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Giorgia Meloni

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PASTICCI ed errori, intoppi e inciampi, tensioni e scontri: non sarà stata una catastrofe, come rimarca la presidente del Consiglio, ma certamente la prima manovra di bilancio del governo Meloni non ha lesinato sorprese e suspense, conseguenze dei tempi stretti nella composizione del provvedimento per via di un’inedita partita elettorale d’autunno, sicuramente, ma anche di una gestione caotica degli “aggiustamenti” parlamentari, tra i discordi nella maggioranza, lo scontro con le opposizioni e l’alt della Ragioneria generale dello Stato su 44 misure per problemi di coperture che ha richiesto un nuovo passaggio del testo in Commissione Bilancio dopo la discussione generale nell’Aula di Montecitorio.

I tempi già lunghi si sono ulteriormente dilatati: l’ok della Bilancio alle correzioni è arrivato nella serata di giovedì, subito dopo il governo ha posto la questione di fiducia, pertanto, nel rispetto del regolamento, la votazione si è svolta ieri sera, facendo slittare l’approvazione definitiva dell’Aula di Montecitorio all’alba della vigilia di Natale. Ma anche ieri, quasi in dirittura d’arrivo, non è mancato il colpo di scena: in due tabelle allegate alla manovra sono stati riscontrati degli errori, per cui il governo ha presentato due emendamenti per le nuove correzioni da sottoporre al voto dopo la fiducia e prima degli ordini del giorno.

Un ultimo miglio tribolato, prima del passaggio blindato del testo al Senato che dovrà dare l’ok entro il 31 per archiviare lo spettro dell’esercizio provvisorio che ha volteggiato sull’intero cammino del provvedimento. Intanto tra caos e pasticci il Pd ha perso la norma “salva Comuni” con i suoi 450 milioni per la riduzione del disavanzo, stralciata in Commissione su richiesta della Ragioneria. Il governo dovrà attendere il 2024 perché entri in vigore la rimodulazione di 18App, il bonus cultura destinato ai diciottenni che verrà sostituito da due Carte, una legata al reddito familiare e una al merito – comunque cumulabili – la misura è finita anch’essa nel mirino della Ragioneria pertanto per il 2023 resterà così com’è: 500 euro indistintamente a tutti i nati nel 2004. Quando il caos impera il rimpallo di responsabilità non manca mai: Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione cultura, l’ha messo giù così, proponendolo come un “retroscena”: “Non c’era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria generale, c’è stato un caos amministrativo e non politico”. E poi: “Non è ammissibile, non contestiamo i rilievi ma il fatto che non ci fosse nessuno nella seconda notte di voto sulla manovra, abbiamo dovuto mandare mail per avere risposte arrivate il giorno dopo ossia questa mattina (ieri, ndr)”.

Alla soddisfazione del vicepremier Matteo Salvini per una manovra che “non fa miracoli, ma aiuta tante persone”, fanno da contraltare le critiche delle opposizioni: “Si accanisce contro chi non ha nulla”, per Giuseppe Conte dell’M5s che dovrà assistere allo smantellamento progressivo del reddito di cittadinanza. E nel dichiarare il “no” del Movimento alla fiducia ha definito il governo “prono” ai “falchi europei dell’austerità”. “Non ha misure sovraniste e folli, ma deboli e senza visione”, per Matteo Renzi di Italia Viva che poi ha puntato il dito contro la norma Salva-Calcio, ovvero la possibilità, introdotta con un emendamento – per le società sportive di spalmare in 60 rate, con la maggiorazione del 3%, il pagamento delle tasse non versate durante la pandemia, una delle novità frutto del passaggio parlamentare. Per il leader di Azione, Carlo Calenda, nel disegno di legge “ci sono solo piccole mance alla Lega e Forza Italia”.

