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Saranno i ragazzi di Rizziconi, con un lungo lenzuolo bianco con la scritta «05.12.2009» ad aprire la tradizionale Marcia della Pace di Capodanno organizzata dall’associazione Il Samaritano, guidata da don Pino Demasi, e che giunge quest’anno alla sua ventiduesima edizione. A concluderla sarà invece un concerto di Nino Forestieri, anche lui di Rizziconi. «Una scelta molto significativa degli organizzatori – è scritto in una nota – che hanno voluto con questo gesto dare voce ad una cittadina martoriata e ancora scossa dal barbaro assassinio del diciottenne Francesco Maria Inzitari, avvenuto, appunto, lo scorso 5 dicembre». «I giovani di Rizziconi, con la loro presenza – prosegue la nota – vogliono ancora una volta ribadire la loro volontà di voltare pagina, di passare dal desiderio del cambiamento al coraggio dell’impegno. Nino Forestieri, che nei suoi testi affronta il significato profondo del riscatto del Sud e della denuncia della tante ingiustizie che impediscono alla Calabria la crescita sociale e culturale, con l’arma della musica parlerà ancora una volta, soprattutto alle nuove generazioni, di una terra da riconquistare con la forza della libertà e dell’impegno sociale». La marcia sarà preceduta, alle 18, nel Duomo cittadino, dalla Solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal vescovo Luciano Bux. Subito dopo si snoderà la marcia per le vie principali della città e si concluderà su Viale Italia con un appello da parte dei giovani e con il concerto di Forestieri. «La Marcia, anche quest’anno – conclude la nota – intende dare voce a tutta la nostra gente che attende con ansia di liberarsi da tante schiavitù sollecitando tutti a proseguire una lotta non violenta accanto a chi, immigrato irregolare, indigente, precario, disoccupato, indifeso, muore di troppo lavoro, di poca sicurezza, di assenza di diritti, di mancanza di tutele sociali e purtroppo muore ancora di mafia. Perchè la mafia esiste. Perfida e collusa con il potere politico, rode il nostro Sud (e non solo) e conduce il gioco delle economie, tiene le redini di un territorio che tutto perde. Fuorchè la speranza».

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