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di PIETRO SCOGNAMIGLIO

QUANDO la Roma di Rosella Sensi nel 2009 ha inserito in società Gianpaolo Montali lo investì del ruolo di “coordinatore e ottimizzatore delle risorse umane dell’area sportiva”. Spesso per ironia – ma anche per semplificare – l’ex allenatore della nazionale italiana di volley venne definito dai media, semplicemente, “l’ottimizzatore”. Chissà se è stato questo il modello che ha ispirato Pasquale Arleo nel buttarsi in una nuova avventura. In un ambito, almeno fino a qualche settimana fa, assai lontano dal suo territorio di riferimento. Il calcio sta alla pallacanestro femminile, per usare un ritornello caro all’etere romano ostile a Montali nell’era giallorossa, “come Monterotondo Scalo a New York”. Ma tant’è. Pasquale Arleo sarà il nuovo team manager della Basilia Potenza, che sabato a Portici inizia la sua avventura in serie B Nazionale. Lui, l’allenatore che ha portato il Potenza Sport Club in C1 e poi ha vissuto suo malgrado da protagonista alcuni tra i passaggi più controversi della storia sportiva cittadina (vedi Potenza-Salernitana), si è dato al basket. L’idea è stata di Marina Pecoriello, presidente della Basilia, che l’ha corteggiato per un anno con l’idea di creare una polisportiva. Arleo ha accettato l’incarico di coordinatore di una scuola calcio (“metterò la tuta e scenderò in campo con i bambini”, ci ha dichiarato di recente), per poi trovarsi coinvolto anche nel ramo principe dell’attività della Basilia: la pallacanestro femminile.

Mister, non corre il rischio di sentirsi fuori luogo?
Sono da una vita uomo di sport, avevo bisogno di trovare stimoli. Ci ho pensato parecchio prima di accettare. Ce la metterò tutta per essere all’altezza del mio compito.
Ecco. Il suo compito esattamente quale sarà?
Coordinerò le risorse tecniche già presenti, che sono di prima qualità con l’allenatore Michele Paternoster e il preparatore atletico Franco De Grazia. Darò una mano al coach nella gestione del gruppo per fare il salto di qualità.
Non c’è il rischio di una sovrapposizione di competenze?
Abbiamo chiarito ogni aspetto, il nostro lavoro sarà complementare. Sarò presente in panchina ma senza mai entrare in questioni tecniche. Mi ripropongo di essere presente sempre, sia in casa che in trasferta.
Col basket come sta messo? Sta prendendo ripetizioni?
Non proprio. E’ uno sport che ho sempre seguito da appassionato, pur non dedicandogli tanto tempo essendo impegnato su altri fronti. Sono un insegnante di educazione fisica quindi l’infarinatura di base ce l’ho su tutte le discipline. Cercherò di portare a queste ragazze una mentalità diversa negli allenamenti, dovranno essere più concentrate e attente ai particolari. Ho visto grandi margini di miglioramento.
Non teme l’impatto con uno spogliatoio tutto al femminile? Non sarà mica come avere a che fare con Nolè e Lolaico.
Insegno in una scuola frequentata al novanta per cento da donne (l’istituto Magistrale, ndr), le dinamiche un po’ le conosco. L’analogia è anche data dall’età media giovanissima del gruppo. Al mio primo discorso alla squadra una giocatrice mi ha detto: «Hai accettato una sfida impossibile». Le ho dato ragione, ma le sfide impossibili a me piacciono. Altrimenti non avrei portato il Potenza in C1 né salvato miracolosamente il Pisticci nella mia ultima esperienza in panchina.
Dove può arrivare questa Basilia?
I giudizi tecnici li lascio agli addetti ai lavori, non conosco bene il campionato. Con una squadra giovane c’è da mettere in conto che certe partite si possono anche perdere, ma l’importante sarà l’atteggiamento. Ci tengo particolarmente, come al mio solito, a vincerle tutte almeno in casa.
Qualcuno già mormora, tra i suoi detrattori. Guarda che fine ha fatto Arleo…
Auguro loro di fare la stessa fine mia, ne sono orgoglioso. Ho scelto di rimanere nel calcio solo per i bambini, il resto di quel mondo mi ha nauseato. Sono qui in una società sana, dove si coglie ancora il senso vero dello sport, senza troppi interessi economici. Vado avanti a testa alta, come sempre.

I PRECEDENTI: DAL VOLLEY AL CALCIO
Il pioniere è stato Julio Velasco, l’allenatore argentino, argento olimpico e due volte campione del mondo con gli azzurri. La Lazio di Cragnotti lo scelse come direttore generale nel 1998. L’allenatore era Eriksson. “Quando sono arrivato la società era fortissima dal punto di vista economico, c’erano grandi giocatori – ha dichiarato in una recente intervista – ma pur con tanti soldi investiti si era vinto poco, solo una Coppa Italia. Per questo ho deciso per prima cosa di spazzare via ogni alibi. Abbiamo costruito una palestra modernissima, abbiamo messo i giocatori nelle condizioni di pensare solo a vincere, senza scuse come l’ambiente, le pressioni dei giornalisti o dei tifosi”. E’ andata bene, in quell’anno arrivò il successo in Coppa delle Coppe. Poi è passato con minori fortune all’Inter, nel 2000, da coordinatore dell’area medico-fisica. L’avventura di Gianpaolo Montali alla Roma è invece durata due stagioni. L’ex ct in precedenza è stato anche nel Cda della Juventus e adesso viene dato vicino all’Inter, con un ruolo tutto da decifrare.

ARLEO STORY: GIOIE E DOLORI
Il suo vanto: “ho vinto tre campionati nella mia città”. Tutto vero. Due volte l’Eccellenza: nel 1994 con l’Invicta, poi con l’Asc nel 2001. Nel Potenza Sc di Postiglione Arleo ha raggiunto la vetta più alta della sua carriera: inizia la stagione 2006-‘07 come dirigente, in panchina c’è Dellisanti. Ma gli subentra a metà stagione, centrando il trionfo nella finale play-off di Benevento. Nella stagione successiva, la prima in C1, Arleo si dimette il 20 aprile 2008, il giorno del famigerato Potenza-Salernitana. Per l’opinione pubblica nazionale è l’eroe buono di una giornata triste: con il suo rifiuto di andare in panchina ha denunciato la combine poi sanzionata dalla giustizia sportiva. Torna però inaspettatamente sulla panchina rossoblu nella stagione successiva, salendo in corsa. Ma l’ avventura si interrompe a poche giornate dalla fine, dopo trasferta di Foligno, ancora per contrasti con la società. L’ultima esperienza in panchina è nella serie D 2009-‘10: sale in corsa alla guida del Pisticci e lo salva ai play-out, vincendo in trasferta a Bitonto la sfida decisiva.

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