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ROMA (ITALPRESS) – Per le malattie rare con disabilità è necessario definire con urgenza un nuovo approccio assistenziale e organizzativo, che tenga conto soprattutto delle criticità inerenti alla transizione dall’età pediatrica a quella adulta. E il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS propone un approccio innovativo – e al momento unico in Italia – incardinato su un’inedita alleanza tra pediatri e geriatri. Implementato ormai da qualche anno, questo modello assistenziale è stato adottato per ora per gestire l’assistenza, nel passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, nelle persone con sindrome di Down, di Prader-Willi, dell’X-fragile e con sclerosi tuberosa, ma verrà esteso presto ad altre malattie rare.
“I soggetti con malattie rare – spiega il professor Giuseppe Zampino, referente delle Malattie Rare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e Presidente SIMGePeD, Società Italiana Malattie Genetiche Pediatriche e Disabilità Congenite – presentano situazioni di complessità che richiedono un approccio multidisciplinare e la disponibilità di tutti gli attori sanitari a confrontarsi. E l’aspetto più carente è il passaggio dalle cure dal bambino, a quelle dell’adulto (la cosiddetta ‘transizionè) per quelle condizioni che si accompagnano a disabilità. Il pediatra esperto in queste patologie, ha un approccio adeguato alla disabilità, ma nell’adulto questo aspetto è carente e manca spesso uno specialista di riferimento. Per questo il Gemelli ha creato un modello che aiuta la transizione assistenziale dei giovani con malattia rara e disabilità grazie ad una ‘staffettà tra pediatra e geriatra”.
I geriatri sono gli specialisti più esperti nel gestire la cronicità dal punto di vista internistico e psico-cognitivo, in contatto con tutte le risorse che offre il territorio. Sono dunque le figure che più possono essere d’aiuto nella gestione di un paziente con malattia rara e disabilità, diventato ormai adulto.
“I geriatri – afferma il dottor Angelo Carfì, dirigente medico presso la UOC di Continuità Assistenziale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – hanno grande esperienza nella gestione delle problematiche di cronicità sul territorio. In questo modello, il geriatra non vede più il paziente in funzione della sua età, bensì in relazione alla disabilità. Ma il nostro progetto si spinge oltre e si prende cura non solo dei ragazzi ma anche dei loro genitori, assistendoli presso il Day Hospital del CEMI”.
“Mantenere in salute a lungo i genitori di questi ragazzi, man mano che gli anni passano – sottolinea il professor Zampino – è un obiettivo prioritario, che consente di mantenere in equilibrio il sistema e di proteggere il ragazzo-adulto con malattia rara. Con questo progetto non ci limitiamo dunque a prenderci cura del soggetto disabile, che nel frattempo è diventato adulto, ma anche dei suoi genitori, che stanno diventando anziani, per aiutarli a restare il più a lungo possibile in salute, accanto al figlio”.
(ITALPRESS).

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