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Giorgia Meloni a Parigi

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Giorgia Meloni si presenta ai cronisti attorno alle 14.30. «Possiamo cominciare» sussurra ai giornalisti. E comincia ostentando una certa sicurezza, quasi a voler allontanare le nubi che arrivano dai palazzi della politica di Roma. Insomma, il bilancio del Consiglio europeo può definirsi positivo. O almeno questa è la tesi della presidente del Consiglio. «L’Italia può dirsi soddisfatta».

Il tema dei temi per cui è stata sbeffeggiata dalle opposizioni in Italia, vale a dire la questioni migranti, non preoccupa l’inquilina di Palazzo Chigi. Anzi. Meloni ribalta la narrazione e assicura che sui migranti c’è stato «un cambio di passo» da parte della Ue: «L’immigrazione rimane una priorità dell’Europa, è un lavoro che va in continuità, stiamo lavorando sulla concretezza delle misure». Per di più, ci sarà «una verifica dell’implementazione dei risultati nel prossimo Consiglio europeo. Questo dimostra che non si trattava di uno spot e di un’iniziativa singola». Ragion per cui, insiste, «sono molto soddisfatta dei risultati raggiunti».

La due giorni è servita anche a ritessere la tela con la Francia di Emmanuel Macron. Dopo cinque mesi di gelo sfociati in una vera e propria crisi diplomatica sulla responsabilità del porto di approdo di una nave Ong, i due presidente si confrontano per oltre 100 minuti. Ed è forse questo il risultato maggiore che la premier porterà in Italia al suo ritorno. D’altro canto, basta sentire cosa dice il capo di stato francese: «Con Giorgia Meloni abbiamo avuto una discussione molto buona che ci ha permesso di chiarire molti argomenti e di definire le questione sulle quali possiamo agire insieme». E basta altresì sentire le parole della leader italiana, a stretto giro, che utilizza gli stessi toni:  «Sono soddisfatta di questo bilaterale. È stato un incontro lungo e ampio sullo scenario e la situazione complessa sul fronte geopolitico. C’è voglia di collaborare». Sul tavolo del faccia a faccia Meloni-Macron non c’è solo il nodo di migranti, c’è di sicuro anche una richiesta francese, quella bollinatura delle tecnologie nucleari fra quelle compatibili alla transizione energetica che per Parigi è essenziale. E un passaggio sarà stato riservato al patto di stabilità, anche perché il Paese guidato da Macron può aiutare l’Italia a tornare quei margini di flessibilità su cui invece la Germania si pone di traverso.

Va da sé che in tutto questo non mancano le domande sulle divisioni della maggioranza: dai malumori della Lega ai  borbottii di Forza Italia. «Non ci sono tensioni – taglia corto – anche su questo stiamo lavorando con molta serietà nonostante le ricostruzioni divertentissime che leggo ogni giorno. Lavoriamo guardando all’interesse nazionale e al merito delle persone». Spazio poi all’altro dossier che attanaglia i pensieri di Palazzo Chigi, il Meccanismo europeo stabilità. L’Italia non l’ha ancora ratificato. Perché? «La materia del Mes non va discussa a monte ma a valle e nel contesto in cui opera. Il riferimento alla governance economica non è fatto a caso, e anche ad altri strumenti, che sono più efficaci in questo momento. Stamattina abbiamo discusso di unione bancaria e in tema di backstop il Mes è una sorta di Cassazione, l’Unione bancaria sono il primo e il secondo grado. È un ragionamento che bisogna fare in un quadro complessivo». 

 E mentre tutto questo succede  le truppe di Fratelli d’Italia diffondono messaggi in linea con la premier, ribadendo che il governo italiano è ritornato centrale in Europa. Lucio Malan, presidente dei senatori di FdI, è il più veloce a dichiarare: «Questo Consiglio europeo ha confermato il ruolo da protagonista dell’Italia. Grazie al presidente Meloni c’è la consapevolezza della necessità di un’azione a livello europeo sull’immigrazione. Nel tempo che ci sarà tra questo vertice e il prossimo verranno elaborati dei punti concreti da mettere in atto sia rispetto all’emergenza attuale sia rispetto alla necessità di un piano ampio verso l’Africa per stabilizzarla e favorirne lo sviluppo. E sull’economia c’è al centro la crescita e la competitività senza essere frenati da vincoli troppo rigidi». Gli fa eco l’azzurro Maurizio Gasparri: «Il governo Meloni ha avuto il merito di riproporre, nell’ambito del Consiglio europeo, con forza la questione immigrazione. L’Europa non si può voltare dall’altra parte».

Non sono dello stesso avviso le opposizioni. Pina Picierno, eurodeputata del Pd, la mette così: «L’incontro tra Meloni e Macron era necessario e ripara le difficoltà dei mesi passati, causate da un atteggiamento sbagliato del governo italiano». Per Calenda «le conclusioni del Consiglio europeo sui migranti sono vaghe per non dire inesistenti. Non è un fatto positivo per l’Italia, che non riesce a presentarsi con un piano preciso che vada al di là degli slogan. Noi ne abbiamo proposto uno in Senato».  In scia anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italia: «Dal vertice di Bruxelles avremo alla fine ‘un aggiornamento dei progressi fatti’, ma questi progressi non ci sono e non c’è alcun progresso sulla questione dei migranti». Insomma, le opposizioni non solo ci stanno ma sembrano essere anche compatte. Ed è una notizia.


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