, l’avvocato Salvatore Perri, si è detto «sorpreso» rispetto ai nuovi dati emersi e si è rimesso alla volontà del giudice, annunciando che non si opporrà all’eventuale acquisizione dell’attività fin qui prodotta a Catanzaro da parte del gip di Crotone, dinanzi al quale si sta celebrando un analogo incidente probatorio. Del resto, i testimoni sono gli stessi.

Sono i superstiti della tragedia. Quello che avrebbe dovuto testimoniare ieri a Catanzaro è stato sentito il giorno prima a Crotone. Il rischio di reiterare un’attività complessa, che consiste nel notificare le convocazioni a testi in gran parte irreperibili perché hanno raggiunto le mete dell’esodo, chissà se sarà scongiurato. L’attività è complessa anche perché è necessario l’ausilio di interpreti che comprendono i diversi idiomi parlati da naufraghi e imputati e poi lo trasmettono alle parti in causa. In caso di scelta di rito abbreviato da parte dei presunti scafisti, sono comunque a disposizione i verbali a sommarie informazioni redatti dalla polizia giudiziaria.

Ma quello registratosi ieri, a prescindere dalle eventuali lungaggini che potrebbe determinare, è un colpo di scena. Perché il pakistano ha detto di essere minorenne? Forse per ottenere un trattamento sanzionatorio meno pesante rispetto ai coimputati? O per poter accedere più facilmente in Turchia, dove si è imbarcato, secondo la tesi difensiva, insieme agli altri migranti e non per lucrare sulla loro disperazione? L’avvocato Perri, nel corso delle varie udienze, sta cercando di far emergere che il suo assistito non era uno scafista ma era partito con i migranti e, più che altro, si sarebbe prestato a tradurre ai passeggeri quello che  loro ordinavano i componenti dell’equipaggio. Ma secondo alcune testimonianze anche il sedicente minorenne avrebbe avuto un ruolo all’interno del gruppo che ha gestito la traversata, sia a terra che durante il viaggio. Saranno le successive vicende processuali a chiarire i fatti con sufficiente certezza.

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