X
<
>

Roberto Occhiuto

Condividi:
4 minuti per la lettura

Intervista al presidente Roberto Occhiuto sul fondo sanitario: «La Conferenza delle Regioni chiede alla Calabria di autoflagellarsi»

COSENZA – O si aggiusta o niente intesa. Nonostante un miliardo e 700 milioni di euro in più rispetto agli oltre 116 complessivi dello scorso anno, la proposta di riparto del fondo sanitario nazionale in Conferenza delle Regioni ha messo letteralmente in un angolo la Calabria.

Non solo la quota pro capite più bassa d’Italia ma anche l’esclusione da quella premiale. Questioni che Roberto Occhiuto in sede di conferenza ha deciso di non accettare. E senza intesa unanime non si fa il riparto. Martedì dunque l’aggiornamento necessario per sbloccare la questione.

Al momento la Calabria sarebbe destinataria 3.663.884.784 euro. Una cifra frutto di una “sottrazione” dovuta non solo al numero di abitanti (diminuito rispetto allo scorso anno) ma anche legata ai fondi destinati dal decreto Calabria. In altre parole: le Regioni hanno tentato di far pesare sulla Regione una decisione del Governo dettata da una sentenza della Corte costituzionale. A spiegarlo è stato lo stesso presidente Occhiuto.

Prima il Tavolo Adduce e poi la Conferenza delle Regioni, cosa è successo?

«In Conferenza delle Regioni non succede mai che un presidente non dia intesa, generalmente si fa capire che non c’è per poter approfondire il dossier. Oggi (ieri ndr) sono intervenuto dicendo che questo riparto non avrebbe potuto avere via libera e quindi ho chiesto un approfondimento. Il tema è questo: negli atti preparatori al riparto è stato osservato che la Calabria ha ottenuto attraverso il decreto Calabria 72 milioni divisi in 60 (il contributo di solidarietà del decreto Calabria) e 12 milioni di euro (per assunzioni straordinarie) in più. Per questo poteva anche avere di meno rispetto alle altre Regioni. Ho spiegato che intanto i 12 milioni non sono a carico del fondo, gli altri sessanta invece sono a carico ma con decorrenza al 2024-2025.
Sostanzialmente ci penalizzano sul reparto 2022 per delle risorse che avremo nel 2024-2025. C’è anche da rimarcare come il decreto 150 (il decreto Calabria) è stato fatto in attuazione, secondo me parzialissima, di una sentenza della Corte costituzionale. Lì si dice che il commissariamento della Calabria a nulla serve se lo Stato non investe sia in termini economici che di personale. E per questo ha stabilito un fondo di solidarietà. Quindi le altre Regioni stanno chiedendo alla Calabria di farsi auto-solidarietà. Di autoflagellarsi. Se la Conferenza ritiene che questi 60 milioni non debbano essere pagati dalle altre Regioni chieda al governo un’integrazione per ottenere sessanta milioni in più. Però non è che tutto questo lo può pagare la Calabria. Ho trovato un riparto fatto sulla base di questo principio. È vero che sono diminuiti gli abitanti ma è vero anche che c’è stato un incremento del fondo sanitario nazionale.
Sostanzialmente ho detto che avevamo una percentuale di crescita più bassa rispetto all’annualità precedente e la quota pro capite più bassa. Eppure dai calcoli che ho fatto dovremmo avere dai 20 ai 30 milioni di euro in più. Ora si sta vedendo di correggere questo riparto. Questo l’ho fatto non con i toni con i quali mi sono contrapposto ai funzionari del tavolo Adduce ma in uno spirito di leale collaborazione».

Tornando a cose locali, nei giorni scorsi abbiamo spulciato gli atti delle aziende scovando una galassia di contratti a prezzi diversi sui medici a gettone e senza un controllo “centralizzato”: non sarebbe ora di regolamentare la questione?

«Il problema dei medici a gettone riguarda tutte le aziende d’Italia. Quando ho denunciato in Consiglio regionale l’ho fatto con un intervento che molti censurarono. Però all’epoca nessuno parlava dei gettonisti. Sono andato lì sventolando le carte dove chiedevano 150 euro all’ora. Sono contento che ora anche l’Anac ha chiesto alla Procura della Corte dei Conti di lavorare su questo tema. Il punto è che i commissari delle aziende sanitarie pur di mantenere un servizio o un reparto ospedaliero spesso hanno trovato questa soluzione».

E dunque i cubani quando arrivano?

«Credo sia davvero una questione di giorni. Siccome è una situazione che ha avuto assai rilievo anche fuori dall’Italia ho fatto le cose con il massimo livello di approfondimento, facendomi carico di diverse osservazioni anche da più ministeri persino quando non erano decisive. Siccome voglio che sia un’attività blindata da qualsiasi punto di vista abbiamo atteso, ma credo che ormai ci siamo. È questione di giorni».

Intanto le Aziende sanitarie provinciali di Reggio Calabria e Cosenza non presentano un consuntivo da anni. Al netto della ricognizione a che punto siamo?

«Gli stiamo dando assistenza come dipartimento e Azienda zero. L’Asp di Cosenza ha fatto passi da gigante nella riconciliazione dei conti e sono molto soddisfatto. Certo bisogna approvare i consuntivi. Reggio invece è l’azienda dove ho destinato la risorsa migliore che avevo. Lucia di Furia ha diretto il dipartimento salute delle Marche ed è un’assoluta eccellenza. Purtroppo ci si deve scontrare con il deficit di capacità amministrativa delle aziende».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE