X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

DOMANI, 23 maggio 2020, le massime autorità istituzionali della Regione Calabria saranno a San Luca per celebrare il 28esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, della moglie e dei tre agenti di scorta, ma anche per testimoniare la voglia di riscatto e di rinascita della Calabria.

«Il ricordo della strage di Capaci e il sacrificio di Falcone, della moglie, Francesca Morvillo, e degli uomini della scorta – dice la presidente Jole Santelli – devono continuare a rimanere impressi nella memoria di tutto il Paese e, soprattutto, di quelle comunità che hanno conosciuto il potere e la sopraffazione della mafia. San Luca, per troppo tempo, è stato il paese simbolo della ‘ndrangheta, di una Calabria finita sotto il giogo della più grande e potente holding criminale del mondo. San Luca e tutti i suoi cittadini perbene hanno però già ribadito da tempo da che parte vogliono stare: quella dello Stato, delle istituzioni democratiche, della legalità».

«San Luca, oggi – dice ancora Jole Santelli – è l’emblema di una Calabria che sogna e insegue con determinazione e coraggio il suo riscatto. L’elezione di un nuovo consiglio comunale, avvenuta lo scorso anno dopo un lungo periodo di commissariamenti, è un segno tangibile di questo graduale e costante processo di crescita sociale e istituzionale, rispetto al quale sento di ringraziare il sindaco Bruno Bartolo e Klaus Davi, la cui passione democratica ha consentito al Comune di San Luca di tornare alla normalità».

Alla facciata di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, invece, sarà esposto un drappo bianco. «Ricorderemo così – sostiene il presidente Domenico Tallini – in questa fase di emergenza che non consente di svolgere manifestazioni con la partecipazione dei cittadini e delle Istituzioni ed accogliendo l’invito rivolto a tutte le assemblee legislative regionali da Maria Falcone, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E’ un gesto simbolico che ci consente di tenere vivo il ricordo di quei terribili momenti e di riflettere sulla necessità di contrapporci, ognuno per la propria parte e con ogni mezzo e strumento, alla criminalità organizzata».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE