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COSENZA – La formula più efficace per sintetizzare le sue battaglie Vandana Shiva la trova in Calabria. Bastano appena due parole, spiega con la voce carica di emozione: «Cangia capu». E sulla “cangia capu solution” ha costruito stamattina, nell’aula Magna dell’Università della Calabria, la sua applauditissima lectio magistralis da fresca laureata ad honorem in Scienze della Nutrizione. La teorica dell’ecologia sociale, che trent’anni fa ha abbandonato la fisica quantistica per dedicarsi alla difesa del pianeta e alla tutela della biodiversità, ai ragazzi e ai docenti che hanno affollato l’aula ha spiegato che la monocoltura non è solo una pratica agricola ma uno “stato” della mente. È l’omologazione dei saperi e delle tradizioni al dettato occidentale che è speculare alle produzioni intensive con cui l’agricoltura industriale ha cancellato la flora locale. «Cambiare il paradigma dalle monocolture della mente verso la biodiversità nella mente e nel mondo è diventato un imperativo per la sopravvivenza. In questa transizione – ha spiegato – le donne hanno un ruolo chiave, perché sono esperte di biodiversità, specialmente nel Terzo Mondo. Sono la fonte di conoscenze dimenticate e di cibi dimenticati. E come una fattoria basata sulla biodiversità, le donne vivono vite multifunzionali. Essere biodiversi è la nuova creatività che l’umanità deve coltivare». La diversità «produce più delle monocolture» ma le monocolture per l’industria, ha detto Vandana Shiva, sono più vantaggiose. Perché le risorse distrutte vengono sottratte al povero mentre ad ottenere benefici è chi ha il potere economico. E, «ironicamente», mentre il povero si affama, «è la fame del povero che viene usata per giustificare le strategie agricole che aumentano la fame». La laurea honoris causa a Vandana Shiva, ancora prima di premiarne le ricerche scientifiche e gli scritti sociali, ne ha premiato l’impegno umanitario. Quello della «paladina» dei diritti sociali e dell’ecologia sociale, come l’ha definita il rettore Giovanni Latorre.Thank you Vandana, grazie Vandana, ripete due volte il direttore del dipartimento di Farmacia, Scienze della salute e della Nutrizione, Sebastiano Andò, che ha chiuso con una cerimonia di laurea le celebrazioni per il ventennale della Facoltà (oggi dipartimento) di Farmacia. «Questo riconoscimento da parte nostra esprime la condivisione del tuo impegno umanitario, che vogliamo convertire – ha detto Andò, rivolgendosi all’illustre candidata – in un messaggio formativo per le nuove generazioni, perché radichino tra i loro valori il rispetto per la biodiversità come fonte di democrazia alimentare nel mondo, a cui tu hai dato volto e voce per affrancare dai bisogni esistenziali primari e dai diritti ancora negati per una paritaria tutela della salute, quella vasta umanità del pianeta ancora troppo spesso invisibile alla coscienza occidentale». Vandana Shiva ha dimostrato, ha aggiunto nella sua laudatio Giovannangelo Oriani, ordinario di Fisiologia della Nutrizione dell’Università del Molise, che per risolvere la malnutrizione «non sono sufficienti semplici linee guida per una corretta alimentazione ma è necessaria una visione più olistica dello sviluppo sostenibile». Il rapporto tra l’Unical e la sua neolaureata non si chiude qui. Vandana Shiva ha invitato il dipartimento di Farmacia ad organizzare un workshop in India, presso il proprio istituto indipendente di ricerca, per presentare il progetto di studio sulle piante medicinali, «un percorso innovativo per la ricerca farmacologica, a vantaggio soprattutto dei Paesi del Terzo Mondo». 

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