Per il Pd Francesco Boccia l’ha bollata come “regressiva e pasticciata”. Ma cosa c’è e cosa non c’è nel testo arrivato al traguardo del voto di Montecitorio. Ci sono le misure di sostegno alle famiglie e alle imprese contro il caro energia su cui la manovra investe 21 su 35 miliardi complessivi: dal taglio degli oneri impropri delle bollette al bonus sociale (con Isee a 15mila euro), al credito d’imposta per le imprese. Non c’è più il limite di 60 euro per il Pos che nella prima versione esentava gli esercenti dalle multe in caso di rifiuto del pagamento digitale: la premier ha dichiarato che non intende mollare e se non si arriverà all’azzeramento delle commissioni sui importi bassi, si è detta pronta ad applicare una tassa sull’extragettito per le commissioni bancarie su piccoli importi. Ma resta l’innalzamento del tetto al contante da 2 a 5mila euro.

Non c’è lo scudo penale per i reati tributari su cui lo scontro tra maggioranza e opposizione è stato ad alta tensione, ma c’è la norma altrettanto combattuta che consente – a specifiche condizioni – l’abbattimento dei cinghiali (e in generale della fauna selvatica) nelle aree urbane. Non c’è l’anticipo al 2023 dell’indennità di pronto soccorso il finanziamento di 10 milioni per il Piano oncologico nazionale causa esaurimento risorse, ma diventa permanente il bonus psicologo, il cui importo passa da 600 euro a 1.500. La “nuova” legge di Bilancio accentua la stretta sul reddito di cittadinanza, prevedendo la perdita del beneficio al primo rifiuto di un’offerta di lavoro. Si cancella la definizione “offerta congrua” che farebbe cadere le condizionali legate alla distanza o alle competenze.

Ma anche qui l’obiettivo sembra non essere stato completamente centrato. “L’emendamento Lupi ha cancellato la parola “congrua” in un posto dove era superfluo, ossia nel testo base della manovra dove si diceva che il beneficiario del reddito di cittadinanza deve accettare la prima offerta congrua, ma non modifica il resto della norma, che si rifà “ai sensi” del decreto sul reddito, in cui si definisce la congruità dell’offerta, con un rimando anche al Jobs Act”, ha sostenuto l’ex sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, a margine dei lavori in Parlamento. Quindi la congruità dell’offerta resterebbe. Il sostegno sarà erogato alle persone considerate “occupabili” per 7 e non più per 8 mesi nel 2023. E comunque sarà garantito solo a chi abbia terminato la scuola dell’obbligo: chi non l’ha fatto dovrà seguire corsi di formazione e completare il ciclo obbligatorio. Per chi è in povertà assoluta viene istituito il reddito alimentare.

Un emendamento ha esteso da 20mila a 25mila euro la platea dei lavoratori che beneficeranno del taglio di 3 punti del cuneo fiscale. Resta di 2 punti per i redditi fino a 35mila euro. Resta di 2 punti per i redditi fino a 35mila euro. E un altro ha introdotto la prorogato fino a fine marzo dello smart working per le persone fragili. Per il capitolo famiglia, la novità è il riconoscimento del mese di congedo straordinario all’80% anche ai papà. Sempre con le modifiche introdotte in prima lettura è arrivata la possibilità di rinegoziare il mutuo ipotecario dal tasso variabile a quello fisso per i redditi, ma solo per i redditi fino a 35 mila euro, in modo da sostenere le famiglie di fronte alla stretta sui tassi della Bce. E si è raggiunto un compresso anche sul Superbonus – che non era nel testo originario – il termine per l’invio della Cila viene prorogato al 31 dicembre, ma l’assemblea devia aver deliberato i lavori entro il 18 novembre. Sul piano previdenziale, resta “Quota 103” ma si introduce un aumento dell’assegno minimo a 600 euro per gli “over 75”, ma solo per il 2023, e arriva anche l’attenuazione del taglio alle rivalutazioni.

Nel nuovo testo si limita l’applicazione del prelievo sull’extraprofitto alle aziende che generano almeno il 75% dei loro ricavi dalle attività nei settori della produzione e rivendita di energia, gas e prodotti petroliferi. Slitta di un altro anno, al 2024, l’entrata in vigore della plastic tax e della sugar tax. Resta l’innalzamento a 85 mila euro della soglia dei ricavi e compensi che consente di applicare un’imposta forfettaria del 15 per cento. Ma slitta a fine marzo lo stralcio delle cartelle fino a mille euro relative al periodo 2000-2015, però restano escluse dalla cancellazione automatica le sanzioni amministrative, comprese le multe.


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