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di SARA LORUSSO L’anno appena cominciato, per la Regione Basilicata, prospetta all’orizzonte un appuntamento ormai inderogabile, la riforma complessiva della governance. Lo chiedono più fronti, lo stesso esecutivo del governatore De Filippo ne ha fatto punto di forza chiudendo l’anno con un duro dibattito sulle comunità locali tracciato in consiglio. Per poi cominciare a mettere nero su bianco, sul tanto atteso piano regionale, l’indirizzo di un’altra grande riforma lanciata da tempo, la razionalizzazione (non solo organizzativa) del settore sanitario. Che non è certo semplice questione economica.
E adesso che comincia un nuovo anno di attività amministrativa, la politica e il sindacato non rinunciano al ruolo di indirizzo e sollecitazione su temi tanto caldi. Visto l’invito «a raddoppiare ogni sforzo per raccogliere la pesante sfida che ci attende tutti, senza alcuna esclusione», che il presidente De Filippo ha affidato al messaggio di fine anno, Antonio Flovilla, coordinatore regionale della Basilicata della Rosa per l’Italia verso il Partito della Nazione, raccoglie e rilancia. «Questo deve essere l’anno della responsabilità e delle riforme sulla governance territoriale e di settore, portando a termine il percorso già tracciato in occasione della finanziaria regionale». Detto in altri termini l’aspettativa è per «meno enti e meno strutture», magari con «più provvedimenti di sviluppo ed occupazione». A patto che la “responsabilità” non generi equivoci: «Serve chiarezza di orientamento sui problemi, sui rischi reali che la situazione presenta e le strade da percorrere per avviare un processo per uscire dalla crisi, su quali riforme siano immediate».
Scendono invece più nello specifico gli uomini del Psi. Dalla sezione Pertini di Rionero in Vulture, la segretaria Angela Bagnoli, non nasconde la preoccupazione per la prospettiva presentata proprio dal piano sanitario: non mandano giù, seguendo così un’accorata levata di scudi dei giorni scorsi, «i tagli alle strutture sanitarie decise dalla giunta regionale». L’incomprensione nasce da una riduzione di risorse di 6,5 milioni di euro per una struttura come il Crob di Rionero, istituto di ricerca a carattere scientifico».
L’assessore lucano alla Sanità, Attolio Martorano, aveva spiegato, replicando in particolare ai dissensi che simili tagli avevano sollevato sul fronte dell’azienda ospedaliera del capoluogo San Carlo, che «il riparto del 2011 non fa altro che riportare la quota di finanziamento al livello del 2008», prime che i bilanci in rosso dovessero essere coperti con fondi aggiuntivi. Così, «in un clima di ristrettezze, con il fondo regionale che era e resta sottodimensionato nel suo complesso rispetto ai reali fabbisogni, tutti sono chiamati a esercitare le virtù di razionalizzazione».
Ma le preoccupazioni restano. E pure le critiche. «Dalle dichiarazioni espresse nel’ultimo consiglio regionale, basate sul rilancio degli investimenti nella ricerca – prosegue Bagnoli – ci saremmo aspettati una conseguente rivalutazione della funzione dell’unico istituto di ricerca scientifica oncologico. La ricerca, specie se qualificata e riconosciuta a livello internazionale, va sostenuta nei fatti e con gli opportuni finanziamenti». I tagli, allora, meglio dirigerli in altri settori, come «l’improponibile selva dei carrozzoni politici istituzionali, sempre salvaguardati». Nell’idea che tagliare la ricerca significhi «ipotecare il futuro della regione, sottraendone una fetta alle giovani generazioni per quel poco che è rimasto».
Ma di governance e strutture parlano anche i sindacati. E’ la Cisl a richiamare il destino dei lavoratori, spesso precari, di alcuni enti sub regionali quali l’Alsia, l’Arbea o le soppresse Comunità montane. I recenti provvedimenti regionali «hanno generato – dice il segretario lucano della Fp -Cisl, Giovanni Sarli – forti preoccupazioni tra i lavoratori, dipendenti e non, poiché non sono stati affrontati, nel dettaglio, aspetti relativi alla ricollocazione e miglior utilizzo delle risorse umane, tutte meritevoli di grande attenzione». Se da un lato la sigla riconosce che la Regione non si possa sottrarre a tagli economici «per effetto delle drastiche e penalizzanti decisioni del governo nazionale», non possono passare in secondo piano «i diritti dei lavoratori». Certo, «le riforme sono ineludibili, lo sappiamo bene, e noi vogliamo condividere il coraggio delle scelte, eliminando gli sprechi e le diseconomie». Ma cosa diversa è «ignorare il ruolo del sindacato». Riforme sì, ma con concertazione.

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