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ROMA – Mentre il centro-nord risale timidamente, il Sud è ancora in recessione. dal Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno emerge uno scenario disastroso: un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci piu’ morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell’ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l’80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014); l’industria continua a soffrire di piu’ (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore piu’ basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%. 

POVERTA’ PIU’ CHE RADDOPPIATA, CALABRIA ULTIMA – Nel periodo 2007-2013 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), cioè il 40% in piu’ solo nell’ultimo anno. Nel 2012 il 9,5% delle famiglie meridionali guadagna meno di mille euro al mese, più del doppio del Centro-Nord (3,8%). E la Calabria si conferma la regione più povera d’Italia con un Pil pro capite che nel 2013 si e’ fermato a 15.989 euro, meno della meta’ delle regioni piu’ benestanti come Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Lombardia. 

IL TRACOLLO DEL PIL TIRA GIU’ IL PAESE – Secondo le stime Svimez aggiornate a settembre 2014, nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell’1,9%, quale risultato del -1,4% del Centro-Nord e del -3,5% del Sud. A causare la contrazione dell’attività produttiva il calo dei consumi (stimato in -2% al Centro-Nord, che diventa -2,4% al Sud) e il crollo degli investimenti, -5,2%, a fronte di un calo nazionale del -4,6% al Centro-Nord. 

CROLLANO GLI INVESTIMENTI DELLE INDUSTRIE – Crollo epocale al Sud degli investimenti dell’industria in senso stretto, con una riduzione dal 2008 al 2013 del 53,4%, più del doppio rispetto al già pesante calo del Centro-Nord (-24,6%). Anche nel 2013 gli investimenti fissi lordi hanno segnato una caduta maggiore al Sud rispetto al Centro-Nord: -5,2% rispetto a -4,6%. Dal 2008 al 2013 in piu’ sono crollati del 33% nel Mezzogiorno e del 24,5% nel Centro-Nord.

LAVORO, SALTO INDIETRO DI 36 ANNI – Anche il lavoro al Sud è sempre più un miraggio tanto che nel 2013 il numero degli occupati nel Mezzogiorno è sceso per la prima volta nella storia sotto la soglia dei 6 milioni (-282mila posti a 5,8 milioni), il livello più basso dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche di dati. Negli anni della crisi, tra il 2008 e il 2013, delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, oltre la metà (583mila) sono residenti nel Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. Di riflesso al Centro-Nord si sono registrate il 40% delle perdite di posti di lavoro a fronte del 74% degli occupati. Il trend non migliora anche nel 2014. Nel secondo trimestre alla ripresa registrata al Centro-Nord (+76mila occupati) si contrappone un nuovo pesante passivo al Sud (-90mila occupati). L’effetto è che si allarga il divario della disoccupazione nel Paese.

SOLO UNA DONNA SU 5 HA IMPIEGO – Il peso della disoccupazione travolge in particolare le donne: al Sud, tra le giovani under 34 anni, solo una su 5 ha un lavoro. Al Centronord lavora una su tre, nel resto d’Europa la media è una su due. Non solo, ma anche la nuova occupazione che si crea per le donne perde di qualità. Secondo lo studio dello Svimez le donne che rientrano, o entrano per la prima volta, nel mercato del lavoro, vanno a ricoprire posizioni poco qualificate. Le giovani donne italiane con livelli medio-alti di istruzione, sottolinea la ricerca, “fanno fatica a trovare un`occupazione non precaria. Resta quindi nei fatti una segregazione di genere e di settore”. Indicativo anche il dato sul part-time: le donne che lo scelgono, circa il 30% del totale in Italia, non lo fa per scelta: al Sud addirittura il 75% dei part time femminili è involontario. 

DALL’UNITA’ D’ITALIA MAI COSI’ POCHI NATI – Il Mezzogiorno ha perso anche il tradizionale ruolo di bacino di crescita dell’Italia: nel 2013 al Sud i morti hanno superato i nati: un risultato negativo che si era verificato solo nel 1867 e nel 1918. Sempre nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177mila, il valore piu’ basso mai registrato dal 1861. Un pericolo, aggiunge il Rapporto, da cui il Centro-Nord finora appare immune: con i suoi 388mila nuovi nati nel 2013 pare lontano dal suo minimo storico di 288mila unita’ toccato nel 1987. Il Sud sarà quindi interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico.

CALANO MATRIMONI, AUMENTANO QUELLI MISTI – In calo nel 2012 anche i matrimoni: appena 207mila celebrazioni, di cui 84mila al Sud. I matrimoni civili al Sud sono fermi al 24,5% contro l’oltre 52% del Centro-Nord. Resiste al Sud la tendenza a contrarre matrimonio a un’eta’ media relativamente piu’ giovane rispetto al Centro-Nord, circa due anni prima: l’età media degli sposi meridionali nel 2012 è stata infatti di 32,7 anni per gli uomini e di 29,6 anni per le donne, contro i 34,7 e 31,6 del Centro-Nord. In quasi 15 matrimoni su 100 uno dei coniugi è straniero, percentuale che supera il 20% al Centro-Nord, rispetto al 7% del Sud. A dicembre 2013 i residenti stranieri nel nostro Paese sono circa 5 milioni, di cui solo 717mila al Sud e 4 milioni 200mila nel Centro-Nord.

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