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Prenderà il via domani al Tribunale di Paola (Cs), dopo il rinvio di aprile, il processo penale a carico di 13 imputati tra responsabili e dirigenti della Marlane Marzotto di Praia a Mare coinvolti nell’inchiesta sulla morte per tumore di una cinquantina di dipendenti dell’ex stabilimento tessile dismesso nel 2004.
«Dei quindici dirigenti e tecnici indagati – afferma Alberto Cunto del coordinamento provinciale Slai Cobas di Cosenza – due sono nel frattempo deceduti, ma i restanti tredici, rinviati a giudizio per omicidio colposo plurimo e disastro ambientale, dovranno rispondere ai giudici di ciò che la Marlane di Praia a Mare ha prodotto in termini di decessi e di ammalati attribuibili alle sostanze in uso nelle lavorazioni. Essi dovranno anche dar conto della mancata tutela dei lavoratori, dell’esiziale inquinamento dell’area circostante e dello specchio di mare a ridosso del sito produttivo. E dovranno farlo al cospetto delle centinaia di parti civili e in tale veste si registra la presenza dello Slai Cobas, il sindacato che ha avviato e poi gestito in solitaria per oltre un decennio la lotta approdata al processo in itinere. Anche gli enti locali di Tortora e Praia a Mare, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria, pur se tardivamente, hanno deciso di aderire. Nella lista degli aderenti anche l’associazione Medicina Democratica, reduce dai risultati positivi del petrolchimico di Porto Marghera, dell’amianto e della Tyssen Krupp». «La storia della Marlane è tutta da scrivere – conclude Cunto – al di là delle conferenze stampa contornate da incredibili autoincensamenti e millantati meriti e ciò non giova al buon andamento del processo, come non giovano gli sterili tentativi dell’ultimo minuto di far cambiare l’impalcato accusatorio».

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