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di MICHELE GALIMI*
Il brutale assassinio di Angelo Vassallo lascia increduli quanti l’hanno conosciuto e pone seri interrogativi sulla preoccupante solitudine in cui versa ogni servitore dello Stato che lavora con determinazione per la difesa del proprio territorio ed il rispetto della legalità . Angelo, che ho personalmente conosciuto nella sua qualità di membro del direttivo dell’associazione che ho l’onore di presiedere, era convinto che il riscatto economico e sociale del nostro Mezzogiorno passasse soprattutto attraverso un rinnovato orgoglio delle nostre tradizioni, della difesa del nostro ambiente e delle nostre risorse. In un mondo globalizzato l’attenzione verso le “genuinità” e le tradizioni “paesane” potevano e dovevano costituire un serio deterrente per un’attenzione diversa nei riguardi del Sud e delle sue popolazioni. La commossa partecipazione ai suoi funerali, soprattutto da parte della gente della sua Pollica, ha rappresentato l’esempio concreto di quanto Angelo avesse colpito veramente nel segno. La sua analisi, i suoi esempi ed i comportamenti coerenti avevano fatto breccia: la gente aveva capito che quella tracciata dal suo sindaco era la strada giusta per far uscire il Cilento dall’isolamento e dalla debolezza economica. Una signora di mezza età, lungo il corteo funebre, con commozione evidente mi diceva: “Angelo Vassallo era un sindaco che, forse ogni mattina, accarezzava benevolmente il suo mare”. Questa testimonianza riporta alla chiara impronta passionale di questo nostro amico scomparso il quale durante tutti i nostri appuntamenti annuali amava ripetere che l’acqua del mare della sua Acciaroli si poteva bere meglio di quella imbottigliata. Ed allora sorgono spontanee delle riflessioni: poteva un uomo così tollerare l’inquinamento del suo mare, poteva tollerare speculazioni urbanistiche di ogni genere all’interno di questo borgo incantato, poteva permettere forme di spaccio di sostanze stupefacenti che andavano a danneggiare i giovani della sua realtà? Per frenare questi pericoli Angelo ci ha rimesso la vita facendo rispettare, appunto, fino alle estreme conseguenze, ogni norma che mirasse alla crescita culturale ed economica del suo paese e della sua gente. Occorre oggi gridare con forza che, soprattutto quando i “riflettori” si spegneranno, è necessario in maniera determinata ed urgente invertire una tendenza culturale che rischia di far soccombere proprio quelli come Angelo che credono e difendono valori che forse stanno scomparendo dal panorama politico del nostro Paese. Credo che non sia più tollerabile che di fronte ad un diniego di un sindaco o di un qualunque servitore periferico dello Stato si continui a pensare che, in ogni caso, domani, la solita sanatoria, indulto, o condono, permetterà, comunque, di attuare quello che l’anello più debole della catena ha, forse il giorno prima, impedito di fare. Questa folle politica e questa logica hanno stroncato vittime illustri ieri e, come si vede, anche oggi. Per ultimo voglio fare un serio appello agli organi preposti perchè si consacri definitivamente la certezza della pena. Sono convinto che solo attraverso l’attuazione vera di quest’ultima affermazione si può scatenare una grande rivolta in tutto il nostro paese, una vera rivoluzione contro questa borghesia criminale che sta distruggendo l’ambiente, uccidendo chi gli si oppone, ed impoverendo tutta la società italiana, a partire dal Mezzogiorno. Proviamo a far marcire finalmente in galera i delinquenti, gli assassini, i mafiosi, quelli che, in definitiva, minano la nostra libertà ed offendono quotidianamente la nostra martoriata e stupenda terra.

*Presidente dell’Associazione
Nazionale Comuni dei Parchi

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