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Altri, e meglio di me, ricorderanno Aldo Masullo, avellinese, spentosi venerdì sera a Napoli. E lo faranno per il suo pensiero filosofico e il grande tributo che ha dato alla cultura europea. Io sento oggi di parlarne per ciò che di lui ho conservato nei tanti incontri che ho avuto in diverse occasioni. Penso che il significato del suo passaggio terreno possa racchiudersi in tre valori: l’essere comunista e di sinistra, il discutere con una grande umiltà e semplicità, il sapersi misurare con la complessità riportandola ad un umanesimo narrante che giungeva diritto al cuore e alla mente del dotto e dell’incolto. Aggiungerei la strenua difesa della libertà e lo schierarsi sempre dalla parte degli ultimi. Straordinaria la sua riflessione sul potere e il governo e la convinta difesa della Costituzione. “L’architettura costituzionale – scriveva Masullo – nella sua parte fondativa si conserva, pur non senza pericoli in vista. La pratica di governo, invece, cioè gli usi del governare o, in una sola parola ricalcata sull’inglese, la governanza, non da ora, ma da molto tempo, sono «deviati»”. Si coglie in questo passaggio la sua preoccupazione per la precarietà istituzionale e il giudizio abbastanza netto sull’impotenza di rimettere sui giusti binari l’attuale approssimazione dei governanti il cui ruolo indebolisce la Democrazia. Perché secondo questo grande vecchio che si è sempre battuto per la libertà degli altri, talvolta rinunciando alla propria, la democrazia si svuota e fallisce quando “il potere usurpa pertinenze della sovranità, e l’originario sovrano, il popolo, ne resta spogliato”. Fu in una sera d’inverno, se non ricordo male a Sperone, che gli chiesi che cosa rappresentasse per lui essere nato ad Avellino. Gli sorrisero gli occhi e pensando alla risposta da darmi, disse: “Venire in Irpinia è sempre un’occasione di libertà, poiché incontro allievi, colleghi, e ho la possibilità di conversare con loro. Ogni volta che mi confronto con i giovani, posso toccare con mano la loro fame di vita, di movimento, di scuotere quello che è l’assetto abbastanza stabile della provincia. E’ questa una città (Avellino) che ha sempre conosciuto fermenti importanti, fin dal Risorgimento, a partire da De Sanctis.
Una città che ha sempre conosciuto vertici, ma sono stati vertici solitari come sono gli alberi dei boschi irpini, che amo molto”.
Addio, Maestro di vita e di pensiero.

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