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di PAOLO ALBANO – HO deciso di scrivere a quelli ai quali tocca cercare un nome che metta tutti d’accordo  per guidare per i prossimi cinque anni  la nostra città. In questi giorni solo una rincorsa di nomi, di facezie, di  rimbalzi di storie che non si faranno mai,  di passi nascosti, di incontri nel bistrot e con un solo inganno perché mai abbiamo  letto il racconto della visione che il Pd ha di Potenza. Non abbiamo detto che è sul programma che si rintracciano le persone? Da qui dovremmo partire, dall’ammettere che la classe dirigente del PD e dell’intero centro sinistra sulla nostra città ha molto da farsi perdonare, ha  poco da raccontare di positivo, e, purtroppo, sembra  avere niente da dire sul suo futuro.  Un futuro che dovrebbe partire dalla banalissima  certezza che la  città è il luogo più importante, è il motore di tutte le cose che ciascuno di noi fa ogni minuto. E se questa città non ha anima, non ti accoglie e non è bella e, per di più, ti stringe nell’angolo della tua casa a difesa di quello che hai e basta, cosa  si deve fare? E se questa città è anche il capoluogo della Basilicata come si fa a non capire che da essa, in gran parte, dipende anche il suo destino? Se funziona il cuore, funziona tutto il corpo. Come una città non ha destino se il suo centro storico si immiserisce, così una regione vivrà ai margini se il suo capoluogo si riduce ad un luogo senza anima, senza speranza, senza identità e con una memoria che si accorcia sempre di più.

In questi casi basta cercare i responsabili per acquietarsi ma questa volta, pur sapendoli, molti di noi non ce la fanno a starsene quieti perché sono troppe le mancanze, troppa la marginalità alla quale siamo stati condannati noi e la città.  Ma nonostante questo noi speriamo che venga un tempo di una nuova ed entusiasmante utopia (l’utopia non è un sogno irrealizzabile perché “L’utopia sta all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l’orizzonte si allontana di dieci passi. Per quanto cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? A questo: serve a camminare. Eduardo Galeano).

Questa utopia ci faccia rintracciare una visone fuori dell’ordinario, richiami nella mente e nei cuori di tutti quella fiducia che non c’è e che, invece, serve, per ribaltare ogni possibile dimenticanza, ogni possibile riduzione nell’angolo.  Senza una nuova disponibilità dei cittadini non è possibile nessuna avventura nuova per Potenza. È da noi cittadini che si deve partire, è dal contributo che ciascuno di noi, può e deve dare che si possono  aprire gli spazi della mente e delle passioni che solo i giovani sanno dare. I giovani vanno via non solo perché non rintracciano occasioni di lavoro, ma perché in questa città non riescono più a rintracciare quella tensione al futuro che solo la disponibilità dell’animo e della mente può dare.  Prima dei soldi ci vuole quel coraggio che serve a richiamare tutti ad un nuovo patto di fiducia, quello che aspettiamo da tanto.

E allora da dove si comincia? Da quelli che non sono andati a votare, da quelli che vogliono votare per il centro sinistra e che lo faranno, si lo faranno, con la morte nel cuore, perché continua a convenire.

Il destino che riserva “la convenienza” è di una povertà assoluta, perpetua la mediocrità che scorgiamo ad ogni angolo e costringe quelli che vogliono consegnare un pensiero a ritrarsi. “La convenienza” è la maledizione che si perpetua  lungo  le strade di una città e di una regione che, nonostante tutto, non deve scomparire perché lo dicono le cifre ma può, al contrario, nella sua “grande bellezza”, riservare molte  buone sorprese al  Mezzogiorno.  La bellezza di una città non dipende solo dai suoi palazzi, né  dalle strade con più o meno buche, ma da come ci si vive, ci si confronta, ci si mette insieme per strappare il disincanto e affermare, invece, che possiamo farcela. E, dunque, non abbiamo più bisogno di scelte calcolate, non vogliamo un compromesso al ribasso perché, tanto, si vince comunque. Che ci sia un compromesso ma alto, denso di tensione, che si incarichi di negare le solite ritualità, che ci dica che voi tutti siete ancora capaci di uno scatto, di un coraggio lasciato in non so quale angolo delle vostre tasche.  A quelli come voi ai quali abbiamo fatto tenere, purtroppo, solo nelle vostre mani il destino di questa nostra comunità, tocca dare la prova che siete usciti come da un sogno cattivo e di darci la prova di un amore vero (cioè disinteressato) verso Potenza.  Che ci sia un compromesso, allora,  che dia la possibilità ai molti cattolici che si impegnano (molto di più di quanto voi pensiate) nelle parrocchie, alla borghesia (ogni cambiamento ha conosciuto sempre l’apporto della borghesia) che non partecipa, e, soprattutto, a quei giovani disillusi che non frequentano la politica, di consegnare impegno, creatività e gusto di esserci in una città che non è bellissima ma dove può essere bellissimo stare.

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