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AVELLINO- E’ una ripartenza nel segno della speranza, quella degli esercenti di attività ristoratrive e da bar della città di Avellino che hanno deciso di sperimentare le consegne a domicilio, pur rispettando determinate fasce orarie. Le regole sono quelle sancite dal Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca che, a partire dalla giornata di ieri, ha stabilito la consegne a domicilio, dalle 7 alle 14 per bar, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie, gastronomie, e similari, e dalle 16 alle 23 per ristoranti e pizzerie, e pub. Pochi ordini nel primo giorno, come raccontano gli esercenti che hanno deciso di accettare la sfida, ma che comunque rappresentano il primo passo per abituare gli stessi fruitori al nuovo modo di vivere imposto dagli effetti del covid19. Alcuni utenti lamentano anche la continua indisponibilità del sistema on line di prenotazione sulla piattaforma “Alfonsino”. “Abbiamo effettuato tutte le sanificazioni ed igienizzazioni dei locali previste dalla legge ed il nostro personale dopo essersi sottoposto a tutte le visite mediche è tornato a lavoro- racconta Giuseppe Maglione della pizzeria “Daniele Gourmet”- piano piano ce la faremo”. C’è anche chi come la pizzeria Madison cerca di andare incontro alla clientela, con l’offerta di una pepsi o una birra su un ordine minimo di tre pizze. Pronto anche Fiorenzo Imbimbo con il “Villaggio dei Golosi”: “Provare a ripartire è un dovere. Consegniamo non solo pizze, ma anche primi cotti a legna o secondi alla brace. La consegna è prevista al vostro portone non al piano, per motivi di sicurezza, e confidiamo anche nei nostri clienti affinché questo esperimento sia utile per tutti noi”. E’ nettamente inferiore, invece, la percentuale dei bar che ha optato per la riapertura con la formula del delivery, posto che la consegna a domicilio viene spesso condizionata al valore della spesa, che deve essere almeno di cinque euro per coprire i costi. A restare chiusi non sono solo i piccoli bar, ma anche quelli mediograndi, perchè per tutti il problema è lo stesso: anche vendendo qualche centinaio di caffè e cornetti, non si arriverebbe a coprire neanche una minima percentuale dei costi, ovviamente anche quelli relativi al personale. «Aprire è antieconomico e per noi la situazione è già drammatica” dicono quasi tutti i titolari di bar. Quei pochi bar aperti, come “La Piazzetta” a via Capozzi o Dulcis in forno di Corso Vittorio Emanuele , dicono di voler almeno dare un segnale di esserci, pur con tanti dubbi ed incertezze sul futuro. Ancora più drammatica la situazione di parrucchieri ed estetiste che, secondo il nuovo decreto governativo, potranno riaprire solo il 1 giugno, nelle more degli effetti della prima fase di sperimentazione per le altre attività commerciali che ripartono, come i negozi di abbigliamento il 18 maggio. Dissenso ed amarezza nelle parole dei diretti interessati che, tra l’altro, nell’ultima settimana avevano già provveduto anche a sanificare i locali e rivoluzionare gli ambienti al fine di garantire le giuste misure di sicurezza tra un cliente e l’altro. “Ci facciano lavorare, noi chiaramente forniamo le dovute garanzie. Altrimenti rischiamo di non riaprire mai più per la crisi economica che stiamo vivendo”, il grido di allarme dalla città di Avellino, mentre alcuni colleghi di Padova si sono incatenati in segno di protesta contro le misure anti-contagio che – anche nell’ultimo Dpcm – impediscono la riapertura di queste attività commerciali. Un aspetto sottolineato dal capogruppo regionale campano di Forza Italia Armando Cesaro: “De Luca consenta la riapertura ai parrucchieri, barbieri e centro estetici. Pretenda giustamente le dovute garanzie ma l’autorizzi al più presto. Parliamo di cittadini e famiglie allo stremo – spiega l’esponente di Forza Italia – e non possiamo pensare che possano farcela ad arrivare al primo giugno con 600 euro di bonus. Impossibile. Anche se a regime ridotto, la loro è un’attività che nella maggior parte dei casi può essere svolta garantendo la necessaria sicurezza sanitaria attraverso la rigorosa applicazione del distanziamento sociale, adeguando le presenze in base alla capienza dei locali, osservando l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione e quant’altro”.

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