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Il Mediterraneo è oggi l’unica speranza dell’Europa nel mondo capovolto. Che è quello dove a dare le carte sono i Sud polveriera a cielo aperto, tra Africa e Medio Oriente, ma anche risorsa giovanile e tesoro di materie prime globali. La partita cruciale dell’Europa si gioca nella regione più complicata, ma proprio dentro questo Mediterraneo instabile c’è il Mezzogiorno italiano che è il primo dei Sud del mondo non solo perché è l’area più sicura e regolamentata, ma anche perché è in crescita con le sue potenzialità energetiche, i primati industriali, il capitale umano e la ricchezza agricola che servono tutti insieme per stabilizzare l’intero Mediterraneo. Questo Mezzogiorno appartiene all’Europa e l’Europa ha tutto il vantaggio di concepirlo come la sua punta più avanzata. Se questo avviene, l’Europa si salva. Se questo avviene il Piano Mattei diventa europeo e, quindi, reale.

IL MEDITERRANEO è oggi l’unica speranza dell’Europa nel mondo capovolto. Che è quello dove a dare le carte sono i Sud polveriera a cielo aperto, tra Africa e Medio Oriente, ma anche risorsa giovanile e tesoro di materie prime dopo che i carri armati russi in Ucraina hanno tagliato i fili dell’asse Est-Ovest che metteva la Germania al centro del gioco globale intrecciandosi con il doppio vantaggio competitivo di energia e chip a basso costo assicurati dalla Russia di Putin e dalla Cina di Xi Jinping.

È in questo Mediterraneo, che è la zona più instabile, che l’Europa deve dimostrare di essere un effettivo strumento di pace e, allo stesso tempo, artefice dello sviluppo. La sua partita cruciale si gioca qui, nella regione più complicata del mondo, ma proprio dentro questo Mediterraneo instabile c’è il Mezzogiorno i taliano che è il primo dei Sud del mondo non solo perché è l’area più sicura e regolamentata, ma anche perché è in crescita con le sue potenzialità energetiche, i primati industriali, il capitale umano e la ricchezza agricola che servono tutti insieme per stabilizzare l’intero Mediterraneo. È interesse di tutti che il Mezzogiorno italiano non solo consolidi la sua crescita, ma sia il perno di questo cambiamento. Bisogna prendere atto in fretta che non è più l’area marginale dell’Italia, ma la punta avanzata dell’Europa nello snodo più delicato del nuovo mondo.

Questo Mezzogiorno appartiene all’Europa e l’Europa ha tutto il vantaggio di concepire il nostro Mezzogiorno come la sua punta più avanzata. Se questo avviene, l’Europa si salva. Se questo avviene il Piano Mattei diventa europeo e, quindi, reale. Perché i nuovi colonizzatori russi e cinesi non piacciono agli africani come non piacevano i colonizzatori francesi e inglesi. Per noi il discorso è un po’ diverso. L’Eni lascia in Africa il 90% di ciò che prima trova con le sue esplorazioni e poi estrae e perfino in Niger hanno cacciato prima gli americani poi i francesi, ma noi siamo ancora lì benché si siano rivolti ai russi e utilizzino i soldi dei cinesi. Oggi può essere il Mezzogiorno il data center della nuova crescita globale attraendo capitali internazionali e sfruttando le rotte geopolitiche dei nuovi traffici marittimi.

Napoli è la città italiana che nel 2023 ha avuto la maggiore crescita di export manifatturiero e lo stesso primato appartiene alla Regione Campania che ha superato anche in termini assoluti regioni d’Italia a antica vocazione manifatturiera come le Marche e il Friuli Venezia Giulia. I primati internazionali di turismo e servizi come quelli della crescita dei nuovi occupati a tempo indeterminato delineano un quadro espansivo che non si vedeva da decenni. L’unica cosa che, al momento, appare certa è che siamo il primo dei Sud del mondo e che il nostro Mezzogiorno è diventato centro, non periferia. Se ciò non fosse già e se sempre più non lo diventasse, allora l’ondata demografica africana-mediorientale inevitabilmente travolgerebbe l’Europa. Basti pensare che oggi in Europa abbiamo ormai un’età media che va dai 38,4 anni di Cipro ai 48,4 dell’Italia, dall’altra parte di fronte a noi sta un Continente africano che presenta un’età media di 19 anni, con oltre il 65% della popolazione che ha meno di 25 anni e che raddoppierà entro il 2050 e che a fine secolo raggiungerà complessivamente i 4 miliardi di persone.

Possiamo, forse, dire di avere posto queste questioni prima di tutti e di avere voluto fare a Napoli non un festival dell’economia, ce ne sono anche troppi in questo Paese, ma un festival Euromediterraneo dell’economia che cogliesse il dato strategico del mondo capovolto dalla sua ragione sociale. Inizia oggi alla storica facoltà di Economia di via Partenope la sua seconda edizione e abbiamo voluta titolarla “Dentro il Mediterraneo per un nuovo Sud motore di pace e sviluppo nel Piano Mattei europeo”. Che riprende e fa sua l’intuizione politica strategica di Giorgia Meloni di uno sviluppo alla pari tra le due sponde del Mediterraneo che parta dal nuovo capitale umano e coinvolga tutti i settori richiamati nel Piano Mattei.

A noi piacerebbe che si facessero per una volta le cose perbene e si partisse dall’Università del Mediterraneo proposta da Romano Prodi con un capitolo di spesa pesante del bilancio dell’Europa e con un modello interuniversitario di specializzazioni tecniche e professionali che alimenti lo sviluppo di entrambe le aree e rifletta la forza di un’economia che trova nel dialogo delle religioni e nella messa in comune delle competenze i due motori della crescita del futuro. O si parte dalla testa e, quindi, dal capitale umano e dalla conoscenza o non si va da nessuna parte.


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