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Il ministro per il Sud Mara Carfagna

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LAVORO e infrastrutture: su entrambe le voci il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese è profondo. L’assenza di infrastrutture limita lo sviluppo del territorio che non è in grado pertanto di garantire un adeguato livello occupazionale alla sua popolazione. Come rileva l’Istat nell’ultima indagine sul Benessere dei territori, al Sud il tasso di occupazione arriva solo al 48%, contro il 71,5%  del Nord. Sulla base di questi numeri, ma non solo, – giusto per citarne qualche altro, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta nel Mezzogiorno arriva al 9,4% – spiegano anche la netta prevalenza di cittadini e famiglie meridionali tra i percettori del reddito di cittadinanza, misura al centro del dibattito politico in vista della riforma cui il governo si appresta a metter mano.  

«Come strumento di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza ha consentito di sostenere la vita quotidiana di un milione e mezzo di famiglie, circa 3,5 milioni di individui: donne, uomini, adolescenti, bambini che senza quell’aiuto, nel lungo tunnel della pandemia e delle chiusure, sarebbero scivolati dall’indigenza alla totale deprivazione sociale», ha sottolineato il ministro del Sud e della Coesione territoriale, Mara Carfagna, rispondendo durante il question time alla Camera agli esponenti dell’opposizione – “portavoce” Wanda Ferro di Fdi – che hanno messo l’accento sugli abusi e sulla mancanza di manodopera associati denunciata soprattutto dagli operatori del settore turistico, edile e agricolo a causa di quella che la leader del partito, Giorgia Meloni, ha definito «paghetta – o metadone – di Stato».

Secondo i dati dell’Inps, aggiornati al 10 agosto, tra gennaio e giugno i nuclei familiari beneficiari del reddito/pensione di cittadinanza sono stati 1.655.343, di questi 999.473 risiedono nelle regioni del Sud e nelle Isole, 391.630 vivono al Nord e 264.240 nel Centro. «Nessun Paese moderno ed europeo abbandona una quota così significativa di popolazione al suo destino», ha affermato la ministra, sottolineando poi che «ovunque in Europa esistono sussidi per sostenere chi perde i suoi mezzi di sostentamento o non ne ha a sufficienza».

La riforma punterà, ha detto, «a irrobustire gli strumenti di sostegno alla povertà»,  in modo da raggiungere quelle fasce della popolazione che ne sono rimaste fuori o ne sono state «mal servite»: «penso – ha spiegato  – alle famiglie più numerose, ma anche a quelle che il modello Isee esclude dall’accesso al beneficio nonostante la loro reale condizione di indigenza». Allo stesso tempo si lavorerà per eliminare abusi, storture e inefficienze.  «Bisogna escludere da ogni beneficio i truffatori e chiunque provi a percepirlo indebitamente. Lo Stato -ha affermato Carfagna – deve aiutare i poveri, non i furbi, i delinquenti o i criminali».

Intanto, con un tweet la ministra ha bollato come «esercizio inutile», un dibattito su un «ipotetico referendum» sul reddito di cittadinanza che, considerando i limiti imposti dall’appuntamento elettorale per le politiche, andrebbe al 2024: «Non possiamo attendere 3 anni per lavorare a una riforma seria», ha chiosato. Se sul fronte della lotta alla povertà i “meriti” del reddito di cittadinanza, soprattutto durante la pandemia, sono incontestabili, i risultati in termine di occupazione sono incontestabilmente deludenti. Solo 400 mila beneficiari, su una platea di 1,5 milioni, come ha ricordato la ministro, sono effettivamente coinvolti nei percorsi di inserimento al lavoro dei centri per l’impiego. Da qui la necessità di procedere a un aggiustamento del meccanismo come alla “riparazione” delle storture create, come l’effetto dissuasivo sulla ricerca di nuova occupazione, «cosa – ha riconosciuto Carfagna – che è accaduta soprattutto al Sud».

Sempre nel Mezzogiorno, poi, è più profonda la piaga del lavoro nero. Una piaga che segna l’intero Paese: il tasso di irregolarità nel mercato del lavoro, secondo i dati della Cgia di Mestre citati dalla ministra, raggiunge il 13%, con oltre 3 milioni di persone quotidianamente impiegate fuori da ogni regola e garanzia. «Un problema endemico e strutturale, a prescindere dal reddito di cittadinanza», ha puntualizzato Carfagna, evidenziando che, in base agli ultimi controlli, su un totale di 17.788 lavoratori in nero individuati 480 erano beneficiari del sussidio.

«Le situazioni più critiche si registrano proprio al Sud e per questo – ha affermato – intendiamo assumere un ruolo attivo nella riforma del mercato del lavoro e delle politiche attive che il governo sta elaborando». Lo sviluppo del territorio, e la possibilità di creare occupazione, passa dal recupero del gap infrastrutturale e quindi dalla possibilità di “connettere” il sistema produttivo locale con il resto del territorio italiano e non solo.

Carfagna ha assicurato che il governo sta lavorando per reperire entro la fine dell’anno le risorse necessarie – servono altri 2 miliardi circa – per completare la Strada Statale Jonica, riconoscendone la strategicità. «Trattandosi di un’opera complessa e di notevole impatto sul territorio e sulle comunità – ha affermato – non può che essere realizzata per lotti funzionali. Ne sono stati progettati 12, alcuni dei quali già dotati di un livello di progettazione definitiva, altri ancora ad un livello di fattibilità tecnico-economica. La copertura finanziaria già reperita ammonta a 885 milioni, 437 dei quali costituiscono risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2014–2020. Si tratta di somme sufficienti per avviare i lotti funzionali più urgenti già dotati di avanzata progettazione».

La ministra ha poi annunciato l’istituzione di un Cis Calabria (Contratto di sviluppo), con fondi per interventi di natura sociale, culturale e ambientale.


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