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SE la pressione fiscale italiana «è vicina ormai al 46%» e il prelievo sul lavoro «è da primato con sette punti in più della media europea», nello studio redatto da Confesercenti sugli ultimi provvedimenti fiscali spicca la mazzata che la spending review comporterà sulle tasche dei calabresi. Lo sblocco anticipato dell’addizionale Irpef previsto dal decreto legge appena passato in Senato per otto regioni, fa schizzare ancora più in alto le tasse locali che già in Calabria erano ai massimi livelli nazionali. E così, ad esempio, l’addizionale regionale salirà del 2,63%, con un incremento pari al 114% di quello previsto, a parità di reddito, per i connazionali trentini, friulani, veneti, valdostani e toscani. 

In concreto, spiega Confesercenti, per chi dichiara un imponibile di 30 mila euro annui, si tratterà di sborsare per le imposte regionali 789 euro, 180 in più rispetto all’anno passato e addirittura 420 in più di quanto pagheranno i cittadini delle regioni “virtuose”. E la penalizzazione, riferisce lo studio, aumenterà in proporzione all’aumento del reddito. Ma anche in riferimento al comune di residenza. Ad allargare la forbice tra le imposte italiche c’è infatti anche l’addizionale comunale. Sommando le tasse regionali a quelle municipali, Confesercenti rileva che è Catanzaro la città italiana in cui si registra il prelievo più elevato. Dagli abitanti del caoluogo regionale in totale se ne va nelle casse degli enti locali il 3,43 % del reddito di ogni contribuente: lo 0,8% va al Comune, il 2,63% alla Regione. A Roma, per avere un termine di paragone, si preleva lo 0,9% per le imposte cittadine e il 3,23 per quelle di una regione che pure non figura nell’elenco delle “virtuose”. E infatti il confronto più doloroso è tra un catanzaresi e un fiorentino o un bolzanese, che vedono prelevare solo lo 0,2% dal Comune e l’1,23% dalla Regione: supponendo un reddito da 30 mila euro annui per tutti, il primo dovrà sborsare 1.029 euro, mentre i secondi se la caveranno con 600 euro in meno. Una differenza del 140%. «In sostanza – commenta Confesercenti – a pagare il peso degli aumenti sono soprattutto i territori più poveri, quelli contraddistinti da redditi più bassi e da condizioni sociali più pesanti, laddove le realtà del Paese più ricche sopportano un prelievo locale più contenuto e comunque sufficiente ad assicurare il funzionamento delle amministrazioni».

 

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