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ROMA – L’ha detto l’altro ieri in tarda serata. Lo ha ripetuto ieri: non ci sarà nessun aumento dell’orario degli insegnanti nella legge di stabilità. Ma la rassicurazione del ministro Profumo non basta a sindacati e professori. I primi tengono alta la guardia, i secondi, con l’inconsueta compagnia di studenti e genitori, sono scesi in piazza ieri a Roma. Gli uni e gli altri sono pronti a dare battaglia. Il clima è incandescente. 

Per la faccenda delle 24 ore, ma non solo. La recente sortita del presidente dell’Unione delle Province italiane, Antonio Saitta, che ha minacciato di lasciare al freddo le scuole perchè le province sono senza soldi, ha aperto un altro fronte di criticità.   «Non faremo l’intervento nella legge di stabilità – ha assicurato, riferendosi all’aumento dell’orario degli insegnanti da 18 a 24 ore, il ministro da Torino – però si è aperta la discussione su questo tema e insieme alle componenti della scuola, le parti sociali e i partiti avvieremo un ragionamento di come dovrà essere la figura dell’insegnante del futuro». Profumo si è anche soffermato sulla querelle tra province e Governo annunciando che nei prossimi giorni incontrerà il presidente dell’Upi, Antonio Saitta.    Ottimista sulla vicenda «24 ore» è il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria: «oggi alle 17 si riunisce la commissione bilancio e troveremo, d’accordo con il ministero dell’Economia, la soluzione; penso che ci siano ottime possibilità che la vicenda si chiuda e si possa ritornare a parlare di scuola anche in prospettiva futura». 

Un ottimismo confortato in serata dalle parole del sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo: «Profumo ci ha presentato una copertura di tagli a carico del suo ministero che potrebbe scongiurare l’aumento delle ore dei docenti. Stiamo verificando le cifre ma già da oggi siamo in grado di approvare l’emendamento che scongiura l’aumento delle ore degli insegnanti su cui poi si dovrà tornare con più calma».   Certamente la preoccupazione nel mondo della scuola è tanta. «È come il gioco dell’oca, in realtà si gira in tondo. Da mesi era noto al ministro Profumo e al Governo – fa notare il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna – che nella spending review era prevista una riduzione di 180 milioni di euro nel bilancio dell’istruzione. Avrebbero dovuto già da allora trovare la soluzione anzichè rendersi responsabili della attuale protesta degli insegnanti per l’offesa portata alla scuola».   

«Lotteremo fino in fondo per contrastare le 24 ore e, a questo punto, lo sciopero e la manifestazione del 24 novembre saranno soltanto l’inizio di una dura battaglia» promette il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio. «Basta con i balletti. L’aumento dell’orario di lavoro per i docenti deve essere ritirato come tutti i tagli alla scuola pubblica» chiede il segretario generale della Flc-Cil, Mimmo Pantaleo. E l’Anief si appella a tutti i parlamentari affinchè si assumano le proprie responsabilità avvertendoli che «dire sì a una norma così ingiusta e incostituzionale, a fine legislatura, difficilmente potrà essere dimenticato da un milione e mezzo di elettori».

   Intanto, ieri nella Capitale migliaia di studenti e docenti (30 mila secondo gli organizzatori) sono scesi in strada per dire no al ddl 935 (ex Aprea) e all’innalzamento dell’orario degli insegnanti. 

«Monti e Profumo sarete pure illuminati ma a fare i conti sulla scuola siete somari» recitava uno dei cartelli sventolati dai manifestanti che arrivati davanti al ministero dell’Istruzione, a Trastevere, hanno invocato a gran voce le dimissioni del suo inquilino: «Profumo fuori te ne devi annà». 

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